Usa, effetto Harris: a Wall Street volano le imprese del fotovoltaico

La performance positiva di Kamala Harris al dibattito con Trump rafforza le sue chance di successo. E in Borsa a volare sono soprattutto le società del fotovoltaico. Ecco perchè

di Andrea Muratore
Economia

Usa, effetto Harris: a Wall Street volano le imprese del fotovoltaico

La performance positiva di Kamala Harris al dibattito del 10 settembre contro Donald Trump ha rafforzato le chances dell'attuale vice di Joe Biden di diventare la prima presidente donna della storia degli Usa al voto di novembre. E ha spinto in alto le azioni di quelle compagnie che scommettono sulla vittoria di Harris ritenendola benefica per i loro affari nei prossimi anni.

Trump-Harris: gli effetti in Borsa

I guadagni più significativi, nelle sedute successive al dibattito, sono emersi nel campo del solare. Harris propone di spingere in avanti il piano di Biden avviato con l'Inflation Reduction Act del 2022, per sussidiare e rafforzare l'investimento americano in tecnologie pulite, energie rinnovabili e annesse filiere. L'attuale vice propone di mobilitare 10mila miliardi di dollari in investimenti entro fine decennio per sdoganare la transizione green negli Usa, e il solare si preannuncia protagonista.

Effetto Harris: volano le aziende del fotovoltaico

E così nella seduta dell'11 settembre almeno sette aziende quotate a Wall Street operanti nel campo del fotovoltaico hanno corso in Borsa: Solar Edge col +4,43%, Sun Run col +5%, Nextracker col +5,80%, Array Technologies col +6,33%, Canadian Solars col +6,47%, Shoals Technologies con un robusto +7,80% e, sopra tutti, First Solar che ha superato il +15% in una seduta.


Inoltre, la Cnbc ricorda che "l’ETF Invesco Solar (TAN) e l’ ETF iShares Global Clean Energy (ICLN) hanno guadagnato rispettivamente il 6% e più del 3%. I benchmark sono scesi del 24% e del 7,7% quest’anno, poiché l’incertezza sull’esito delle elezioni ha offuscato le prospettive per il settore dell’energia pulita". Un voto netto, nei giorni in cui al contempo il petrolio tocca il minimo da tre anni. E che mostra la fiducia di un settore nel prosieguo dell'amministrazione dem. Sarà ancora lunga. Ma c'è chi già in borsa va "lungo" sull'Harris-uno come scenario preferito al Trump 2.0. E non è difficile capire il perché.

L'onda verde dei sussidi di Harris

L’elenco delle aziende che potrebbero beneficiare dei sussidi “verdi” di Harris, guardando all’esperienza di Biden è notevole. Fari accesi sugli operatori delle reti, della generazione rinnovabile non fotovoltaica, della produzione di materiali per l’industria tecnologica e i gestori delle infrastrutture energetiche.

Gli effetti si trasmetteranno all’Europa? Nonostante i timori di un “furto” di sussidi americani alle aziende europee, nei mesi scorsi Daniel Gros, direttore dell’Institute for European Policymaking all’Università Bocconi, sottolineava che l’Ira di Biden non creasse “ostacoli insormontabili per le aziende europee e italiane nel mercato per prodotti verdi Usa. La cosa più importante è che questo mercato crescerà moltissimo grazie all’Ira”. Questo discorso appare ancora più concreto nel caso di una presidenza Harris. Ancora però ben al di là dall’essere blindata.

Ma a decidere il presidente sono gli elettori, non la Borsa

I sondaggi sono in assoluta parità e negli Stati chiave deciderà un tipo di industria e politiche più tradizionali. Fari puntati ad esempio sulla Pennsylvania, dove Biden e Harris inseguono Trump nel volersi opporre alla vendita di US Steel ai giapponesi di Nippon Steel temendo un salasso elettorale nello Stato più in bilico. Investimenti e protezionsimo andranno di pari passo nella campagna: perché alla fine decidono gli elettori, non la Borsa. La quale mostra comunque il termometro degli equilibri politici e dei loro sviluppi.

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