Biden, che disastro

Il primo faccia a faccia in diretta tv tra il presidente in carica e l’ex presidente ha trasformato i timori in certezze...

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Donald Trump e Joe Biden
Esteri

Biden, che disastro

Se negli ultimi mesi molti elettori democratici avevano sollevato dubbi sull’età e l’idoneità di Joe Biden a ricoprire un nuovo mandato di quattro anni alla Casa Bianca, dire che il dibattito di ieri sera non gli avrà fatto cambiare idea è un eufemismo.

Il primo faccia a faccia in diretta tv tra il presidente in carica e l’ex presidente e prossimo sfidante repubblicano, Donald Trump – trasmesso in esclusiva da CNN – ha trasformato i timori in certezze: nonostante gli affondi del tycoon lo avessero paradossalmente avvantaggiato, mettendolo davanti un’asticella più che bassa da superare, Joe Biden ha inciampato.

Nei 90 minuti di confronto, in uno studio senza pubblico e in presenza dei soli due moderatori Jake Tapper e Dana Bash, la sua voce era roca e monocorde. Spesso ha farfugliato e perso il filo del discorso. Circa a metà serata, gli addetti alla campagna democratica hanno fatto trapelare la notizia che il presidente fosse raffreddato. Sarà stato anche vero, ma suonava come una scusa.

Se sul finale il presidente è sembrato riprendersi, il più delle volte, è stato messo alle corde da un Trump energico ma disciplinato, aiutato dalle regole imposte dall’emittente e dallo spegnimento dei microfoni allo scadere del tempo concesso per ogni risposta. Ha evitato le interruzioni e l’intemperanza che avevano minato il suo primo dibattito nel 2020 e riportato la discussione sugli attacchi a Biden definendolo “il peggior presidente di sempre” ogni volta che è stato possibile.

Anche se ha dichiarato cose false e persino senza senso (come il fatto che i democratici vogliano autorizzare l’aborto “fin dopo il parto”) Biden non è riuscito a metterlo alle strette. “Non so davvero cosa abbia detto alla fine di quella frase, e non credo che nemmeno lui lo sappia” ha scherzato a un certo punto Trump dopo una risposta dell’altro.

Una frase, commentano oggi diversi editoriali, che potrebbe riassumere la serata. Tra i temi più dibattuti anche immigrazione, politica estera e inflazione ma la resa dei conti ha assunto fin da subito una piega amara e personale e i due non si sono stretti la mano né prima né dopo il dibattito.


 

5 momenti clou della serata

1) L’immigrazione è sempre un tema decisivo

A prescindere da quale fosse il tema della domanda, per quasi tutti i 90 minuti del dibattito Trump ha cercato di puntare i riflettori sull’immigrazione. L’ex presidente ha deviato molte delle risposte su uno degli argomenti sui quali si sente più forte, ponendo l’accento sui crimini commessi dai migranti e accusando Biden di smantellare i provvedimenti di controllo alle frontiere varati durante la sua amministrazione. L’immigrazione è sempre stato un argomento chiave in tutte le campagne elettorali dell’ex presidente che ha promesso deportazioni di massa per tutti gli immigrati irregolari presenti nel territorio statunitense e la fine dello ius soli. 

2) Capitol Hill: uno dei pochi punti ben assestati da Biden

Biden ha cercato di mettere alle strette Trump per la questione di Capitol Hill e la difesa della democrazia nel paese, sottolineando le accuse a suo carico e chiedendogli di denunciare i gruppi estremisti che attaccarono il Campidoglio il 6 gennaio. “Donald Trump ha incoraggiato la rivolta a Capitol Hill” ha detto Biden. “Quelle persone devono stare in galera”, ha attaccato il presidente. Trump, nel frattempo, ha dichiarato che accetterà i risultati delle elezioni del 2024 ma solo se saranno “giusti e legali”, e ribadito che la vittoria di Biden nel 2020 era una “frode”

3) Senza esclusione di colpi 

Visto il grande rilievo delle vicende giudiziarie di Trump, ci si aspettava che Biden le utilizzasse per lanciare delle stoccate al suo avversario ma così non è stato o, meglio, il presidente ha sottolineato che Trump è stato condannato per aver “comprato” il silenzio della pornostar Stormy Daniels. Più pronta la risposta di Trump che per l’ennesima volta ha cercato di rovesciare la situazione, ricordando a Biden la recente condanna del figlio Hunter: Trump colpito ma non affondato.  


 

4) Bene il golf…

La tanto attesa domanda sull’età e relativa capacità dei candidati di essere adeguati al ruolo di Presidente degli Stati Uniti ha visto Trump reagire prontamente con un elenco di test ed esami fatti per certificare la sua ottima salute fisica e soprattutto mentale. Biden invece ha ribattuto portando il discorso sul campo da golf, e in uno dei momenti più surreali della serata i due hanno messo a confronto i propri record atletici: Il tycoon ha preso in giro il rivale dicendo che Biden non potrebbe colpire una palla per 50 yard. “Gli ho detto che sarei felice di giocare a golf se portasse la sua borsa”, ha risposto Biden sottolineando che il peso del rivale sconfina nell’obesità.

5) …male la politica estera

La politica estera ha monopolizzato parte della serata. Trump ha incalzato Biden sulla guerra in Ucraina e pur definendo le condizioni poste da Putin per porre fine al conflitto, “inaccettabili” ha detto che con lui alla Casa Bianca il leader del Cremlino “non avrebbe mai invaso l’Ucraina”, ma lo ha fatto dopo aver visto “il nostro ritiro dall’Afghanistan, il momento più imbarazzante della nostra storia”. “Non ho mai sentito tante sciocchezze in vita mia”, è stata la risposta di Biden. “Putin è un criminale di guerra e non si fermerà all’Ucraina. Vuole ripristinare l’impero sovietico”.

L’ex presidente non ha perso l’occasione per lanciare qualche frecciatina alla Nato, affermando che solo grazie alle sue pressioni gli Alleati versano i finanziamenti dovuti mentre Biden è solo in grado di utilizzare “i soldi dei contribuenti americani per finanziare una guerra che non ha a che fare con gli Stati Uniti”. Anche sul fronte Mediorientale Biden si è dovuto difendere dall’accusa di essere “un palestinese” rivoltagli da Trump in tono dispregiativo.


 

Where do we go now?

Se è vero che finora Biden non ha dato prove di manifesta incapacità, continuando a prendere decisioni difficili e senza risparmiarsi sugli incontri alla Casa Bianca e nei viaggi all’estero, il segnale di allarme scattato giovedì sera non può essere ignorato. Invece di vigore e presenza di spirito il presidente ha proiettato l’immagine di un anziano fragile e a tratti confuso, facilmente bistrattato da un rivale un po’ bullo. La sua performance è stata definita “disastrosa” da commentatori vicini al partito e se avesse rappresentato l’occasione per recuperare lo svantaggio su Trump in alcuni stati chiave, si sarebbe rivelata un fallimento.

La campagna di Biden ha quasi due mesi per calmare le acque prima della Convention del partito, prevista il 22 agosto. Anche se ci vorrebbe una rivolta aperta perché i democratici abbandonassero il loro candidato, che ha già vinto abbastanza delegati alle primarie per assicurarsi la nomination. Inoltre, l’unico modo per sostituire Biden sul ticket presidenziale sarebbe che lui si sfacesse da parte. Una cosa che tutti i suoi più stretti collaboratori definiscono “impossibile”. Ma se pubblicamente, gli alti ranghi democratici continuano a schierarsi in gran parte attorno al presidente e sostengono che non si cambia un candidato per una prestazione poco brillante, il dibattito di ieri ha alimentato i dubbi sulle sue prospettive di vittoria per novembre.

“Nessuno si aspettava una lezione magistrale da Joe Biden, ma nemmeno questo crollo” osserva un consigliere senior dei democratici. “È stato pessimo nel messaggio, pessimo nella sostanza, pessimo nel rispondere, pessimo nella comunicazione non verbale. Non c’è stato alcun punto positivo in questo dibattito per lui. Anzi l’unico punto a favore è che il dibattito si sia tenuto a giugno e non a ottobre”.