Cina, Xi Jinping prudente: target pil 5%. Budget su per esercito e microchip

Obiettivo di crescita realistico, mentre salgono del 7,2% le spese militari e del 50% per i semiconduttori e le industrie strategiche

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La Cina fissa un prudente obiettivo di crescita "attorno al 5%" per il 2023 all'apertura dei lavori dell'Assemblea Nazionale del Popolo, il ramo legislativo del parlamento cinese, e aumenta lievemente il budget destinato alla Difesa, portandolo al 7,2%. Alla Grande Sala del Popolo, nel centro di Pechino, il primo ministro uscente, Li Keqiang, accolto da un lungo applauso, ha fissato gli obiettivi per l'anno in corso contenuti nel rapporto di lavoro del governo, nel suo ultimo discorso da premier.

La Cina punta alla stabilità economica, dando priorità alla ripresa e all'espansione dei consumi interni, dopo un deludente 2022, in cui la Cina è cresciuta solo del 3%, ai minimi da oltre quaranta anni: l'obiettivo di crescita è fissato "attorno al 5%", al di sotto del target dello scorso anno (attorno al 5,5%) non raggiunto a causa delle linee restrittive della politica di zero Covid, che ha imposto lockdown in molte aree del Paese e si è abbattuto sull'economia.

"Superando grandi difficoltà e sfide siamo riusciti a mantenere stabile la performance economica" ha detto il premier, citando poi la politica di Pechino nel contrasto alla pandemia. "Abbiamo portato avanti la risposta al Covid-19 e perseguito lo sviluppo economico e sociale in maniera efficace e coordinata", ha proseguito Li, senza citare direttamente la linea di tolleranza zero verso il virus accantonata a dicembre scorso. Per il futuro, invece, la Cina dovrà svolgere un lavoro di controllo e prevenzione delle malattie più "scientifico, preciso ed efficiente".    

Tra gli altri obiettivi fissati dal premier per il 2023, la Cina punta a creare 12 milioni di posti di lavoro nelle città (in crescita rispetto agli 11 milioni dello scorso anno) contenendo al 5,5% il tasso di disoccupazione nelle aree urbane, e a contenere la crescita dell'inflazione al 3%, in linea con l'obiettivo del 2022. Il rapporto deficit/pil è fissato al 3% per il 2023, al di sopra dell'obiettivo del 2,8% fissato lo scorso anno, e il tasso di cambio del renminbi, la valuta cinese, rimarrà "generalmente stabile". La Cina deve puntare all'autonomia nella tecnologia e agli investimenti infrastrutturali, e a favorire la crescita delle piccole e medie imprese, ha detto il primo ministro. Non poteva mancare un accenno alla questione di Taiwan, fondamentale per Pechino che considera l'isola parte del proprio territorio nazionale, e nervo scoperto nei rapporti con gli Stati Uniti: la Cina metterà in campo "misure risolute" contro i tentativi di indipendenza dell'isola, ha detto Li, e punta alla "riunificazione pacifica" di Taiwan con la Repubblica Popolare Cinese.

Infine, il budget destinato alla Difesa è previsto in crescita del 7,2%, lievemente al di sopra della crescita fissata lo scorso anno (+7,1%) a 1.560 miliardi di yuan (circa 230 miliardi di dollari) e la Cina dovrà "intensificare l'addestramento e la preparazione al combattimento" delle proprie Forze Armate, ha detto Li.    

Nessun riferimento diretto è stato fatto alla guerra in Ucraina, come prevedibile, ma Li Keqiang ha sottolineato che la Cina persegue una politica estera "indipendente" e volta alla pace mondiale. Il riferimento giunge a poco più di una settimana dal piano per la soluzione politica della crisi ucraina pubblicato da Pechino e freddamente accolto in Occidente per la continua assenza di una condanna della Russia da parte di Pechino. In circa un'ora di durata del suo intervento, Li ha dato risalto ai risultati raggiunti dal governo, mentre gli obiettivi per l'anno in corso hanno avuto un ruolo di secondo piano: quello di oggi è stato il "canto del cigno" del premier cinese, che già lo scorso anno aveva preannunciato la sua uscita di scena.

Nel corso dei lavori parlamentari si consumerà il ricambio della classe dirigente, con la prevista, se non scontata, riconferma di Xi Jinping nella carica di presidente cinese per un terzo mandato. Li Keqiang è stato primo ministro negli ultimi dieci anni, ma il suo ruolo è passato spesso in secondo piano rispetto a quello di Xi, che ha avuto l'ultima parola su quasi tutte le aree più importanti della gestione dello Stato. Il futuro premier potrebbe avere un ruolo più forte: il successore di Li Keqiang come primo ministro sarà molto probabilmente Li Qiang, l'ex segretario del Partito Comunista di Shanghai promosso alle alte sfere del Comitato Permanente del Politburo al ventesimo Congresso del Partito Comunista Cinese di ottobre scorso, e fedelissimo del presidente cinese.

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