Gino Paoli: "Tenco non voleva uccidersi, un errore. Dormivo con Lucio Dalla"
Il cantautore svela retroscena inediti sul suo collega che si è tolto la vita: "Cercava di imitarmi, ma qualcosa andò storto"
Gino Paoli, la sua verità sulla morte di Tenco: "Cercò di imitarmi, ma a lui andò male"
Gino Paoli parla del suo amico e collega Luigi Tenco, morto suicida a Sanremo il 27 gennaio 1967 e svela un retroscena inedito. "Si è trattato di un colpo di teatro non riuscito. Come se avesse voluto imitare me: spararsi e restare vivo". Paoli racconta della notte dell’11 luglio 1963 quando decise di togliersi la vita: "Provo - dice il cantante a Cazzullo su Il Corriere della Sera - con i barbiturici, il Nembutal, annaffiati con il calvados, ma non mi fanno niente. Penso di gettarmi di sotto; ma non voglio dare a mia madre il dolore di vedere un figlio straziato. Mi ricordo di avere due pistole. Faccio le prove sparando con la Derringer calibro 5 dentro un libro bello spesso, e vedo che il proiettile entra in profondità. Così mi corico sul letto, e mi sparo. Non alla testa, sempre per non dare quel dolore a mia madre. Al cuore".
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"Il proiettile, però - prosegue Gino Paoli - si ferma nel pericardio, ed è ancora lì, e mi tiene compagnia; ha anche smesso di suonare al metal detector. Meglio così. Ogni volta spiegavo: ho una pallottola nel cuore. E nessuno mi credeva". Paoli torna sulla morte di Tenco: "Appena arrivò la notizia mi precipitai a Sanremo. Il festival andava fermato; e se fossi stato in gara sarei riuscito a fermarlo. Incontrai Lucio Dalla, e lo attaccai al muro perché avrebbe dovuto ritirarsi. Tanto più che la sua canzone si intitolava "Bisogna saper perdere". E tanto più che tutti collegavano Lucio a me. Avevo semplicemente capito che era un genio. D’estate giravamo a torso nudo su una decapottabile, e si formavano resse per vederci: entrambi pelosissimi, non eravamo un bello spettacolo. Dividevamo la stanza, a volte il letto, senza che mi sia mai venuto il dubbio che Lucio fosse omosessuale. La prima volta che lo portai in uno studio discografico, chiese di abbassare le luci. Nella penombra lo vidi cantare nudo, con le mutande in testa".