Unicredit, con Orcel sempre più digitale: struttura snella per mosse rapide
Andrea Orcel si sta muovendo su due filoni: creare una squadra più snella, per poi lanciare l’assalto al mercato alla ricerca di una possibile preda
Se il Coronavirus ha lasciato una lezione positiva, questa non può che essere che non è necessario sempre e comunque lavorare in presenza. Il digitale ha permesso di reggere l’urto di una crisi che altrimenti avrebbe spazzato via l’intera economia mondiale. E dunque, mentre un briciolo (speriamo definitivo) di normalità si riaffaccia nelle nostre vite, continuiamo a pensare a un “prima” e a un “dopo” che coinvolge tante attività. È il caso del sistema bancario: chi, dopo la pandemia, continuerà a svolgere le operazioni non necessarie dalla filiale?
Così tutti gli istituti di credito hanno dovuto dare una spinta notevole sul tema della digitalizzazione, per offrire app efficaci e servizi funzionali anche da remoto. E qui il discorso si fa un pelo più complicato: ci sono le challenger bank che, come dice il nome, si pongono come sfidanti del sistema creditizio tradizionale, che offrono condizioni vantaggiose e sono soprattutto native digitali, cioè hanno da subito avuto la pelle tecnologica.
Poi ci sono quelle banche che hanno deciso di lanciare dei prodotti alternativi e complementari: Ubi, Banco Bpm, Mps e Unicredit, tanto per non fare nomi, hanno lanciato degli spin-off che rispondono – rispettivamente – al nome di IwBank, Webank, Widiba e Buddybank.
Andrea Orcel, appena insediatosi ai piani nobili di Piazza Gae Aulenti, ha fatto capire chiaramente di voler puntare con ulteriore decisione sulla digitalizzazione dell’offerta bancaria. Perché se il piano al 2023, ancora a firma Mustier, prevedeva circa 5.200 esuberi e 450 filiali dismesse, è naturale che l’istituto di credito voglia offrire servizi ancora migliori dal punto di vista digitale, che hanno il vantaggio di avere un costo di gestione decisamente più basso rispetto a quello delle sedi tradizionali.
Il mese scorso, Orcel ha rivoluzionato le funzioni apicali, costituendo il Gec (Group Executive Commitee) composto da 15 membri contro i 27 del precedente comitato. E ha apportato questa cura dimagrante tagliando le funzioni “doppie” come i co-head. Ma la sfida non si arresta: è stata nominata Jingle Pang come Group digital and information officer.
Non è una mossa di poco conto, visto che una figura così non si era mai vista in Unicredit. La prima operazione che dimostra l’accelerazione sul digitale è la partnership proprio tra BuddyBank e Moneyfarm per permettere di fare investimenti tramite smartphone.
In generale, dunque, Orcel si muove lungo due filoni: da una parte creare una squadra più snella, più agile e in cui spiccano suoi fedelissimi. L’ultima acquisizione è quella di Giacomo Marino, già dg di Cariverona e nella squadra del ceo di Unicredit al tempo di Ubs. Dall’altra, una volta creata una prima linea efficace e coesa, lanciare l’assalto al mercato alla ricerca di una possibile preda.
Se di Mps e del Banco si è già detto a più riprese, è bene notare che in quest’ottica di rinnovamento anche tecnologico entrambi gli istituti dispongono di due strutture online che funzionano bene e che figurano tra le più apprezzate secondo un recente sondaggio realizzato da Statista e Forbes.
Che cosa manca a Orcel? Forse, l’unica figura che ancora non c’è nel nuovo organigramma di Unicredit è un vice. Alessandro Profumo aveva un pezzo da 90 come Roberto Nicastro, per esempio. Per il momento, secondo quanto risulta ad affaritaliani.it, non sembra esserci un interesse spasmodico nel trovare un deputy ceo. Ma d’altronde di Cristiano Ronaldo, anche nella finanza, ce n’è solo uno.