Unicredit-Banco Bpm, ecco perché ormai le banche sono obbligate a mettere insieme le forze

L’operazione di Ops riaprirebbe il risiko bancario nazionale e non solo...

di Simone Rosti

ANDREA ORCEL

Economia

Quel gran genio di Orcel e l’operazione su Banco Bpm, perché ormai le banche sono obbligate a mettere insieme le forze

Qualche anno fa dalle colonne di Affaritaliani sottolineammo la grande opportunità che Unicredit avrebbe avuto con un rivoluzionario come Andrea Orcel alla guida. Non siamo stati smentiti, anzi.

Era il 2021, il titolo Unicredit quotava intorno agli 8€, oggi viaggia fra i 38 e 40€. Le chiacchiere stanno a zero, Orcel ha vinto la sfida della redditività e della valorizzazione di tutti gli asset su cui ha puntato, spingendo molto sulla componente investment.

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Se l’offerta pubblica di scambio volontario su Banco Bpm andrà in porto, Orcel vuole tornare a correre anche sul segmento più tradizionale, se a questo si affianca l’operazione su Commerbank ecco allora che il puzzle diventa chiarissimo. Fare di Unicredit un leader sempre più forte in Europa e in Italia senza mai rinunciare alla redditività.

Non a caso l’operazione segue quella di Bpm su Anima, quindi Orcel si prenderebbe una banca che punterà molto sulla gestione del risparmio, unica strada per mantenere i maggiori livelli di redditività anche in uno scenario di tassi calanti. Il risultato della possibile aggregazione sarebbe la nascita della terza banca d’Europa, mentre in Italia raddoppierebbe la sua quota di mercato nell’area più ricca del paese.

L’operazione di Unicredit riaprirebbe il risiko bancario nazionale e non solo. Siamo di fronte a un’industria del credito in profonda rivoluzione, dalla digitalizzazione all’intelligenza artificiale le banche dovranno cambiare pelle velocemente se non vorranno diventare marginali. I campioni nazionali del credito sono ormai operatori europei, senza considerare le banche territoriali restano le eccezioni di banche come Bper e Mps che a questo punto potrebbero accelerare un’aggregazione fra di loro.

Per far fronte agli enormi investimenti di modernizzazione servono dimensioni adeguate e le fusioni sono una strada obbligata. È finito il periodo delle aggregazioni emergenziali, ora si parla di efficienze operative, sviluppo, strategie, investimenti, e solo fra operatori sani sono possibili operazioni di fusione con queste prospettive. La gestione tradizionale del credito sarà sempre più affiancata alle componenti insurance e di gestione del risparmio.

Orgogliosi di un manager come Orcel che dopo anni di esperienze all’estero si è messo al servizio di una grande banca nazionale che guarda al mondo. Evitiamo per favore letture miopi e di corto respiro che registriamo dalle parole di Giorgetti e soprattutto del suo leader Salvini, il quale ha subito espresso dubbi sull’operazione parlando a sproposito di “italianità” e ignorando le più banali regole di mercato (Unicredit e Banco Bpm sono società quotate! Consob dove sei?)

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