Cina, alle stelle i prezzi del magnesio.Tremano le industrie auto e acciaio Ue

Il 95% delle importazioni europee del prezioso minerale, fondamentale in numerosi settori produttivi, arrivano dalla Cina. Ma ora sono bloccate

di Lorenzo Lamperti
Esteri
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Prima il carbone, ora anche il magnesio. La Cina continua a essere fonte, suo malgrado, delle preoccupazioni dell'Europa. Minacciandone la ripresa post Covid. Se l'aumento della domanda di carbone provocata dalla crisi energetica delle scorse settimane aveva portato a una carenza di combustibili fossili e dunque a un aumento del prezzo, stavolta è l'assenza di un elemento chimico come il magnesio, che può impattare in modo potenzialmente devastante su una serie di industrie europee, a partire da quella automotive. Colpendo anche i livelli occupazionali in una delicatissima fase come quella della recovery post pandemica.

La cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro ceco Andrej Babiš hanno sottolineato la gravità della situazione giovedì scorso durante un vertice dei leader dell’Unione Europea, dove hanno dichiarato che la produzione di magnesio in Cina sia diventata ormai “troppo costosa” per poter efficacemente sopperire ai fabbisogni dell’industria europea. Il problema è che l'Europa dipende largamente dal colosso asiatico per le importazioni di questo metallo, nella misura del 95%. Una percentuale a dir poco clamorosa, che non puà lasciare tranquillo il Vecchio Continente e in particolare i settori più esposti alla carenza di magnesio, vitale per settori automobilistico, siderurgico, metallurgico, aeronautico ed elettronico.

Tanto che nei giorni scorsi, le associazioni che riuniscono le industrie europee della filiera dei metalli e dell'acciaio, fino all'automotive, tra cui Eurofer, European Aluminium e Acea, hanno lanciato un chiarissimo allarme rosso. Senza un'azione "urgente" da parte dell'Ue, avvertono le associazioni dell'industria, questa situazione "minaccia migliaia di imprese in Europa, la loro intera supply chain e milioni di posti di lavoro". I prezzi delle importazioni di magnesio dalla Cina vengono definiti "da estorsione", da cinque a sette volte maggiori quelli di un anno fa.

L'Europa "potrebbe esaurire le sue scorte di magnesio dalla fine di novembre, con carenze di produzione, chiusura di imprese e perdita di posti di lavoro a seguire". Pechino tenta di rassicurare i paesi europei sul fatto che la carenza di magnesio è solo un problema congiunturale dovuto alla crisi energetica, ma la vicenda mette in luca una pericolosa sovradipendenza dell'Europa dal mercato cinese, presente anche in altri settori. "I settori più colpiti - si legge nella nota delle associazioni di categoria - sono le industrie produttrici e utilizzatrici di alluminio, ferro e acciaio, compresi i settori di utilizzo finale come l'automotive, l'edilizia e l'imballaggio, insieme ai loro fornitori di materie prime". 

Avendo estromesso i rivali europei attraverso ciò che molti detrattori descrivono come dumping su larga scala, spiega China Files, la Cina è diventata il fornitore ufficiale di oltre il 95% di tutto il magnesio importato in Europa. Il Vecchio Continente ha sviluppato de facto una pericolosa dipendenza in completa antitesi con l’”autonomia strategica” tanto ricercata. La carenza mette poi in discussione la capacità dell’Ue di esercitare pressioni sulla Cina affinché adotti misure drastiche per ridurre l’uso del carbone in vista della prossima conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, che si terrà a Glasgow a novembre.

Nel frattempo, la Cina chiarisce con le sue mosse che il settore delle risorse minerali e delle terre rare gode di privilegi e libertà di cui gli altri non possono godere. In particolare, lo dimostra la creazione di una mega entità di terre rare operando una fusione di tre produttori del settore. Verrà creata una società statale con una quota di quasi il 70% della produzione nazionale dei metalli essenziali per la fabbricazione di prodotti ad alta tecnologia. La mossa è volta ad accelerare lo sviluppo delle risorse e della tecnologia di lavorazione, così come a rafforzare il controllo di Pechino sul settore minerario in previsione delle prolungate tensioni commerciali con Washington. Ristrutturando le principali aziende di terre rare del paese, il governo cerca di estendere il controllo dalla produzione all'intera catena di approvvigionamento, comprese le esportazioni.