Ivana Spagna, tour e nuovo singolo:"Fu Elton John a farmi cantare in italiano"

Ivana Spagna, dopo San Marino, si prepara al tour europeo con il nuovo singolo e la storica "Dance" che negli anni '80 l'ha portata sul tetto delle hit parade

di Mirko Crocoli
Spettacoli
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La regina della dance degli anni d'oro si racconta ai microfoni di Affaritaliani

Con il brano “Seriously in love” dai primi di aprile c’è la Francia ad attenderla… ma “Call Me”, “Easy Lady” e “Gente come noi” non si dimenticano mai!

 

“Fu Elton John a convincermi a cantare in italiano. Gene come noi nacque grazie a lui…e vi racconto cosa avvenne la notte prima di concepire Call Me, un successo che balzò ai primi posti di tutte le classifiche”

Vocalità pazzesca, icona di stile e moda, personaggio dal carisma assoluto, Ivana Spagna, cantautrice regina della musica dance (i suoi brani sono passati alla storia della discografia internazionale) ha segnato un’epoca che egli stessa non lesina di ammettere, con un pizzico di nostalgia, essere stata: “irripetibile, epica, indimenticabile!”. Correvano gli anni ’80 e “Call Me”, “Easy Lady”, “Dance Dance Dance”, e “Lady Madonna” impazzavano nelle sale e nelle piazze di tutto il mondo. Ma era solo la punta di un Iceberg composto da ben 21 album, 17 studio, 4 raccolte e milioni di dischi venduti. Parte giovanissima da Viareggio sul Mincio in provincia di Verona per raggiunge il successo dopo oltre 12 anni di lavoro nelle neonate “disco” provenienti dalla cultura del Saturday Night Fever d’oltreoceano e con “Easy Lady” & “Call Me” scala tutte le classifiche.

Si trova davanti a Star del calibro di Michael Jackson, Paul Young, Veronica Ciccone (in arte Madonna) e Frankie Goes to Hollywood, si addossa critiche da parte dei media nazionali perché “un’italiana cantava solo in inglese”, ma fu Elton John a convincerla a tentare il percorso artistico con la sua lingua d’origine. In attività dal 1969, vince – tra gli altri – il Festivalbar, raggiunge un terzo posto a Sanremo e un “argento” per settimane nelle hit britanniche (caso più unico che raro), patria della musica moderna per eccellenza e il Disco d’Oro alla carriera consegnato dalla FIMI nel 2006 per le 11 milioni di “copie” con un solo singolo; “Gente come noi”.


 

Ma l’animo esuberante di Spagna, oggi come ieri, non è mutato ed è pronta nuovamente ad esibirsi in mezza Europa partendo dalla Francia, per poi passare in Romania, Norvegia, Malta e le isole Baleari, portando con sé non solo i noti cavalli di battaglia che l’hanno resa tra le voci pop-dance più amate per un ventennio ma anche il brano “Seriously in love” presentato lo scorso mese di febbraio a San Marino, evento canoro valido per l’ingresso all’Eurovision Song Contest e che ha visto Achille Lauro aggiudicarsi il podio.

Ivana ci racconta a cuore aperto i primi passi, l’ultima esperienza proprio nella piccola Repubblica al confine con Marche ed Emilia Romagna, i momenti di enorme popolarità, gli affetti, la perdita del padre, il ricordo della sua amica Loredana Bertè e – purtroppo – il dolore e le paure per l’attuale conflitto russo-ucraino che sta tenendo in apprensione i popoli del vecchio continente. Parola d’ordine di Spagna: “viviamo quello che la vita ci dona ogni giorno, evitiamo programmi a lungo termine, stiamo vicino ai nostri cari e facciamo sempre e solo ciò che ci piace”.            

Ivana, prima di fare un salto indietro ci dica come è andata la recente kermesse “Una voce per San Marino”, valida per l’accesso all’Eurovision Song Contest . Un bel quarto posto, ai margini del podio. Soddisfatta? Bella avventura?

Certamente. La cosa più importante è che mi sono divertita. Ero stata invitata come big e l’idea di mettermi in gioco mi ha allettato subito. Ho chiamato in radunata tutti i miei autori a partire da Larry e da mio fratello. Gli organizzatori mi suggerirono che sarebbe stato bello se avessi partecipato con un brano dance. Figuriamoci, per me è stato un vero e proprio invito a nozze. Avevo già delle tracce alle quali stavo lavorando da tempo, ne ho presa una, “Seriously in love”, la più adatta a mio avviso, e con lo staff ci siamo buttati in questa appassionata avventura al motto di: “torniamo indietro nel tempo e facciamo un brano stile ’80”. Iniziammo subito a lavorarci. La cosa incredibile della manifestazione di San Marino è stato l’entusiasmo che ha coinvolto tutti. Mi sono nuovamente resa conto (ma già lo sapevo) che la passione per il mio lavoro è sempre al primo posto, salta fuori oggi come 30 anni fa. Un evento che ho vissuta con una leggerezza che non ricordavo da tempo, perlomeno da prima che chiudessero tutto per la pandemia. E poi avevo un gruppo attorno a me con il quale ho legato all’istante. Giovani cantautori quali Matteo Faustini, Valerio Scanu, Francesco Monte…e altri. Un’atmosfera unica! Sicuramente un momento da ricordare, senza rivalità, ma solo purezza assoluta, amicizia e voglia di esibirsi. Per il resto  sì, un bel quarto posto, ma la canzone merita. Era agli embrioni quando ci abbiamo messo mano, la porterò in giro durante il tour che inizierà a breve, primi di aprile.


 

Quindi la lancerà insieme ad altri  pezzi memorabili che hanno fatto la storia della discografia “dance” degli anni Ottanta e Novanta?

Assolutamente, sarà in promozione assieme ai vari Call Me, Easy Lady, Gente come noi. E’ come aver tirato via da dentro un pezzo di me che era Ivana degli anni ’80 e senza porci regole, è questa la magia. Io ho sempre fatto (e continuo a farlo) nella mia vita solo ciò che amo veramente, senza pianificare nulla. Non credo ai progetti a lungo termine, vivo l’oggi. Il carpe diem è una filosofia che mi porto dietro da tutta la carriera e sono sempre la stessa.

Ivana, a quale dei tanti successi è più legata?

Sono tutti pezzi di vita. Easy Lady è un pezzo di vita, Call me un pezzo di vita e via discorrendo. Call me fu prima negli “Europe parade” davanti a Michael Jackson e Madonna. Una cosa mai vista. Ha raggiunto livelli rari per una cantante italiana e per un lungo periodo.  

Come è nata Call me?

Eravamo io, Larry e Theo. Avevamo uno studio nel seminterrato, tutto perlinato e rivestito di legno. Verso l’una di notte stavamo cercando il motivo centrale del pezzo. Larry lo suonò e gli ho chiesto di bloccarsi immediatamente. Mi parve subito fantastico, sentivo che era perfetto. Tuttavia loro non erano d’accordo. Mi arrabbiai molto, presi a calci il perlinato. Fu una grossa litigata. La notte portò consiglio, la risentimmo l’indomani e capirono anche loro che il ritornello era magnifico! Call me nacque così, dopo una mia enorme sfuriata.   

Che poi lei (particolarità) in quei periodi era un’artista italiana che cantava solo in inglese? 

E per questo sono sempre stata un po’ snobbata dai media anche quando in classifica ero tra i primi. Proprio perché non cantavo nella mia lingua. Forse non accettavano che mi esibivo all’estero solo in inglese, piaceva poco in patria alla critica di settore. Ma era il mio percorso professionale dopo oltre 10 anni di disco, venivo da quell’ambiente, era il mio un lavoro. Quello facevamo con Larry e Theo. Siamo nati con la dance, non cantavo mai in italiano.

E poi giunge “Gente come noi”… Come mai arriva la lingua madre?

Grazie ad Elton John che mi fece fare il provino in italiano. Era il 1994, mi disse: “Se passi questo puoi avere una parte in un cartoon della Walt Disney”. Proviamo, risposi. Elton cercava la voce di madre natura della sua “Circle of Life” per il film “Il Re Leone” e scelsero me. Da lì ho abbattuto la barriera della lingua italiana e infatti l’anno seguente partecipai a Sanremo con “Gente come noi”. Senza di lui forse avrei continuato in inglese per sempre.


 

Lei è anche l’ultima donna ad aver vinto il Festivalbar, 1987 con “Dance Dance Danc”  Ricordi di quella stagione?

Venivo da un ‘86 in cui avevo vinto come rivelazione con “Easy Lady”. L’Italia di quegli anni era incredibile, tutta la decade, ma dalla seconda in poi quasi commovente rammemorarla. C’erano ancora mio papà e mia madre i quali hanno fatto in tempo a godere sia di me che dalla platea del Festival. La dedicai a loro quella vittoria. Dopo appena 4 mesi mio padre è venuto a mancare.

Dal tono della sua voce si intuisce un po’ di nostalgia dei magnifici ‘80?

Infinita. Era magia pura. Nostalgia non tanto per i successi ma per la spensieratezza. Il mondo era più leggero, vibrante, gioioso. Oggi il peso dei giorni nostri ci schiaccia. Sì, ha detto bene, erano proprio i magnifici anno ’80, in tutti i sensi e parlarne mi regala sempre un’emozione particolare.

Talmente amata in quel periodo che ha avuto anche un fan piuttosto anomalo, un noto boss di Cosa nostra siciliana. Faceva collezione delle sue foto ritagliate dai giornali e dalle riviste. Ma è storia vera o leggenda? Perché la notizia balzò agli onori della cronaca in maniera anche inquietante se vogliamo. Ne vuole parlare? Ha un brutto ricordo?

E’ vero. Non ho un brutto ricordo. Una cosa molto delicata. Come vanità femminile fa sempre piacere essere seguita da qualsiasi persona. Di questa storia si è scritto molto, non solo sui media è anche riportata nelle pagine di alcuni libri dalle firme autorevoli che parlano di mafia. Naturale, un episodio che mi ha fatto un certo effetto quando l’ho saputo. Non immaginavo, solo dopo averlo letto sui giornali ne sono venuta a conoscenza.


 

A proposito di giorni difficili e peso schiacciante di un’era che è molto lontana dagli anni d’oro della “Prima Repubblica”; dopo la pandemia ora la guerra. Cosa pensa di quello che accade in Ucraina?

Dopo un biennio devastante come quello della Pandemia anche la guerra, Faccio pianti pazzeschi non riesco a vedere la tv. Immagini di persone che sono costrette ad andar via dalle loro case, è qualcosa di desolante. Mi sembra un incubo. Un momento di follia. Che si ravvedano! Che si ravvedano!

Senta Spagna, lei ha lavorato con molti artisti internazionali. Da Tracy Spencer a Rhett Lawrence da Tina Turner a Diane Warren. Ce n’è uno in particolare a cui è più legata? Anche italiano naturalmente..

Loredana Bertè. Alberga nel mio cuore sempre, senza togliere nulla agli altri. Ma Loredana è Loredana anche se tra noi è stato fuoco e fiamme. Il fatto è che le voglio veramente bene. A volte ci siamo mandate a quel paese poiché i nostri caratteri sono agli antipodi, ma a mio avviso lei è la più grande rock star italiana. Anni fa sul palco non ce n’era per nessuno. Aveva un fisico incredibile. Pensi, io donna mi ricordo del suo fisico. Una roba stellare, di una bellezza esplosiva. E poi è un genio, fa delle cose che solo i grandi artisti sanno fare, a 360 gradi. Siamo diverse ma accomunate dal libero arbitrio, dalla piena consapevolezza di decidere di noi stesse. Nessuna interferenza, prendiamo autonomamente le nostre scelte, giuste o sbagliate che siano. Ho condiviso con lei dei frangenti che mi sono rimasti dentro.

Progetti futuri? Covid permettendo ovviamente.

A breve inizia una lunga serie di concerti e live in Europa. Speriamo si possa fare con il nostro gruppo e il nostro service. I tecnici di fiducia sul palco sono importanti. Dopo due anni di fermo un cantante sente il bisogno di tornare ad “abbracciare” il suo pubblico. Il rapporto umano e diretto è l’aria che respiriamo. Come date abbiamo Dunkerque, Lione, Agen, Bordeaux, Limoges (molta Francia), poi Romania con Bucarest, Malta, due serate ad Ibiza con Dj ed ospiti internazionali. Evito Australia, Sudamerica o Canada per i viaggi troppo lunghi in aereo. Traversate di ore mi inquietano. Resto in Europa, preferisco. Ci rivedremo con vecchi amici e colleghi come qualche anno fa in una “collettiva” ove ritrovai Paul Young, Frankie Goes To Hollywood ed altri. Condividiamo le serate come 30 anni fa, sia con i vecchi brani che ci hanno fatto conoscere all’epoca della dance sia con i nuovi. Bello ritrovarsi sugli stessi palchi. Stupendo.