Ue, follia anti-italica: dal cibo sintetico ai carburanti, tutti gli sgarbi

Lo stop al cibo sintetico deciso dal Governo salva 580 miliardi di euro di valore della filiera agroalimentare nazionale

Di Massimo Falcioni
Economia

Dai carburanti al cibo sintetico: tutte le crociate dell'Ue contro l'Italia

Si allunga l’elenco dei colpi bassi e dei tiri mancini della Ue, alcune vere e proprie follie, a danno dell’Italia. Nel mirino, innanzi tutto, c’è l’agro-alimentare. Dall’arrivo delle prime richieste di autorizzazione alla messa in commercio di carne, pesce e latte sintetici alle etichette allarmistiche sul vino, dal semaforo ingannevole del Nutriscore che ferma le eccellenze Made in Italy all’alt alla produzione di carne, salumi e vino alla difesa del Prosek croato, imitazione del Prosecco il vino più venduto al mondo, la Ue prosegue a testa bassa nella sua inconsulta azione, una minaccia letale per l’agricoltura italiana asse portante dell’economia e dell’immagine “tricolore”, per la salute dei consumatori e la biodiversità del pianeta contro la quale sono state già raccolte quasi 500 mila firme nella mobilitazione della Coldiretti per promuovere la legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione in Italia del cibo sintetico

Cibo sintetico bocciato dall’84% degli italiani e, per ora, messo fuorilegge tra i confini nazionali dal ddl del Governo Meloni approvato  dal Consiglio dei Ministri“ con procedura d’urgenza” lo scorso 29 marzo, con multe fino a 60.000 euro per i trasgressori. Spiega una nota di Palazzo Chigi: “Lo stop al cibo sintetico deciso dal Governo salva 580 miliardi di euro di valore della filiera agroalimentare nazionale, il cibo è diventata la prima ricchezza dell’Italia nonostante le difficoltà legate alla pandemia e alla crisi scatenata dalla guerra in Ucraina”. Passiamo allo stop ai motori termici, benzina e diesel, confermato il 28 marzo scorso a Bruxelles e reso operativo dalla Ue dal 2035. Una decisione totalmente minoritaria a livello mondiale, una punizione per l’Italia e il Made in Italy che ha nel settore dell’automotive (auto, camion, moto, scooter) uno dei suoi storici punti di forza. Fra 12 anni potranno circolare in Europa solamente mezzi con motori elettrici. Resta l’alternativa dei carburanti sintetici, peraltro oggi poco disponibili e molto costosi per l’utente. Scelta fatta in nome del rispetto dell’ambiente e della salvezza del pianeta ma fuori dalla realtà, anti ecologica e anti economica. Ci sono dati che dimostrano cosa significa, sul piano umano economico politico e soprattutto sull’ambiente, estrarre e rendere operativi le quantità enormi di minerali necessari (rame, nichel, cadmio e tanti altri minerali rari e costosi) per le batterie elettriche. Gli obiettivi stabiliti dalla Ue, oltre che dannosi, sono realisticamente impossibili da raggiungere. 

L’Italia voleva anche i biocarburanti tra i combustibili utilizzabili dai motori termici dopo il 2035. Fiduciosa di portare a buon fine la trattativa delle ultime settimane certa che le proprie buone ragioni di evitare questa conclusione venissero accolte si è vista, alla fine, chiudere la porta in faccia. Così, insoddisfatte dal testo finale, il voto conclusivo ha visto l’astensione di Italia, Bulgaria e Romania con l’unico voto contrario della Polonia. La Germania, che si era dimostrata molto scettica e anzi aveva di fatto trovato l’alleanza con l’Italia, alla fine ha votato a favore dopo aver raggiunto nell’ultimo week-end, in zona Cesarini, un’intesa con la Commissione europea per l’utilizzo futuro degli e-fuels. In sintesi il Consiglio dell’Ue ha messo al bando solo parzialmente i motori termici: via i carburanti fossili per spingere sulle auto elettriche, a idrogeno e a e-fuels. Disco rosso ai biocarburanti, bocciando definitivamente la proposta dell’Italia che fino all’ultimo ha rilanciato le proprie ragioni sintetizzate dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Picchetto Fratin: “Se parliamo di decarbonizzazione, gli e-fuels ci saranno tra dieci anni, mentre noi abbiamo i biocarburanti, che ci sono subito. E’ il caso di fare un ragionamento complessivo su quanto emettono e quanto hanno assorbito nella fase precedente, visto che usano vegetali”. 

Parole al vento, alla fine. Chi ha ottenuto quel che voleva è stato il governo di Berlino: una deroga ad hoc per la circolazione anche dopo il 2035 di veicoli con motori termici alimentati con carburanti sintetici, cioè in grado di garantire la neutralità climatica. Gli e-fuels sono ritenuti fra le alternative ai combustibili fossili tradizionali per l’emissione di gas inquinanti e ad effetto serra molto ridotta rispetto ai derivati del petrolio. Anche qui c’è però l’altra faccia della medaglia: per produrre carburanti sintetici serve l’elettricità che non piove dal cielo. Gli e-fuels sono inefficienti come impatto ambientale se manca una rete infrastrutturale che li produce. Allo stato attuale con costi elevati, comunque oggi non vantaggiosi che ricadranno infine sul prezzo che dovranno pagare gli utenti delle auto alimentate con e-fuels. Tradotto, ciò significa che gli e-fuels verranno usati tutt’al più dagli utenti di auto di lusso come Porsche e Ferrari e poche altre super car. Una sberla, quella degli e-fuels, per l’industria dell’auto Made in Italy, settore che rappresenta il 13% del pil occupando oltre 300 mila persone. Ultima “perla”, in ordine di tempo, è il recente voto del Parlamento europeo a favore della registrazione dei figli di gay. 

Ancor più grave per i parlamentari europei italiani extra centrodestra che si sono accodati ai loro colleghi degli altri Paesi forse scordandosi che per il nostro ordinamento giuridico un bambino può avere come genitori solo un padre e una madre: è legge dello Stato. Sulla questione “famiglia”, in Europa, ogni Stato membro è sovrano. Di fatto, per la maggioranza Ue smemorata Lgbt è una casta intoccabile. Il governo italiano aveva detto “No” alla registrazione dei certificati di nascita di provenienza straniera di figli di coppie gay e il Parlamento europeo ha bocciato questo provvedimento. In plenaria il Parlamento ha infatti approvato, con una maggioranza schiacciante, un emendamento proposto da Renew Europe in cui si «condanna le istruzioni impartite dal governo italiano al Comune di Milano di non registrare più i figli di coppie omogenitoriali». Il testo prosegue dichiarando che il Parlamento «ritiene che questa decisione porterà inevitabilmente alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli; ritiene che tale azione costituisca una violazione diretta dei diritti dei minori, quali elencati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989; esprime preoccupazione per il fatto che tale decisione si iscrive in un più ampio attacco contro la comunità Lgbtqi+ in Italia; invita il Governo italiano a revocare immediatamente la sua decisione». 

I parlamentari europei che hanno votato a favore forse si sono scordati che per il nostro ordinamento giuridico un bambino può avere come genitori solo un padre e una madre. Questa è legge dello Stato, legge poi non cambiata, quando era al governo, nemmeno da quella sinistra che l’altro giorno ha votato a favore dell’emendamento di Renew Europe. Altra dimenticanza è il fatto che nella materia “famiglia” ogni Stato membro è sovrano, una sovranità ancora una volta calpestata dell’Europa. È chi dice di revocare la decisione del governo italiano ad essere fuori legge, non il premier Meloni. Insomma, la conclusione è una sola: chi contesta un qualsiasi tema  (ambiente, immigrazione, omosessualità, aborto, eutanasia, elettrico, religione ecc.) ritenuto intoccabile dal “politicamente corretto”  della Ue o prova a difendere gli interessi nazionali e il buon senso viene bocciato e messo alla gogna anche se agisce nel rispetto delle leggi del proprio Paese, nel rispetto della storia e dell’intelligenza umana. Cosa c’è dietro? Ideologie e visioni culturali e politiche diverse dei parlamentari di Bruxelles o altro? Come dice l’antico adagio: a pensare male si fa peccato, ma spesso ci s’azzecca.  

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