Usa-Cina: più stabilità ma resta la tensione su Taiwan. Xi va a cena con Musk

Il bilancio del summit è positivo: ripreso il dialogo militare e altri accordi. Nuove scintille su Taipei. E Biden definisce il leader cinese "dittatore"

di Lorenzo Lamperti
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Joe Biden e Xi Jinping
Esteri

Biden-Xi: il bilancio del summit di San Francisco

Quattro ore di fitto colloquio nella tenuta di Filoli, la stessa che ha ospitato le riprese della celeberrima soap opera Dynasty. Al termine, un bilancio più che positivo per Joe Biden e Xi Jinping, che centrano l'obiettivo di stabilizzare i rapporti tra Cina e Stati Uniti. Come raccontato ieri, questo non cambia il più ampio scenario bilaterale, che continua a presentare dei nodi irrisolti e irrisolvibili. Ma intanto entrambi i leader ottengono un po' più di stabilità per affrontare con maggiore calma le rispettive sfide interne: le elezioni presidenziali del 2024 nel caso di Biden, la necessità di riavviare l'economia per Xi.

Sembra che l'incontro sia stato produttivo e che il risultato più importante sia stato la ripresa delle comunicazioni tra militari. Al di là di questo, ciò che è importante è che entrambe le parti hanno ribadito il desiderio di continuare a impegnarsi e a dialogare in diversi ambiti. È evidente l'intenzione, per il momento, di creare un certo grado di prevedibilità e stabilità. In questo senso, l'incontro ha visto la continuità dello sforzo in atto da maggio per stabilire dei limiti e dei confini alle relazioni e alle tensioni stesse. 


 



 

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Biden-Xi: ecco quali sono gli accordi del summit

Quali sono gli obiettivi concreti raggiunti nel summit? Primo: la ripresa della cooperazione bilaterale per combattere la produzione e il traffico di droghe illecite a livello mondiale, comprese le droghe sintetiche come il fentanil, e l'istituzione di un gruppo di lavoro per la comunicazione continua e il coordinamento delle forze dell'ordine sulle questioni relative agli stupefacenti.


 

Secondo: Biden e Xi hanno affermato la necessità di affrontare i rischi dei sistemi avanzati di intelligenza artificiale e di migliorare la sicurezza dell'intelligenza artificiale attraverso colloqui governativi tra Stati Uniti e Cina. Ma non c'è un vero accordo quadro, come qualcuno pensava alla vigilia, per limitare l'utilizzo dell'intelligenza artificiale nello sviluppo militare.

Terzo: sono state accolte con favore le discussioni positive tra i rispettivi inviati speciali per il clima, tra cui le azioni nazionali per ridurre le emissioni negli anni 2020, gli approcci comuni per il successo della COP 28 e l'operatività del Gruppo di lavoro sul rafforzamento dell'azione per il clima negli anni 2020 per accelerare le azioni concrete per il clima.

I due leader hanno poi concordato che i loro gruppi di lavoro daranno seguito alle discussioni di San Francisco con una continua attività diplomatica e interazioni ad alto livello, tra cui visite in entrambe le direzioni e consultazioni continue a livello lavorativo in settori chiave, tra cui le questioni commerciali, economiche, finanziarie, Asia-Pacifico, controllo degli armamenti e non proliferazione, marittime, applicazione del controllo delle esportazioni, pianificazione politica, agricoltura e disabilità.

Ma come detto il risultato più importante è la ripresa delle comunicazioni militari ad alto livello, così come i colloqui di coordinamento della politica di difesa tra Stati Uniti e Cina e le riunioni dell'accordo consultivo militare marittimo tra Stati Uniti e Cina. Entrambe le parti stanno anche riprendendo le conversazioni telefoniche tra i comandanti di teatro delle forze armate. Uno sviluppo fondamentale per evitare che possibili incidenti si tramutino in conflitto aperto.

Restano le tensioni su Taiwan, Xi a cena con Musk

Restano però le tensioni su Taiwan. Per quanto riguarda Taipei, Xi ha avanzato richieste specifiche: gli Stati Uniti dovrebbero smettere di armare Taiwan e sostenere la riunificazione pacifica della Cina. È stato anche categorico sul fatto che gli Stati Uniti non debbano oltrepassare le "linee rosse" e non debbano fare "salti mortali". Ma dalla Casa Bianca fanno sapere che Biden ha mantenuto il punto: "Su Taiwan, il presidente Biden ha sottolineato che la nostra politica di una sola Cina non è cambiata ed è stata coerente attraverso i decenni e le amministrazioni. Ha ribadito che gli Stati Uniti si oppongono a qualsiasi cambiamento unilaterale dello status quo da entrambe le parti, che ci aspettiamo che le differenze tra le due sponde dello Stretto siano risolte con mezzi pacifici e che il mondo ha interesse alla pace e alla stabilità nello Stretto di Taiwan. Ha chiesto di limitare l'uso di attività militari da parte della Repubblica Popolare Cinese all'interno e intorno allo Stretto di Taiwan".

Insomma, siamo ancora lontani. Ad aggiungere potenziali divergenze è un commento di Biden in conferenza stampa, non esattamente in linea con l'etichetta diplomatica. "Beh, lo è..." ha detto durante la conferenza stampa finale rispondendo alla domanda di un giornalista che chiedeva se si riferirebbe ancora al leader di Pechino come a un dittatore. Aggiungendo: "E' un dittatore nel senso che è una persona che governa un paese che è un paese comunista, basato su una forma di governo totalmente diversa dalla nostra”.

Nessun comuicato congiunto finale, Xi è poi andato a cena con i grandi imprenditori statunitensi tra cui Elon Musk e gli amministratori delegati di Microsoft, Citigroup, Exxon Mobil. Coltivare i rapporti con le grandi aziende private consente alla Cina di provare a scavare un solco tra il mondo economico e la Casa bianca, scongiurando o quantomeno rallentando i venti di "disaccoppiamento" o di "riduzione del rischio".