Ariaferma, un film italiano da non perdere sulla comunicabilità tra opposti

Nel contesto fatiscente di un carcere in dismissione i pochi detenuti rimasti e gli agenti vivono una situazione di sospensione in attesa del trasferimento

di Simone Rosti
Spettacoli
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Antonio Servillo e Silvio Orlando rendono Ariaferma un film perfetto sulla comunicabilità fra opposti fatta di poche parole e tanti sguardi

Ogni tanto capitano i film perfetti. Ariaferma è uno di questi. Attori insuperabili come Antonio Servillo e Silvio Orlando, e stavolta Orlando batte lo stesso Servillo in termini di resa cinematografica. Una regia, quella di Di Costanzo, ferma, precisa al millimetro, impossibile trovare sbavature. Fotografia, colonna sonora e montaggio completano l’opera perfetta.

Nel contesto fatiscente di un carcere in dismissione i pochi detenuti rimasti e gli agenti vivono una situazione di sospensione in attesa del trasferimento. Una situazione a tratti claustrofobica, ancora più angosciosa dalla mancanza di precisi riferimenti spaziali e dei trascorsi in gran parte ignoti dei carcerati. Ed è proprio qui che i due mondi, carcerati e carcerieri, sembrano trovare punti di contatto e di umanità che dimostrano, forse, quanto le nostre vite siano casuali.

Non è un film sulle carceri, non strizza l’occhio alla denuncia, ma un film sulla comunicabilità fra opposti fatta di poche parole e tanti sguardi. Poi basta un nulla (in questo caso un “metaforico” black out di corrente) per riportare  tutti sullo stesso piano a consumare insieme una cena a lume di candela, fra risate e tanta dignità.

Un film che definirei letterario, tanto riesce a scavare in profondità nei personaggi fino alla loro essenza in grado di dare un senso (anche nell’espiazione di una pena) e onore alla vita di tutti, a prescindere dal destino spesso canaglia. Non perdete questo film.