Unicredit, Orcel: "A fine anno saremo più grandi grazie al M&A"

Il CEO di UniCredit a Davos non molla Commerzbank e BancoBpm. Pronto a negoziare con il governo per evitare l'uso del golden power. E su Intesa...

di Marco Scotti

Andrea Orcel

Economia

Unicredit, il Ceo Orcel punta sull'M&A. Ecco la strategia del CR7 dei banchieri

Il CEO di UniCredit a Davos non molla Commerzbank e BancoBpm. Pronto a negoziare con il governo per evitare l'uso del golden power. E su Intesa...Andrea Orcel, il Cristiano Ronaldo dei banchieri, sembra deciso a lasciare il segno nella storia della finanza europea. Ma questa volta il banchiere romano si gioca una partita importante. Nessuno lo ammetterà mai apertamente, ovviamente, ma la verità è che Orcel è stato preso al timone di UniCredit per fare M&A.

E non solo per distribuire dividendi agli azionisti. Missione che ha portato a termine brillantemente, con una pioggia di utili vicini ai 27 miliardi e una capitalizzazione di Borsa passata da 13,1 a 66,7 miliardi, con un +500% che fa sembrare il track record di Unicredit sotto la guida di Orcel più simile a quello di una tech-company americano che non a un'azienda del Vecchio Continente.

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Orcel non è stato assunto per fare il ragioniere, ma per trasformare UniCredit in un colosso paneuropeo. E lui stesso, a Davos, si è lasciato sfuggire un dettaglio significativo. "Più del 50%" di possibilità che alla fine del 2025 la banca sarà molto più grande. Più grande, capito? Tradotto: fusioni e acquisizioni all'orizzonte.

Le voci corrono: Commerzbank in Germania o Banco Bpm in Italia? Orcel finge di non sapere, si schermisce dietro un "vedremo", si dice perfino disposto a mollare tutto se non dovessero esserci le condizioni più corrette. Ma la realtà è che lui, l'uomo delle grandi operazioni, ha un piano ben chiaro. Certo, ci sono gli ostacoli politici, c'è il famigerato golden power, che potrebbe complicare le cose su Banco Bpm. Ma Orcel vede in questo più un'opportunità che un problema. Un'occasione per "sedersi al tavolo" con il governo e negoziare. Proprio quello che mancò quando il dossier di Monte dei Paschi di Siena è rimasto parcheggiato per mesi in Piazza Gae Aulenti senza che nessuna chiamata arrivasse all'allora premier Mario Draghi.

Senza dimenticare, tra l'altro, quando voci incontrollate fecero saltare l'opa su Banco Bpm. La vicenda è entrata nella mitologia della cronaca finanziaria: l'allora capo dell'economia del Messaggero, Osvaldo De Paolini, riceve ben oltre il termine della chiusura del giornale la soffiata dell'offerta e riesce solo a inserire una ribattuta nell'edizione distribuita a Roma. Ma tanto basta, nonostante i comunicati già pronti Orcel lascia perdere e abbandona l'operazione. E qualcuno nel suo entourage gli suggerisce di ammorbidire le sue relazioni con i "palazzi romani". Lui che proviene dalla Capitale ha un approccio british in cui sono i soldi a parlare, non le relazioni.

Oggi le condizioni sono differenti: Andrea Orcel ha lanciato il guanto di sfida a Intesa Sanpaolo. La competizione tra i due giganti del credito italiano si fa sempre più serrata, e il numero uno di UniCredit vuole dimostrare che la sua strategia di crescita è la carta vincente. Per evitare intoppi come tre anni fa, sembra che il ceo di Piazza Gae Aulenti abbia riunito il cda straordinario in Francia, invitando personalmente i componenti del consiglio con poco o nessun preavviso per evitare fughe di notizie. Per ora gli azionisti sono soddisfatti: dividendi record, buyback a pioggia. Ma per quanto ancora? Perché se le operazioni di M&A non dovessero andare in porto, tutta questa fase espansiva rischia di subire un brusco stop.

Il banchiere romano sa che la partita è delicata. E forse proprio per questo preferisce parlare a mezza bocca, lasciando intendere senza mai dire troppo. Ma una cosa è certa: Orcel non è tipo da starsene con le mani in mano. E se non dovesse riuscire a far crescere UniCredit a suon di acquisizioni, il rischio è uno solo: restare il re senza corona della finanza europea. A buon intenditor, poche parole.

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