Attentato Mosca, Putin non è certo stupido. Tutto quello che non torna...

Due coincidenze temporali determinanti: l'uccisione di Navalny e questa ultima tragedia

Di Paolo Diodati
Esteri

Fatti, fantasie, psichiatria: perché sarebbe inchiodato il tragicomico

Dopo una fuga da Mosca di circa 800 km, a 100 km dal confine con l'Ucraina, fermati a un posto di blocco non rispettato, dai proiettili dei militi che hanno bucato le gomme dell'auto, facendola sbandare, quattro dei presunti massacratori di inermi cittadini in attesa dell'inizio del concerto rock, sembra che abbiano confessato. Il sembra è d'obbligo, perché giochi, doppi, tripli e quadrupli con le attuali possibilità tecnologiche, rendono difficilissime e talvolta impossibili le interpretazioni esatte.

Nel vedere uno dei probabili massacratori ammanettato, col volto insanguinato e un altro in ginocchio, tremante per freddo e paura, confessare modo d'ingaggio di killer come loro, promessa dei soldi, oltre al disprezzo per simili incredibili assassini, si rabbrividisce nel constatare a quali abissi d'abbrutimento possa portare il degrado del vivere in un paese semidistrutto da una guerra "voluta", vittima dell'errore storico commesso nel nominare Presidente un cittadino che era famoso come comico e che li ha trascinati in una tragedia assurda. Per motivare l'espressione "guerra voluta", basta conoscere la storia dell'Ucraina almeno dal 2014 e rispondere alla domanda: con quale diritto gli USA hanno annullato elezioni popolari e referendum, abbattuto governi? Non bisogna fare come il giornalista Verderami che ogni volta che prende la parola in TV, sui fatti ucraini, dà prova di totale ignoranza dei fatti.

I politici dilettanti di Kiev, giorni fa, non hanno resistito alla gioia di sapere della bella sorpresa che era in preparazione per Putin. 

Ora, a strage realizzata, il sonnambulo Biden fa sapere che l'Ucraina non c'entra. O bella! E lui come fa a esserne sicuro? 

Excusatio non petita, accusatio manifesta, dicevano i nostri illustri avi... . 

Se Verderami volesse fare, finalmente, qualche cosa di utile, andasse a tirare le orecchie al "baciatestaMeloni", per la scivolata fatta.

Chi sostiene che sia stato Putin a infliggere al suo popolo una ferita simile, potrebbe non arrendersi di fronte agli assassini catturati in corsa verso Kiev e sostenere che se non li avessero arrestati, sarebbero andati direttamente a casa di Zelensky, perché quello era il patto con Putin, per smascherare il Bullo di Kiev, spaccone con armi e soldi altrui. E così via, con le apparenze ingannevoli e i doppi giochi.

Allora non resta che stabilire se il caso disperato di pazzia disumana, disperata e assassina, sia Zelensky o Putin.

Ci sono prove che il caso di pazzia figlia della disperazione, sia il tragicomico Zelensky.

Due coincidenze temporali determinanti: l'uccisione di Navalny e questa ultima tragedia.  

Zelensky le addebita al male assoluto Putin. Di Putin tutto si potrà dire, ma non che sia stupido. Uccidere un suo oppositore poco prima delle elezioni, sarebbe stato stupido, per le conseguenze. Realizzare un attentato simile contro il suo popolo, per compattarlo ancora di più sarebbe stato ancora più stupido e altissimamente pericoloso.

Mentre i due crimini rientrano perfettamente nella psicologia di un disperato che non ha fatto altro che sostenere che il miserabile Putin fosse malato grave, anzi, già morto e sostituito da un sosia. L'insistenza sua e dei compagni americani, nel l'incolpare Putin di non aver ascoltato il loro avvertimento sul pericolo di attentati, non è, come minimo, sospetta?

Il momento scelto dopo il plebiscito avuto nelle elezioni (se non fossero state "condizionate", sarebbe sceso magari al 60% ) è più utile a Biden e Nato. che non all'ISIS, che fece 4 attentati nel 2004, al massimo della sua "guerra" e non fa dal 2017. 

Perché svegliarsi proprio ora?

Mentre, visti gli eventi, la rabbia, l'impotenza e l'odio, hanno fatto dare ancora più al matto, il Pazzo di Kiev.

Non bisogna dimenticare la risposta da dare a Verderami e a chi sostiene che Putin non vuole e non parla di pace:  la frase simbolo del comico "Non un metro in meno dai confini iniziali."

Per fare la pace, ognuno dei belligeranti deve rinunciare a qualche cosa.

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