Vivendi, spin-off e Ipo di Universal. A Bollorè il 18% (quasi 4 miliardi)
Vivendi ottiene il disco verde dai soci per lo spin-off, la distribuzione del capitale e la quotazione di Universal Music Group. Nell'assemblea odierna il gruppo transalpino del'enterteinment controllato dalla famiglia Bollorè resiste al tentativo di spallata dei fondi attivisti Artisan e Bluebell, contrari alla distribuzione ai soci del 60% del capitale di Umg, in quanto giudicata fiscalmente inefficiente, e al buyback sul 50% del capitale, considerato uno strumento finalizzato a consentire al gruppo Bollorè di mantenere il controllo della media company transalpina senza dover promuovere un'Opa.
L'assemblea di Vivendi ha approvato con il 99,9% dei voti la distribuzione delle azioni, a cui si erano malvolentieri piegati anche gli attivisti, considerandola il male minore dopo non essere riusciti a farla accompagnare da un dividendo straordinario da 3,3 miliardi di euro con cui neutralizzare gli impatti fiscali dello spin-off. Più combattuto il buyback, che ha visto gli hedge fund dare battaglia fino all'ultimo, forti anche delle valutazioni dei proxy advisor Iss e Glass Lewis.
Qui la delibera, che necessitava del supporto dei due terzi del capitale, è passata con il 73% dei voti a favore e il sostegno determinate di Bollorè primo azionista con il 27% del capitale. Il timore degli hedge fund, che contestavano anche i termini del buyback (il prezzo massimo di 28 euro per azione indicato nella delibera non sarà rappresentativo del valore titolo dopo lo scorporo di Umg), è che l'imprenditore francese possa non partecipare al buyback e, una volta superata la soglia del 30% del capitale, chiedere all'Amf, la Consob transalpina, un'esenzione dall'Opa.
Per rassicurare gli azionisti Bollorè, in una lettera a Vivendi resa pubblica dal gruppo francese, ha assicurato che non chiederà un'esenzione all'Amf in caso di superamento della soglia del 30% e che il superamento non è inevitabile potendo Bollorè alternativamente cedere azioni o aderire al buyback.
Bluebell ha presentato 29 domande all'assemblea, relative sia alle modalità della scissione, sia alla cessione del 10% di Umg alla Spac di Bill Ackman preannunciata la scorsa settimana e finalizzata ieri, sia al buy back. Il ceo Arnaud de Puyfontaine ha spiegato ai soci che la scissione avviene con tre obiettivi: "liberare Vivendi dallo sconto di holding, riflettere il reale valore di Umg e dare la scelta agli azionisti se accompagnare Umg nelle suo sviluppo o realizzare il suo valore".
Sulla base di una valorizzazione di 35 miliardi di euro per Umg (su cui si è fondato l'accordo con Ackman), il 60% che gli azionisti di Vivendi riceveranno corrisponde a 21 miliardi di euro e includendo anche dividendi ordinari e straordinari, dal 2015 - quando Bollorè ha di fatto preso il controllo della società - ben 35 miliardi sono stati distribuiti agli azionisti, come ha notato Les Echos.
Con l'uscita di Umg dal perimetro del gruppo, Vivendi in ogni caso perde il suo gioiello, anche se si è impegnata a restare azionista con il 10% e il gruppo Bollorè avrà il 18%. E' dalla società californiana che viene gran parte del fatturato (nel 2020 7,4 miliardi sui 16,1 miliardi del gruppo) e della redditivita' (Ebita di 1,3 miliardi su un totale di 1,6 miliardi) di Vivendi.
Il principale asset del gruppo, post-scissione, sarà il gruppo Canal+, seguito dall'agenzia Havas, dalla casa editrice Editis, dalla neo-acquisita Prisma Media e dai video giochi di Gameloft. A questo si aggiungono le rilevanti quote in Telecom Italia (23,75%) e in Lagardere (26,7%).
"In Telecom Italia siamo i primi azionisti e siamo mobilitati per assicurare il pieno successo dei suoi futuri sviluppi e per realizzare collaborazioni che vadano a vantaggio di entrambi i gruppi", ha sottolineato de Puyfontaine all'assemblea, ricordando sul fronte italiano l'accordo di inizio maggio con Mediaset e Fininvest che ha permesso di mettere fine ai contenziosi tra i due gruppi.