Cina contro il G7 dopo la visita di Meloni a Tokyo: "Strumento egemonico Usa"
La stampa di Pechino: "I problemi emersi di recente tra Italia e Cina sono colpa del governo di destra"
La Cina critica il G7 dopo la visita di Meloni in Giappone
Al centro, l'aquila statunitense che punta il dito contro la Cina. Alla sua destra c'è un lupo grigio che fa segno di no con le mani. Rappresenta l'Italia, riluttante a seguire Washington nella sua campagna anti cinese. Vengono raffigurati poi un cane (Giappone) che offre da bere agli altri astanti, un canguro (Australia), un falco (Germania) e un gallo (Francia) che ascoltano in silenzio. E ancora un leone (Regno Unito) e una nutria (Canada), mentre da sotto il tavolo una rana (Taiwan) cerca di saltare abbastanza in alto per farsi vedere.
Era il 2021 quando sui media cinesi comparve questa vignetta che descriveva il G7 utilizzando l'iconografia dell'"ultima cena". La concezione cinese era chiara già allora: per Pechino il G7 una struttura basata su un ordine unipolare, un vecchio circolo di presunti amici non al passo con i tempi e con il nuovo ordine multipolare. E dunque il vertice anti cinese sarebbe un artificio attraverso il quale gli Stati Uniti e i suoi (più o meno) alleati si convincono di poter ancora controllare un mondo che invece gli è sfuggito di mano.
Non deve dunque sorprendere che dai media cinesi arrivino nuove critiche al G7, proprio mentre la premier Giorgia Meloni conclude il suo viaggio in Giappone per il passaggio ufficiale di consegne con il premier nipponico Fumio Kishida, in vista del summit di Borgo Egnazia del prossimo giugno. "Il G7 sta diventando un meccanismo guidato dagli Stati Uniti al servizio degli interessi egemonici di Washington per contenere i suoi concorrenti strategici come la Cina e la Russia", si legge sul Global Times, che sottolinea come i leader di Giappone e Italia, "hanno discusso una serie di argomenti, tra cui il contenimento della Cina, durante i colloqui di lunedì a Tokyo".
"Kishida e Meloni hanno riconfermato la loro cooperazione nel sostegno all'Ucraina, scambiandosi al contempo opinioni su come affrontare la crescente assertività della Cina nella regione Asia-Pacifico", continua il tabloid statale cinese, che non manca di entrare nel dettaglio della politica estera dell'Italia. "In passato le relazioni del Giappone con l'Italia erano più distanti rispetto a quelle con altri Paesi europei come Regno Unito e Germania. Ma dopo l'arrivo al potere della Meloni, la situazione è cambiata. L'Italia sta cercando di mettersi al passo con gli altri membri dell'UE nello sviluppo di legami con il Giappone".
Nella prospettiva cinese, il G7 è sempre più una sorta di "braccio diplomatico" di Washington e i Paesi che ne fanno parte non avrebbero un'alta autonomia strategica. Ma non mancano dei distinguo. "Altri membri del G7, come Francia e Germania, che sono anche membri fondamentali dell'UE, manterranno una politica più indipendente, poiché condividono un'ideologia comune con gli Stati Uniti ma non molti interessi concreti", si legge sulla stampa cinese.
I rapporti tra Italia e Cina
Li Haidong, professore dell'Università degli Affari Esteri della Cina, ha dichiarato che, "sebbene gli Stati Uniti stiano utilizzando il meccanismo del G7 per colpire la Cina, ciò non significa che tutti i membri del G7 seguiranno ciecamente e incondizionatamente ogni istruzione di Washington. Ciò indica che c'è ancora un ampio spazio per la Cina per sviluppare legami e cercare una cooperazione pragmatica con loro separatamente".
Cui Hongjian, professore dell'Accademia di governance regionale e globale dell'Università di studi esteri di Pechino, ha dichiaraato sempre al Global Times: "L'Italia deve ancora cooperare con la Cina e alcuni problemi emersi di recente tra Cina e Italia sono causati dal governo di destra. Se l'Italia tornasse ad essere governata da uno dei partiti politici tradizionali, ci sarebbe la possibilità per le due parti di riparare i legami".
Un messaggio interessante, che arriva dopo la cauta uscita del governo Meloni dalla Belt and Road Initiative, che non ha però provocato sin qui strascichi eccessivamente polemici tra Roma e Pechino, dove entro il 2024 dovrebbe andare in visita il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E forse, chissà, anche la stessa Meloni.