Volvo, Electrolux, Stellantis, Volkswagen: la crisi dei chip va in borsa
Il Covid ha insegnato che le leggi dell’economia sono piuttosto labili. Ad esempio, se la crisi dei mutui subprime ci aveva insegnato qualcosa è che gli effetti della finanza si riverberano sull’economia reale. Quindi: prima crollano le grandi banche, poi tracollano le borse, quindi si hanno effetti sull’economia. Oggi succede esattamente il contrario: le materie prime scarseggiano, le aziende vanno in difficoltà, i titoli calano, le borse scalchignano. È esattamente il procedimento inverso.
Di più: la scarsità di materie prime – che secondo Ibm durerà fino alla metà del 2022 – ha origini precise e che sono state acuite dal Covid. La necessità di ridurre gli sprechi e di aumentare i margini ha costretto le aziende a tagliare i magazzini, con la logica del produrre “just in time”, cioè solo quando serve.
Ma quando la pandemia ha iniziato a propagarsi, si è avuto un effetto teratogeno. Primo: le aziende hanno fermato la produzione, tagliando quindi i consumi. Secondo: quando si sono rese conto che gli effetti sull’economia non riguardavano in egual misura tutta la popolazione ma solo alcune parti, hanno ripreso la produzione consumando anche le ultime scorte. Terzo: le limitazioni alla catena di fornitura hanno rallentato i processi di approvvigionamento. Quarto: la guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti e tra questi ultimi e l’Europa hanno portato a un innalzamento di barriere doganali che hanno aumentato i prezzi.
Nell’acciaio, ad esempio, il costo dei rottami necessari per far funzionare gli altiforni sono aumentati drasticamente, costringendo la siderurgia a tagliare le stime future. Nel mondo dei semiconduttori, l’incremento dei prezzi (alcune volte anche decuplicati) ha costretto le aziende a rivedere i piani. E così si arriva agli ultimi mesi, quando cioè la scarsità dei semiconduttori nei chip ha portato a un ridimensionamento delle produzioni.
Stellantis ad aprile ha annunciato che avrebbe sostituito i cruscotti digitali con quelli analogici scontando 400 euro dal prezzo di listino. Volkswagen si è trovata nella difficile situazione di dover ridurre la produzione di circa 100mila unità. Questo perché i veicoli di Wolfsburg utilizzano fino a 70 chip per vettura, ovvero necessitano di 3,4 miliardi di semiconduttori. Ma se questi mancano… Mercedes ha dovuto ridurre la produzione.
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Ultime notizie, in ordine di tempo, arrivano dalla Svezia. Electrolux, gigante del “bianco” che ha tra i suoi marchi anche Aeg, ha dovuto annunciare che attende gravi inefficienze nella produzione del terzo trimestre e ha anticipato aumento dei prezzi degli elettrodomestici a causa della carenza di chip. Risultato: crollo in borsa del 7%.
Volvo, dal canto suo, è scivolata del 4%. E questo nonostante abbia presentato conti con quasi un miliardo di euro di utili dopo il rosso dello scorso anno. Il motivo è sempre lo stesso: mancano i chip. Il ceo del gruppo ha già annunciato che ci saranno altri stop alla produzione sia di veicoli retail che di camion. Insomma, senza materie prime rischiamo di andare incontro alla quarta crisi economica degli ultimi 13 anni. Un ritmo che non ha nulla da invidiare al periodo delle grandi pestilenze medievali in Europa.