Elena Cecchettin diventa un caso: in arrivo una candidatura dal Pd?
La sorella di Giulia sta diventando un caso, ma la sua reazione sopra le righe rischia di farla passare dalla parte del torto
Elena Cecchettin diventa un caso: attacca il governo, il patriarcato e tutti i maschi
Elena, la sorella della povera Giulia Cecchettin (22), vittima del brutale omicidio da parte di Filippo Turetta, sta diventando un caso che la sta esponendo mediaticamente. Pur comprendendo la sua legittima reazione emotiva di sorella, la sua reazione sopra le righe rischia di farla passare dalla parte del torto. Non basta infatti essere la sorella di una vittima di un efferato omicidio per diventare automaticamente una profeta ideologizzata che spara giudizi sociologici su “tutti gli uomini” invitandoli a fare un assurdo “mea culpa” preventivo.
Le sue esternazioni livide di rabbia lasciano perplessi: “In questi giorni si è sentito parlare di Turetta, e molte persone l’hanno additato come ‘mostro’ e ‘malato’. Ma lui mostro non è. Mostro è l’eccezione alla società, mostro è quello che esce dai canoni normali di quella che è la nostra società. Ma lui è un figlio sano della società patriarcale, che è pregna della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è quella serie di azioni che prevedono e sono volte a limitare la libertà della donna: come controllare un telefono, essere possessivi, fare catcalling”.
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Fortunatamente le cose non stanno secondo questa semplicistica narrazione e chi commette un femminicidio è ancora una eccezione e non certo la norma e soprattutto non è il prodotto di una “società patriarcale” ma di una scellerata scelta individuale. Nel frattempo Lilli Gruber ha preso la palla al balzo –come fa sempre- ed ha attaccato Giorgia Meloni come espressione di una “cultura patriarcale” al che la leader di FdI ha replicato sui social con una foto in cui si vede con la figlia, la mamma e la nonna.
Ma torniamo a Elena che è un torrente in piena: “Non tutti gli uomini sono cattivi (vivaddio, ndr), mi viene detto spesso. Sì, è vero, ma in questi casi sono sempre uomini. E tutti gli uomini traggono beneficio da questo tipo di società. Quindi tutti gli uomini devono essere attenti: devono richiamare l’amico che fa catcalling alle passanti, devono richiamare il collega che controlla il telefono alla ragazza”.
Qui siamo all’accusa generalizzata a tutti i maschi di essere degli assassini o qualcosa di simile. E poi il gran finale: “Dovete essere ostili a questi comportamenti che possono sembrare banalità, ma sono il preludio del femminicidio. Il femminicidio non è un delitto passionale: il femminicidio è un diritto di potere. Il femminicidio è un omicidio di stato, perché lo stato non ci tutela e non ci protegge. Bisogna prevedere un’educazione sessuale e affettiva in maniera da prevenire queste cose. Bisogna finanziare i centri antiviolenza, in modo che se le persone devono chiedere aiuto siano in grado di farlo “.
Il femminicidio non è un “delitto di potere” né un “omicidio di Stato” ma l’atto insano di un singolo, spesso con problemi mentali, e buttarla in politica non risolve il problema, anzi lo aggrava. Elena va veramente sopra le righe impegnandosi in un pistolotto ideologico che colpisce addirittura tutti gli uomini indiscriminatamente, in una sorta di pogrom generalizzato. Prima c’era stata la polemica con Salvini che aveva scritto su Instagram: “Bene. Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita”. Una risposta garantista in una fase in cui neppure era ancora chiara la dinamica del delitto.
Frase a cui la sorella aveva reagito con rabbia: “Il Ministro dei Trasporti che dubita della colpevolezza di Turetta perché bianco, perché ‘di buona famiglia’. Anche questa è violenza, violenza di Stato". Ma che c’entra l’”essere bianco e di buona famiglia”? Sembra quasi che sia diventato un reato come essere ebrei nella Germania nazista. Che colpa ne ha uno se –casualmente- nasce “bianco”, “maschio” e magari con l’aggravante di essere pure di “buona famiglia”? Non diciamo stupidaggini.
Salvini allora ha replicato ancor più chiaramente: “Per gli assassini carcere a vita, con lavoro obbligatorio. Per stupratori e pedofili - di qualunque nazionalità, colore della pelle e stato sociale - castrazione chimica e galera. Questo propone la Lega da sempre, speriamo ci sostengano e ci seguano finalmente anche altri. Ovviamente, come prevede la Costituzione, dopo una condanna stabilita in Tribunale augurandoci tempi rapidi e nessun buonismo, anche se la colpevolezza di Filippo pare evidente a me e a tutti”.
Elena Cecchettin quindi scivola nella deriva giustizialista. Filippo Turetta è colpevole, ce lo mostrano le immagini ma la nostra Costituzione impone che sia anche lui –come tutti- innocente fino al terzo grado di giudizio se no si cade nella “giustizia fai da te” che minerebbe il fondamento della convivenza civile. Elena Cecchettin, sempre su Instagram, aveva riportato un post della scrittrice ed attivista Carlotta Vagnoli che ha scritto: “La Lega insieme a Fratelli d’Italia, che però ha scelto l’astensione, a maggio ha votato contrariamente alla ratificazione della convenzione di Istanbul”. Qualche giornale ha supposto che dietro Elena ci sia proprio la Vagnoli e che quindi la reazione sopra le righe sia stata in un certo senso alimentata. Data la giovane età di Elena potrebbe essere. Naturalmente la Vagnoli che si definisce “scrittore” e non “scrittrice, è stata subita invitata nei talk show dove fa pubblicità ai suoi libri.
Per capire il tipo la Vagnoli definisce l’avere figli per una donna come una “coercizione riproduttiva” e la fa rientrare nella categoria sociologica della “rimozione dell’autonomia”. Quello che sta succedendo rischia di compromettere il dibattito sui femminicidi e sugli strumenti per arginarli, distogliendo tra l’altro l’attenzione da un tema che è una vera emergenza sociale. Dal lato politico invece tutta la sinistra è in fermento e scommettiamo che fra poco arriverà una bella candidatura a Elena, se non di più. Stia dunque attenta la Schlein che si era appena liberata di Soumahoro e soprattutto non stia “serena”… .