Ucraina un anno dopo: per l’Europa è finita la crisi energetica?

Un'analisi di Schroder: nonostante l'allarme stia rientrando, non si può ancora dire che siamo fuori dai pericoli

Economia

L'Europa è uscita dalla crisi energetica? Non esattamente

A cura di Azad Zangana, Senior European Economist e Mark Lacey, Head of Global Resource Equities, Schroders

Torniamo indietro di un anno, quando l’invasione dell'Ucraina da parte della Russia, oltre alle devastanti conseguenze sul fronte umano, ha innescato la crisi energetica in Europa. Dal punto di vista dei mercati finanziari, la crisi è stata avvertita soprattutto in seguito all’impennata dei prezzi dell’energia, quando i Paesi occidentali hanno imposto sanzioni sul petrolio russo e la Russia ha successivamente interrotto le forniture di gas naturale. La mancanza di accesso al gas russo ha costretto l’Europa, in particolare Germania, Austria, Paesi Bassi e Italia, a cercare altre fonti di energia, operazione che si è rivelata costosa. I prezzi del gas naturale hanno subito un’impennata, soprattutto a settembre 2022, per i timori degli investitori su potenziali carenze di gas e  interruzioni di energia elettrica nell’inverno successivo. Tuttavia, da allora il prezzo del gas naturale in Europa è sceso bruscamente. 

Il clima più mite, la riduzione della domanda e l’acquisto di gas da altre fonti, spesso importazioni di gas naturale liquefatto (GNL), hanno fatto sì che l’Europa evitasse black out e portasse lo stoccaggio di gas a livelli soddisfacenti. A gennaio 2023, i livelli di riempimento degli stoccaggi erano intorno all’80% in tutta Europa. Ciò è in linea con le norme dell’UE, che per questo inverno richiedono un livello minimo di stoccaggio dell’80%. Il forte aumento del prezzo del gas ha avuto un impatto significativo sull’economia europea, portando l'inflazione a livelli a due cifre. Con il calo dei prezzi del gas, la pressione inflazionistica dovrebbe attenuarsi, anche se altre componenti, come i prezzi dei generi alimentari, continuano a crescere. 

Azad Zangana, Senior European Economist di Schroders, ha commentato: “Il prezzo del gas naturale in Europa ha contribuito in larga misura all’aumento dei tassi di inflazione nell’ultimo anno. Nell’ultima riunione della Banca Centrale Europea (BCE), i policymaker hanno notato che il significativo calo dei prezzi dalla fine del 2022 sarà un fattore molto utile per ridurre i tassi di inflazione nel corso dell’anno. La BCE ha già segnalato che aumenterà nuovamente i tassi a marzo di altri 50 punti base. Tuttavia, ha dichiarato che a partire da marzo ‘...valuterà il successivo percorso della sua politica monetaria', creando potenzialmente l’opportunità di una pausa nell’aumento dei tassi. La nostra aspettativa è che i tassi di interesse vengano mantenuti fermi da quel momento in poi.  

Quindi, le interruzioni di corrente sono state evitate, i livelli di stoccaggio del gas sono stati reintegrati e i prezzi dell’energia stanno scendendo, il che riduce la necessità di aumentare ulteriormente i tassi di interesse. È la fine della crisi energetica dell’Europa? Purtroppo non è così semplice. L’anno scorso l’Europa poteva ancora contare sulla fornitura di gas russo per alcuni mesi all’inizio dell’anno; ora non è più così. Inoltre, una parte della riduzione della domanda di energia era dovuta al clima mite dell’inverno e non c’è garanzia che si ripeta nel prossimo inverno”.

Mark Lacey, Head of Global Resource Equities, ha commentato: “L’Europa ha soddisfatto gran parte del suo fabbisogno di energia non russa acquistando carichi di GNL. Ciò ha un costo, dato che anche altri Paesi stanno cercando di acquistare GNL extra, in parte perché è meno inquinante di alternative come il carbone.  Inoltre, il 2022 ha visto una domanda limitata di GNL da parte della Cina, dato che l’attività economica è stata limitata dai lockdown dovuti al Covid. La ripresa economica della Cina comporterà una maggiore domanda per la limitata offerta di GNL disponibile, con conseguente aumento dei prezzi. Le nuove forniture di GNL stanno entrando a regime, ma non saranno pronte prima di qualche anno. L’offerta potrà soddisfare la crescita della domanda solo a partire dal 2025. Le nostre conversazioni con le aziende energetiche indicano che, a meno che i prezzi elevati non aiutino a contenere la domanda, i prossimi 18-24 mesi saranno molto impegnativi sia per l’Europa sia per l’Asia. Il mercato del GNL non può continuare a crescere se il mondo vuole rispettare i suoi impegni climatici per il Net Zero. Si sta investendo di più nelle energie rinnovabili. Questa è chiaramente la soluzione a lungo termine, ma non è una soluzione rapida. Pensiamo che l’Europa non sia ancora fuori dal tunnel per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico”.  
 

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