Weidmann strepita, ma il mercato va avanti: Unicredit e l'acquisizione che fa paura ai tedeschi

L’“ultrafalco” che nel 2012 cercò in tutti i modi di ostacolare il "whatever it takes" di Mario Draghi ha definito l'operazione di Unicredit su Commerzbank "un'acquisizione ostile". Ma di che cosa ha paura Weidmann? L'analisi

di Marco Scotti

Andrea Orcel

Economia

Unicredit-Commerzbank, ecco perchè la mossa di Orcel fa tremare i tedeschi 

Jens Weidmann, presidente di Commerzbank ed ex numero uno della Bundesbank, è sempre stato un nome che suscita reazioni forti. Lo ricordiamo tutti come l’“ultrafalco” che nel 2012 cercò in tutti i modi di ostacolare il celebre “bazooka” di Mario Draghi, quel “whatever it takes” che ha salvato l’euro e l’intera architettura economica europea. Lo stesso Weidmann che, in più occasioni, si è opposto all’idea di un debito comune europeo, difendendo una visione rigorista tanto inflessibile quanto miope. Ora, però, ha trovato un nuovo bersaglio per i suoi strali: l'offerta di Unicredit per entrare con decisione nel capitale di Commerzbank.

Lo ha fatto con toni duri, parlando di "acquisizione ostile", un'accusa che suona quasi come un'allerta nazionale. Perché, si sa, in Germania tutto ciò che minaccia di intaccare la loro sovranità finanziaria diventa immediatamente un tabù. Eppure, tra le righe del suo discorso, manca il dettaglio più importante: nessuno, nemmeno Weidmann, ha detto che questa operazione possa davvero essere bloccata.

Unicredit ha messo sul piatto una proposta chiara, forte di una visione strategica che punta a consolidare la sua presenza in Europa. Un colosso che vuole rafforzarsi in Germania, cuore del sistema economico continentale, e che, evidentemente, ha fatto tremare qualche scrivania a Francoforte. Ma la domanda è: di cosa ha paura Weidmann? Di perdere il controllo? O, più semplicemente, della dimostrazione che la competitività italiana può fare scuola anche nei templi finanziari tedeschi?

La reazione di Weidmann è un riflesso prevedibile di una Germania che, nonostante la retorica sull'apertura dei mercati, sembra sempre allergica quando il vento soffia da sud. In questo caso, però, il vento ha il profumo inconfondibile della logica di mercato: se Unicredit vede un'opportunità, è perché Commerzbank non è stata in grado di valorizzarsi come avrebbe dovuto. E no, caro Weidmann, questo non è un assalto, è il capitalismo. Quello stesso capitalismo che i tedeschi hanno sempre difeso a spada tratta, ma che sembra diventare un nemico quando a giocare bene la partita è qualcun altro.

La verità è che il board di Commerzbank non può far altro che strepitare. Perché le regole sono chiare: se un'offerta è legittima e rispetta i vincoli normativi, le lamentele restano parole al vento. Weidmann può alzare la voce quanto vuole, ma il mercato non ha padroni. E per fortuna.

Unicredit, guidata da un team che non teme confronti, ha dimostrato di avere una visione ambiziosa ma realistica. Non è un caso che il progetto sia stato accolto positivamente dagli analisti, che vedono nell'operazione un'opportunità di rilancio per entrambe le banche. Il rischio, semmai, è che siano proprio i tedeschi, con il loro orgoglio fuori luogo, a ostacolare quella che potrebbe essere una partnership vantaggiosa.

E allora, invece di gridare all’assalto, forse Weidmann farebbe meglio a guardare in casa propria. Perché Commerzbank non è esattamente un gioiello intoccabile, e l’interesse di Unicredit è più una possibilità di rinascita che una minaccia. Ma questo, probabilmente, è un pensiero troppo "italiano" per chi non sa accettare che anche noi possiamo essere protagonisti.

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