Armi all'Ucraina? Il governo tentenna. Ma gli Usa ci vogliono sul mar Rosso

Scade a fine dicembre la legge di Draghi per le forniture a Kiev. Possibili fratture in maggioranza. E Washington chiede navi contro gli Houthi

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Esteri

L'Italia tentenna sulle armi all'Ucraina nel 2024

Il sostegno dell'Italia all'Ucraina sin qui c'è stato, anche sulle armi. Ma ora potrebbe essere in bilico. Come scrive il Corriere della Sera, "fra due settimane la legge che venne approvata dal gabinetto Draghi — e che è stata reiterata l’anno scorso dalla premier — decadrà. E Crosetto non ha ancora sciolto la riserva: «Non so se interverremo entro dicembre o a gennaio», spiegava ieri in un colloquio riservato".

Come spiega sempre il Corriere della Sera: "Il punto è che per assistere l’Ucraina con un altro «pacchetto», scaduti gli effetti giuridici dell’attuale provvedimento, il governo dovrebbe appoggiarsi a un’altra legge: la 185, che stabilisce i criteri di cessione di armi all’estero. Ma le procedure sarebbero diverse. Mentre le norme in vigore autorizzano il passaggio degli armamenti «da Stato a Stato», la 185 consente anche la vendita da parte di privati. E non prevederebbe il controllo parlamentare".

Non solo: "Oggi la decisione di fornire materiale bellico a Kiev è regolata da un decreto interministeriale firmato dai titolari della Difesa, degli Esteri e dell’Economia, espressione delle tre maggiori forze del centrodestra: FdI, Forza Italia e Lega. Con la 185, basterebbe invece solo il benestare di Crosetto. Messa così, la questione potrebbe assumere rilevanza politica e porrebbe in risalto le differenti posizioni nella maggioranza sul conflitto". Secondo quanto scrive Francesco Verderami, "un eventuale uso della legge 185, potrebbe essere interpretato come uno strumento che consentirebbe alla Lega di tenersi le mani libere in futuro". 

Intanto, però, gli Stati Uniti vogliono coinvolgere l'Italia anche su un'altra crisi, quella sul mar Rosso dove i ribelli Houthi stanno sbarrando l'accesso anche alle navi commerciali. Secondo Repubblica,  "per affrontare la crisi, gli Stati Uniti hanno domandato agli alleati di schierare una flotta internazionale che garantisca la libertà di navigazione nel Mar Rosso. Francia e Gran Bretagna hanno fregate nell’area e avrebbero aderito all’iniziativa. La richiesta è stata rivolta anche all’Italia: secondo indiscrezioni, verrà valutata all’inizio della prossima settimana ma ci sarebbe già una valutazione favorevole del governo Meloni. La nostra economia infatti è tra quelle che rischiano di pagare il prezzo più alto per le aggressioni al commercio navale che transita da Suez. La Marina militare ha già condotto numerose missioni anti-pirateria in quelle acque e le forze armate dispongono di una base logistica a Gibuti: esattamente sull’altro lato dello stretto bersagliato dagli Houthi".