World Bank, ranking truccato per il business in Cina: Georgieva nella bufera

Le accuse del premio Nobel, ex capo economista della Banca mondiale, Paul Romer al numero uno del Fmi: "Manca d'integrità". Il rapporto Doing Business sospeso

Kristalina Georgieva
Economia
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E' addirittura l'ex direttrice generale e poi presidente ad interim della Banca Mondiale, e ora direttrice del Fmi, Kristalina Georgieva, la figura chiave al centro del potenziale scandalo che ieri ha portato la World Bank ad annunciare il blocco della pubblicazione del rapporto "Doing Business". Il tutto a seguito di una indagine affidata allo studio legale WilmareHale, che avrebbe riferito che la donna avrebbe operato per far apparire la Cina in una posizione migliore, stabile al (pur molto basso) 78esimo posto nel rapporto, invece di finire declassata all'85esimo posto. Accuse alle quali Georgieva ha reagito con una nota. "Sono completamente in disaccordo con le conclusioni e le interpretazioni dell'indagine riguardo al mio ruolo sul rapporto Doing Business della Banca Mondiale del 2018. Su questa vicenda - ha aggiunto - ho già avuto un colloquio iniziale con il Comitato esecutivo del Fmi".

Con lo studio in questione, da anni, la Banca Mondiale stila una graduatoria su quanto risulti agevole condurre attività di impresa nei vari Paesi. Ranking in cui l'Italia finisce regolarmente a posizioni imbarazzanti (58esima nell'edizione 2020, dietro a Kosovo, Kenya, Romania, Cipro e Marocco). Va rilevato che sui parametri alla base delle graduatorie erano stati a volte sollevati rilievi polemici da alcuni osservatori, già da anni.

Ma la Cina finiva a livelli ancora più bassi e la prospettiva di piombare all'85esimo posto, secondo gli accertamenti dello studio legale, di cui riferisce il Financial Times, avrebbero spinto rappresentanti cinesi a fare pressioni sull'allora presidente, Jim Yog Kim e altri alti funzionari fino a coinvolgere Georgieva. La bulgara, secondo WilmerHale, sarebbe allora intervenuta su Simeon Djankov, uno dei curatori dello studio il quale avrebbe lavorato con altri ricercatori per modificare alcuni indicatori chiare e far restare la Cina al 78esimo posto.

Ieri la Banca Mondiale aveva riferito di aver riscontrato "irregolarità" sui rapporti di 2018 e 2020, su cui sono state avviate indagini riguardo alla metodologia, ma che poi hanno innescato ulteriori accertamenti riguardo "controversie etiche, tra cui sulla condotta di alcuni ex funzionari così come su componenti del personale in carica della Banca". Intanto è stato deciso di interrompere la pubblicazione, mantenendo però l'impegno a elaborare "un nuovo approccio - si legge - per valutare il clima su investimenti e attività di impresa".

La Georgieva è stata accusata anche dal premio Nobel Paul Romer, ex capo economista della Banca mondiale, che ha denunciato la "mancanza d'integrita'" dell'ex gruppo dirigente dell'organizzazione, compresa la numero uno del Fmi. In un'intervista all'Afp, Romer ha accusato Georgieva di "cercare di nascondere, dissimulare" quando sollevava delle questioni, per esempio sulle metodologie usate per un rapporto, che hanno poi spinto Romer a dimettersi nel gennaio 2018. "Ero diretto da gente che mancava d'integrità. Era intollerabile". La stessa World Bank, inoltre, ha ricordato che, in quel momento, la Cina aveva "un ruolo fondamentale nella campagna per aumentare il capitale della banca".