Unicredit-Generali solo una suggestione: lo scenario

Torna possibile la clamorosa operazione già immaginata nel 2021, arrivano però voci da Piazza Gae Aulenti che bollano questi rumor come fantasie

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Andrea Orcel
Economia

Rispunta l'ipotesi matrimonio UniCredit e Generali attraverso Mediobanca, faro della Consob

Potrebbe riproporsi sullo scacchiere bancario italiano un'operazione "clamorosa", un "intrigo di un risiko difficile ma non impossibile". Si tratta del matrimonio tra UniCredit e Generali attraverso Mediobanca. Uno scenario che viene ipotizzato dal 'Foglio', in un lungo articolo che ripercorre le tappe di una fusione che già negli anni passati si era presentata al mondo della finanza italiano, ma che era poi finita in un nulla di fatto. 

Ma adesso, ricorda il quotidiano, c'è "la novità delle ultime settimane": il mondo della finanza lombarda "attende il dossier annunciato che una grande banca d’affari internazionale farà arrivare sulle scrivanie più importanti d’Italia: uno studio di fattibilità relativo a un’operazione clamorosa di cui si discute da anni e che potenzialmente potrebbe coinvolgere due giganti italiani: Unicredit (52 miliardi di euro di capitalizzazione), Generali (33 miliardi di capitalizzazione) e Mediobanca (10 miliardi di capitalizzazione)".

Insomma, scrive il 'Foglio, "l’operazione di cui si è cominciato a discutere in ambienti molto importanti della finanza milanese è la stessa già ipotizzata nel 2021: un’acquisizione di Mediobanca da parte di Unicredit, tramite un’offerta pubblica di scambio, con un venti per cento di premio previsto per gli azionisti. Valore dell’operazione: dodici miliardi di euro. Un’operazione simile, con caratteristiche più amichevoli, venne già evocata da alcuni osservatori tre anni fa e l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, che attraverso" l'istituto "controlla Generali, rispose 'no grazie'".

Una posizione che secondo il quotidiano potrebbe essere rimasta la stessa, mentre quella di UniCredit potrebbe essere diversa rispetto al 2021: in quegli anni, si legge, "il valore di capitalizzazione di Unicredit era di circa 18 miliardi. Oggi è di 50 miliardi, con 10 miliardi di capitale in eccesso, come confermato a inizio febbraio dall’ad di Unicredit Andrea Orcel, e se Unicredit volesse portare avanti l’operazione non avrebbe necessariamente bisogno del benestare del capo di Mediobanca".

Generali, ricorda poi il 'Foglio', "è tornata a essere al centro delle attenzioni del mondo della finanza da quando due pezzi da novanta del capitalismo italiano", la Delfin e l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone "hanno tentato quasi due anni fa di imporre una discontinuità alla guida del Leone. Il tentativo al momento non ha avuto successo ma alcuni dei protagonisti della storia potrebbero tornare ad avere un ruolo nel caso in cui Unicredit dovesse essere tentata dall’operazione". In Mediobanca, si legge nell'articolo, la Delfin ha il 19,7% e Caltagirone il 9,9%, mentre in Generali le quote sono rispettivamente al 9,3% e al 6,2%. In Unicredit, invece, ad avere una quota è Delfin, con l’1,9%. "Gli intrecci ci sono, naturalmente, e gli eredi della famiglia Del Vecchio - scrive il 'Foglio' - sarebbero i primi a dare l’appoggio all’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, famoso per la sua vocazione alle grandi acquisizioni, nel caso in cui dovesse fare una mossa verso Mediobanca".

"E a questi intrecci, del tutto teorici, se ne aggiunge un altro poco teorico e molto pratico, che riguarda un movimento interessante fatto segnare sui taccuini da uno storico azionista di Unicredit: la fondazione torinese Crt, guidata da Fabrizio Palenzona, ex vicepresidente di Unicredit, che pochi giorni dopo aver venduto la sua quota in Bpm (140 milioni di euro) ha 'consolidato' la sua presenza in Generali, comprando un pacchetto di azioni che ha portato Crt vicino alla quota del due per cento.

Infine, evidenzia il quotidiano, "in primo luogo, l’operazione non incontrerebbe alcun ostacolo da parte della Banca centrale europea. In secondo luogo, l’operazione, che potrebbe creare uno dei colossi bancario - assicurativi più grandi d’Europa, non potrebbe che essere vista in modo positivo anche dal governo patriottico. In terzo luogo, l’operazione porterebbe altri colossi finanziari italiani in ottima salute, da Intesa Sanpolo a Bpm, a ragionare sul proprio futuro e a interrogarsi su quali passi eventualmente compiere per misurarsi su nuovi terreni".

Non a caso ieri in Borsa i rialzi maggiori sul listino di casa si sono fatti sentire nel comparto bancario e assicurativo. In questo scenario Mediobanca ha guadagnato il 5,24%, Generali il 3,26%, Banca Generali il 2,73%, Unicredit l'1,81%. Ma le attenzioni degli investitori si sono spostate anche sui titoli che potrebbero entrare in gioco nel cosiddetto risiko bancario cioè tutti gli incastri possibili per dar vita a campioni nazionali in grado di competere alla pari con i concorrenti internazionali. Banco Bpm ha incassato un incremento del 5,4%, la Pop di Sondrio del 3,61% Mps del 2,12%, Bper del 2,16%. Ma secondo il Corriere della Sera ci sarebbe acceso un faro della Consob sulla possibile operazione. A gelare le speranze degli appassionati di finanza arrivano però voci da Piazza Gae Aulenti che bollano questi rumor come fantasie.