UK, l’aumento di gas ed elettricità: il ”cigno nero” del governo Johnson
Trend rialzista dei prezzi e mancanza di camionisti e immigrati comunitari
Boris Johnson a Downing Street ha dovuto lottare contro il Covid-19 in prima persona e poi contro la pandemia e il dopo Brexit. Adesso che la pandemia comincia ad allentare i suoi effetti è nata improvvisa ma pesante una crisi dell'approvvigionamento energetico globale che, non soltanto ha fatto aumentare le bollette di gas e luce, ma sta minacciando due dei principali impianti di fertilizzanti nel Regno Unito, il Billingham e l'Ince. Entrambi hanno sospeso la produzione a causa del forte aumento del prezzo del gas all’ingrosso.
I due stabilimenti, da un milione di tonnellate all'anno di fertilizzanti, producono anche il 60% dell'anidride carbonica consumata dal Regno Unito. Questo stop ha portato il ministro del Commercio britannico, Kwasi Kwarteng, ha riunire l'"unità di resistenza energetica" per attivare in emergenza i rappresentanti dell'industria energetica e alimentare del Paese.
L'anidride carbonica è indispensabile per molti utilizzi: per addormentare gli animali nei macelli (carne bovina, suina e pollame) , per la lavorazione di alcuni prodotti da forno, per bevande gassate o birra, per fare il ghiaccio o per prolungare la conservazione di molti cibi confezionati.
L’improvviso ed enorme aumento del gas è diventato il “cigno nero”, l'evento altamente improbabile, ma che, se accade, altera le previsioni. La previsione di Johnson raccontava che il il Regno Unito, con la Brexit, sarebbe cresciuto come protagonista nel commercio internazionale e sarebbe uscito dopo il Covid-19 più forte di prima. Neppure il più catastrofista tra i britannici avrebbe immaginato lo scenario odierno. Scaffali di supermercati vuoti per mancanza di camionisti, almeno 100.000 necessari per superare l’empasse, e le industrie agricole, zootecniche o di trasformazione alimentare senza mano d'opera.
La nuova legge sull'immigrazione limita infatti l'arrivo degli immigrati comunitari. Buona parte del milione e mezzo di persone, tornate nei loro paesi durante la pandemia sono rimaste lì, sia a causa della scarsa attrattività del mercato britannico, sia perché era difficile regolarizzare la loro situazione. La chiusura degli impianti di fertilizzazione avrà ripercussioni anche sul settore agricolo, a causa del prevedibile aumento dei prezzi e dell'ulteriore difficoltà di approvvigionamento.
"Stiamo monitorando da vicino la situazione e manteniamo contatti regolari con le organizzazioni dell'industria alimentare e agricola, per aiutarle a gestire i problemi attuali", ha affermato un portavoce del governo britannico. Il Governo però non vuole cambiare politica sui visti di lavoro, cosa che servirebbe in parte ad alleviare l'attuale tensione.
Nonostante che i consumatori britannici siano ancora relativamente protetti da un picco globale dei prezzi dell'energia dal 1° ottobre avranno un tetto massimo di 1.495 euro all'anno, ovvero circa 124 euro al mese. Un aumento del 12% rispetto al dato precedente, ma il problema è che la prossima revisione sarà molto più alta in percentuale. E il peggio, per i britannici, deve ancora venire.