Usa, il Pil delude le aspettative. Occhi puntati sui dati dell'inflazione

La crescita americana sotto le aspettative è derivante principlamente da una revisione al ribasso della spesa dei consumatori

di Saverio Berlinzani*
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Economia

Crollo dei mercati o ennesima finta?

Ieri Wall Street ha perso quota, con l'S&P 500 giù di circa lo 0.30%, il Nasdaq dello 0,2% e il Dow Jones di circa 330 punti, trascinati al ribasso dal crollo del settore dei servizi tecnologici e di comunicazione. Le azioni di Salesforce hanno perso oltre il 18% dopo che la società ha pubblicato una trimestrale sotto le aspettative.

Anche Oracle (-3,5%), TMO (-1,9%) e Adobe hanno registrato un netto calo (-3,5%). Tra le megacap, Microsoft (-2%), Amazon (-0,8%), Meta (-1,5%) e Alphabet (-0,9%) hanno registrato perdite mentre Nvidia (+0,2%) e Apple (0,5%) sono riuscite a chiudere con il segno più. 

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Intanto, sul fronte obbligazionario, si sono arrestate le vendite dei treasuries, in concomitanza di dati macro che sono usciti inferiori alle attese, allentando la tensione che aveva avuto il suo culmine con le parole del Presidente della Fed di Minneapolis Kashkari.

I dati di ieri, invece, se confermati nel prossimo futuro, lasciano aperto qualche spiraglio che la Fed possa tagliare i tassi di interesse quest’anno. La crescita del PIL è stata rivista al ribasso all'1,3% nel primo trimestre, principalmente a causa del rallentamento della spesa al consumo. E oggi pomeriggio, occhio ai dati sui Price consumer expenditure, ovvero il dato chiave per misurare l’inflazione americana.

Valute

Il rafforzamento del dollaro, tipico movimento risk off, per ora, si è rivelato come un movimento parziale e limitato, con un tentativo frustrato, per l’ennesima volta, di rottura dei supporti chiave contro le principali valute. Con l’uscita dei dati sui jobless e sul Pil del primo trimestre, alla seconda rilevazione, il biglietto verde, che sembrava avviato al breakout di tutti i livelli precedenti, ha invertito la rotta molto velocemente con una reazione di euro, sterlina, Cad e oceaniche che pare assai interessante, pur rimanendo il trend di fondo di breve termine, favorevole ancora alla divisa americana e all’avversione al rischio. 

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Ma tutto come al solito, dipende dai dati, da una Boj che potrebbe iniziare a fare sul serio, e dal fatto che risulta assai difficile immaginare che nel medio termine i tassi Usa non vadano a inficiare la crescita e i principali aggregati macro. È questa, a nostro parere, la vera ragione di non sfondamento della valuta americana al rialzo, cioè di fatto analisti e investitori, nonostante la retorica Fed, sono consapevoli che comunque la Fed abbasserà due volte, una a settembre e la seconda a Novembre 2024.

Pil Usa cresce meno del previsto

L’economia statunitense è cresciuta dell’1,3% annualizzato nel primo trimestre del 2024, inferiore all’1,6% nella stima anticipata e al 3,4% nel quarto trimestre, principalmente a causa di una revisione al ribasso della spesa dei consumatori. La seconda stima è stata in linea con le previsioni di mercato e continua a indicare la crescita più bassa dopo le contrazioni della prima metà del 2022. 

La spesa per consumi ha rallentato più di quanto inizialmente previsto, a causa del rallentamento nel settore di beni e servizi. Inoltre, la spesa pubblica è stata rivista leggermente al rialzo (1,3% contro 1,2%) e sia le esportazioni (1,2% contro 0,9%) che le importazioni (7,7% contro 7,2%) sono aumentate maggiormente, anche se la bilancia commerciale relativa ai soli beni, ha fatto registrare un peggioramento arrivando a quasi 100 miliardi di dollari. 

Titoli di stato

Il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni è sceso sotto il 4,58% giovedì, in calo rispetto al massimo di quattro settimane del 4,61% toccato ieri dopo la pubblicazione dei dati pomeridiani. Numeri che hanno mostrato che il PIL statunitense è cresciuto meno di quanto precedentemente riportato durante il primo trimestre, allontanando ulteriormente le precedenti aspettative di una crescita più elevata. Il che significa che qualche crepa nell’economia a stelle e strisce continua ad intravedersi. 

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Inoltre, le richieste iniziali di disoccupazione sono rimaste al di sopra delle medie dell’anno. Gli sviluppi hanno favorito uno scenario che consentirebbe alla Federal Reserve di allentare la politica monetaria, con aspettative di riduzione dei tassi a settembre. Tuttavia, la retorica verbale dei diversi rappresentanti del FOMC rimane fortemente orientata ad un periodo di tassi fermi, e nessun allentamento previsto per il 2024. 

Dati

Il Pmi del settore manifatturiero è sceso in Cina a 49.5 punti nel mese di maggio, dal 50.4 del mese di aprile, inferiore anche alle previsioni di mercato di 50.5. Si tratta del primo calo dell’attività industriale a partire dal mese di febbraio, trascinato dalla discesa di nuovi ordinativi e domanda estera. In Giappone, la produzione industriale è scesa dello 0.1% su base mensile ad aprile, contro previsioni di mercato che erano per un incremento dello 0.9%.

Sempre dal paese del sol levante però, arrivano notizie confortanti sulle vendite al dettaglio, cresciute del 2.4% su base annua ad aprile, sopra al 1.1% del dato precedente superiore alle previsioni di +1.9%. Sul fronte dei dati in uscita, segnaliamo i numeri sull’inflazione in Eurozona, attesa, a +2.7% su base annua, mentre nel pomeriggio c’è grande attesa per i dati relativi al Pce Usa, la vera misura dell’inflazione.

Senior Analyst di ActivTrades*