Cop 28, perché Al Jaber si è dato una mazzata sui gioielli di famiglia

Alla conferenza di Dubai un patto per combattere i cambiamenti climatici

Di Giuseppe Vatinno
Esteri

Alla Cop28 di Dubai si esce dai fossili con il nucleare e le fonti rinnovabili nel 2050

La Cop28, che si è tenuta nelle magiche terre d’Oriente, ha portato un dono inatteso alle genti del mondo, come una epifania d’amore per le imminenti festività natalizie. Infatti nel testo finale per la prima volta si parla di “abbandonare i combustibili fossili, emissioni zero al 2050”.

Da Dubai, Emirati Arabi Uniti, proviene un testo rivoluzionario. Proviene proprio da un terra di petrolio che
anzi fa di questo combustibile fossile la fonte primaria della sua favolosa ricchezza che permette ai suoi cittadini di non pagare tasse.


Al Jaber, il Capo Cop, parla di “accordo storico” per limitare l’innalzamento della temperatura a soli 1,5 °C, limite oltre il quale accadrebbe l’irreparabile. Nel testo in realtà si parla di “abbandono graduale” delle fonti fossili invece della più impegnativa parola “uscita” che era in una precedente bozza, ma il risultato, almeno formale, c’è. Ma perché Jaber si è dato una mazzata da solo sui gioielli di famiglia (è il caso di dirlo)? Perché Jaber si è fatto omomorfo a Tafazzi che sulle pudende si tirava delle gran mazzate ridendo?
Una domanda banale che però nessuno si è fatta.


Ad utilizzare il detto andreottiano che “a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca” la soluzione al dilemma è che la data proposta, il lontanissimo 2050, è così lontana, 27 anni che nessuno si ricorderà di essa. Cioè la gloria mondiale che i Paesi produttori di petrolio avranno da questa Cop si pagherà così lontano nel tempo che è come se non fosse stata fatta. Allora chissà chi ci sarà e poi Dio vede e poi provvede.

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Ma questa Cop non sarà solo famosa per l’apodittica affermazione sui fossili ma anche perché,
anche qui per la prima volta, il nucleare entra nella dichiarazione finale di una Cop.


La dichiarazione di Dubai ha provocato gioia e gaudio nella Ue e ha provocato la ammirata approvazione di un vecchio “professionista dei cambiamenti climatici” come l’americano John Kerry a cui si è aggiunto, tosto e ratto, il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Si sa i cambiamenti climatici, come il femminismo, tirano e i politicanti seguono sempre il mainstream.


Meno contente le Isole Samoa, che rischiano di finire sott’acqua anzi tempo e poi perché il loro narcisismo è stato annichilito dal fatto che non erano ancora entrati in sessione plenaria essendosi fermati a gustare un aromatico thè alla menta. Magari se non perdevano tempo spuntavano una data più favorevole.
E poi è arrivata la parte forte, che tutti attendevano, cioè quelle dei quattrini: “il fabbisogno finanziario per l’adattamento dei Paesi in via di sviluppo è stimato in 215-387 miliardi di dollari all’anno fino al 2030 ed è necessario investire circa 4,3 mila miliardi di dollari all’anno in energia pulita fino al 2030, aumentando poi a 5 mila miliardi di dollari all’anno fino al 2050, per poter raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050”, la solita valanga di soldi che permetterà a generazioni di burocrati Onu e dei loro discendenti di vivere felici e contenti in prosperità.


Ma la cosa in un certo senso divertente della vicenda è che alla fine il temutissimo –dagli ambientalisti- nucleare cacciato dalla porta gli è rientrato dalla finestra. Infatti, anche i più zucconi degli ambientalisti, come quelli di Ultima Generazione e similari, hanno dovuto ammettere che non ci sono solo le costose e intermittenti (e non stoccabili) fonti rinnovabili che sono pulite ma, ahiloro, c’è anche il nucleare da fissione e che in seguito ci sarà anche uno meglio, cioè quello da fusione.

Ma i Verdi mondiali -e quelli italiani in particolare- sul “No al Nucleare” ci hanno costruito intere carriere politiche. Perché i “No Tutto” sono contrari a qualsiasi forma di progresso. E quindi non solo si oppongono
alle fonti fossili ma in un totale delirio iconoclasta si sono scagliati nel tempo anche contro l’eolico e il fotovoltaico con le motivazioni più amene, come quella che il primo è antiestetico e fa spiaccicare gli uccelli (quelli più cretini, aggiungiamo noi) e il secondo occupa spazio e ha comunque una lavorazione inquinante che produce la famigerata CO2 principale artefice dell’Effetto Serra.

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