"Un modenese con l'accento del Nebraska fa ridere". Pupi Avati sta con Favino

La protesta dell'attore al Festival di Venezia "i personaggi italiani vanno interpretati da attori italiani" ha creato una bufera. Ecco le reazioni

di redazione spettacoli
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Favino e la frase sugli attori italiani che ha generato un putiferio. Ecco cosa ha detto e le reazioni

Pierfrancesco Favino scuote il Festival del cinema di Venezia. Il suo è un attacco mirato alle produzioni straniere che snobbano gli attori italiani. Favino ha lanciato un appello a "fare sistema" affinché i personaggi italiani nei film vengano interpretati da attori italiani. "Sono stanco di accettare che vengano affidati quei ruoli da stranieri". Il suo grido di protesta non è passato inosservato e in molti hanno sostenuto al sua tesi. "Favino ha pienamente ragione". Con queste parole, il regista Pupi Avati è intervenuto sulla polemica.

"Visto che capita spesso che gli americani facciano film sugli italiani, ha perfettamente un suo senso che siano interpretati da italiani. Ferrari, un modenese, che viene dal Nebraska fa un po’ ridere", ha detto Avati all’AdnKronos, riferendosi al film Ferrari di Michael Mann dove Adam Driver interpreta il patron della celebre scuderia automobilistica. "Quando ho girato il film su Dante Alighieri, - prosegue Avati - noi siamo stati tentati, sedotti dall’idea di farlo interpretare ad Al Pacino. Ma per quanto lui sia un italo americano, poi ci siamo ricreduti. E grazie a Dio abbiamo scelto Sergio Castellitto e Alessandro Sperduti, quindi attori italiani".

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Sullo stesso tono anche il commento di Edwige Fenech, attrice e produttrice francese naturalizzata italiana, citata da Repubblica: "Favino ha ragione. Anche nel film Gucci, per carità gli attori sono grandi attori ma non sono italiani, oltre al fatto che sul film bisogna stendere un velo pietoso, non è certo il modo giusto di dipingere una famiglia", ha detto Fenech. Mentre per Gabriele Salvatores regista e sceneggiatore italiano "la situazione è molto più complicata di quanto sembri. Bisognerebbe – conclude – riflettere in maniera più approfondita e comunque il fatto che oggi ne stiamo discutendo dimostra l’importanza del tema".

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