Afghanistan, Biden vuole droni sull'Isis. Ma partner infuriati con Usa e Nato

Gli alleati hanno scoperto che le forze armate americane avevano preventivamente requisito buona parte dell'aeroporto di Kabul. Crolla la fiducia

Esteri
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Droni e missili contro l'Isis. Joe Biden pensa alla vendetta contro i terroristi che hanno attaccato l'aeroporto di Kabul colpendo ancora di più la sua presidenza e imbarazzandolo sul ritiro dall'Afghanistan. Il commander in chief ha ordinato al Pentagono di mettere a punto piani di attacco per colpire leader, asset e strutture dell'Isis-K, la filiale afghana dello Stato Islamico che ha rivendicato l'attentato. L'ipotesi allo studio e' l'uso di droni e missili contro i rifugi dei capi dei miliziani, probabilmente al poroso confine col Pakistan. E forse solo dopo il completamento del ritiro il 31 agosto, per non compromettere ulteriormente la sicurezza delle evacuazioni. 

Biden pensa a droni e missili anti Isis, ma il piano ha delle lacune

"I droni furono lo strumento preferito dal presidente con cui Biden servì da vice, che li utilizzò in Afghanistan e contro l'Isis in Iraq, allo scopo di non esporre in prima persona i soldati americani", sottolinea il Messaggero. "Eppure Obama non esitò a dare il via alla pericolosissima missione dei Navy Seals nel cuore del Pakistan, per la presa di Osama. Biden ha spesso citato la tensione di quelle ore in cui tutta la squadra della sicurezza nazionale seguì la missione a Abbottabad, ma non ha mai ricordato che la cattura e uccisione di Osama aveva richiesto ben dieci anni di ricerche infaticabili. E anche trovare i covi dei militanti dell'Isis-K potrebbe non essere così facile come il presidente spera", scrive ancora il quotidiano romano.

Crollo della fiducia negli Usa e nella Nato dei paesi partner

Il problema, però, è che la fiducia dei partner negli Stati Uniti e nella Nato in generale è in caduta verticale. "Gli americani hanno preso il controllo dell’aeroporto a Kabul senza dire nulla agli alleati", spiega la Stampa. "Washington ha sempre agito in modo autonomo. E ora la fiducia dei partner è ai minimi. Gli alleati hanno scoperto che le forze armate americane avevano preventivamente requisito buona parte degli spazi, compreso il terminal, adibito a Centro di smistamento per il loro ponte aereo. Tutti gli altri hanno dovuto arrangiarsi. Gli italiani, per dire, si sono presi un hangar che era rimasto vuoto e hanno provato ad attrezzarlo con quel poco che trovavano in giro", continua La Stampa. "Restava poi una palazzina su due piani, separata con cancelli e reti dall’area americana, e lì, alla buona, ogni Paese Nato si è sistemato in una stanza".