Usa, accordo su piano infrastrutturale da 1.000 mld. Chi festeggia in Borsa
Buzzi, Cementir, Webuld, Prysmian ed Enel: ecco tutte le quotate che secondo Equita Sim potranno beneficiare degli appalti
Certo, non sono i 2.300 miliardi annunciati all’inizio quando il piano era ancora solo sul programma del nuovo presidente degli Stati Uniti e neanche i 1.700 di possibile compromesso di maggio. Dopo un lungo negoziato, il numero uno della Casa Bianca Joe Biden, e un gruppo di 21 senatori centristi hanno raggiunto finalmente un accordo sul piano infrastrutturale in cinque anni di circa 1.000 miliardi di dollari (che diventeranno 1.200 se il piano verrà esteso a otto anni), assicurando un'intesa bipartisan a lungo cercata che i legislatori e la Casa Bianca proveranno ora a far approvare al Congresso insieme a un pacchetto più ampio voluto dai democratici. Pacchetto che prevede nuovi investimenti nella rete elettrica, nei trasporti, nelle strade e nei ponti, in infrastrutture a banda larga e in altre forme di infrastrutture e che, insieme all'ottimismo degli investitori sull’economia, sta portando l'S&P 500 sulla buona strada per chiudere la sua migliore settimana da più di due mesi.
Biden e i leader democratici hanno affermato che i progressi dell'accordo dipenderanno dall'approvazione di più elementi dell'agenda economica da 4.000 miliardi di dollari del presidente. Il processo in due fasi prevede settimane di delicati negoziati tra repubblicani e democratici e tra fazioni democratiche.
"Ciò su cui abbiamo raggiunto un accordo oggi è ciò su cui potremmo essere d'accordo, ovvero l'infrastruttura fisica. Non c'è accordo sul resto", ha detto Biden, che ha affermato che non trasformerà l'accordo bipartisan in legge fino a quando il disegno di legge contenente il resto delle misure previste dalla sua agenda non sarà sulla sua scrivania. "Se questo sarà l'unico che mi arriverà, non lo firmerò", ha affermato.
Il costo della spesa sarà coperto riutilizzando i fondi federali esistenti, le partnership pubblico-private e le entrate raccolte dal controllo rafforzato dell'Internal Revenue Service sulle tasse dovute ma non pagate, secondo un elenco distribuito dalla Casa Bianca, che include anche le vendite della riserva strategica di petrolio e le vendite all'asta dello spettro wireless come altre fonti di guadagno.
Gran parte delle trattative tra il gruppo bipartisan e la Casa Bianca, che si sono svolte nelle sale intorno al Campidoglio nelle ultime settimane, si sono concentrate sulla questione delle modalità di finanziamento della spesa. La Casa Bianca aveva originariamente proposto di pagare la spesa per le infrastrutture con aumenti delle tasse sulle società, nel quadro di un'agenda fiscale più ampia che avrebbe incluso anche aumenti delle aliquote sui redditi più alti.
I repubblicani hanno però respinto qualsiasi aumento delle tasse che avrebbe alterato elementi della legge fiscale del 2017, approvata solo con i voti del partito, e il gruppo bipartisan ha invece incluso l'indicizzazione della tassa sulla benzina all'inflazione e l'addebito delle tasse sui veicoli elettrici nelle bozze del loro piano. La Casa Bianca si è però opposta fermamente a queste due idee, con il gruppo che ha iniziato a discutere sulle alternative, tra cui la quantità di denaro che avrebbe potuto essere raccolta grazie a un maggior controllo dell’Irs.
Secondo Equita Sim, che ricorda come però il voto favorevole dei 50 senatori democratici non è scontato dato che nel nuovo piano mancano misure (sociali e sull’ambiente) imprescindibili per i democratici progressisti, i titoli di Piazza Affari più esposti al piano Usa, nel settore dei materiali sono Buzzi Unicem, Cementir, Webuild, Prysmian, Cnh, Falck Renowables, Interpump, Enel e Astm.
Per quanto riguarda Buzzi che corre a Piazza Affari, gli analisti di Equita ricorda come il gruppo "negli Usa generi il 57% dell’Ebitda, come principale beneficiario del piano e Cementir, che realizza l’8% dell`Ebitda". Inoltre, Equita cita Webuild, che "genera il 28% del fatturato (2020) in Nord America" e Prysmian, che in quest'area produce circa il 40% dell'Ebitda. Quanto a Cnh, la sua "divisione construction equipment genera in Nord America meno del 5% del fatturato di gruppo". Infine, Equita cita Interpump (circa 30% dei ricavi in Nord America), Falck Renewables (circa il 5% dell'Ebitda), Enel (circa il 5% dell'Ebitda) e Astm, (su possibili gare autostradali e costruzioni).