Corea del Sud, chi è Han Duk-soo: il leader che guiderà la nazione in attesa della sentenza di impeachment del presidente
Esperienza e professionalità per il premier: dovrà "normalizzare" la situazione nel Paese
Han Duk-soo
Corea del Sud, chi è Han Duk-soo il primo ministro che guiderà la nazione in attesa del verdetto della Corte costituzionale sull’impeachment del presidente Yoon Suk Yeol
Profilo bipartisan e curriculum di spessore, il primo ministro sudcoreano Han Duk-soo guiderà la nazione in attesa del verdetto della Corte costituzionale sull’impeachment del presidente Yoon Suk Yeol, ma non mancano le proteste. Il Partito democratico, la principale forza di opposizione, ha infatti presentato una denuncia formale contro Han affinché venga coinvolto nelle indagini per non aver bloccato il tentativo di Yoon di imporre la legge marziale.
Ad Han spetterà il compito di normalizzare la situazione e di mantenere in equilibrio i rapporti con la Corea del Nord, tesi da settimane. Subentrato a Yoon in forza di legge, il già primo ministro è un tecnocrate di comprovata esperienza. 75 anni, ha ricoperto ruoli istituzionali per oltre tre decenni sotto la guida di cinque diversi presidenti, sia conservatori che liberali. Insomma, le sue capacità sono apprezzate un po’ in tutto lo spettro politico e sembrano la ricetta giusta per tenere dritta la barra del timone in un momento di burrasca.
In carica come primo ministro dal 2022, Han ha già ricoperto lo stesso ruolo in due occasioni: prima nella primavera del 2006, per una parentesi lunga appena un mese; poi di nuovo tra il 2007 e il 2008. Laurea in economia con un dottorato conseguito ad Harvard, Han ha ricoperto ruoli tecnici fin dagli albori della sua carriera politica, iniziata negli anni Ottanta in quello che oggi è il ministero del Commercio, dell’energia e dei trasporti, arrivando a essere prima viceministro, nel 1997-98, e poi ministro fino al 2000. Nel 2005 è stato nominato come ministro delle Finanze, salvo lasciare l’incarico dopo poco più di un anno per diventare consigliere presidenziale per il libero scambio.
Nella sua carriera, però, non c’è solo la politica. Dal 2009 al 2012 Han è stato ambasciatore negli Stati Uniti, ricoprendo un ruolo fondamentale nella firma di un accordo di liberalizzazione commerciale tra i due paesi. Inoltre, è stato membro del cda di S-Oil, società petrolifera sudcoreana parte di Saudi Aramco, e presidente dell’Associazione coreana per il commercio internazionale.
A oggi, non si sa per quanto dovrà fare le veci del presidente, perché il verdetto della Corte costituzionale potrebbe arrivare tra mesi. In ogni caso, se la Corte dovesse rimuovere Yoon, nuove elezioni andrebbero indette entro 60 giorni. Al netto dei fattori esterni, per Han la navigazione non sarà semplice. Prima di tutto perché la Costituzione coreana non specifica se il presidente ad interim debba limitarsi al prevenire la paralisi dello Stato – tesi accreditata dalla maggior parte degli studiosi di diritto – o se possa considerarsi in possesso dei pieni poteri come se fosse stato eletto. In secondo luogo, il Partito democratico ha già presentato una denuncia formale per indagare le responsabilità di Han nel non aver evitato che Yoon cercasse di imporre la legge marziale. Uno scenario che apre il rischio di impeachment anche per lui. Nel caso, a succedergli sarebbe il ministro delle Finanze Choi Sang-mok, in queste ore al lavoro con la Banca centrale per stabilizzare il mercato e prevenire la volatilità del won, la moneta coreana.