Corea del Sud, l'accusa: Yoon Suk Yeol autorizzò militari a sparare per entrare in Parlamento
Il rapporto dei pubblici ministeri contro il presidente sospeso della Corea del Sud. "Sfonda la porta e trascinali fuori, anche se significa sparare”
Yoon Suk Yeol, il presidente della Corea del Sud che ha tentato il golpe (Foto Lapresse)
Corea del Sud, l'accusa: Yoon Suk Yeol autorizzò militari a sparare per entrare in Parlamento
La posizione di Yoon Suk Yeol rischia di aggravarsi. Un riassunto del rapporto di accusa redatto dai pubblici ministeri del caso che ha visto protagonista l’ex ministro della Difesa Kim Yong-hyun evidenzierebbe come il presidente della Corea del Sud abbia dato all’esercito il via libera di sparare pur di entrare in Parlamento durante il suo tentativo di imporre la legge marziale nel paese.
Il 3 dicembre, mentre i parlamentari sudcoreani si precipitavano in Aula per bloccare la mossa di Yoon, truppe armate hanno provato a fare irruzione, assaltando l’edificio, rompendo fineste e atterrando sul tetto con un elicottero.
Secondo il rapporto dei pm, Yoon avrebbe detto al Capo del comando di difesa di Seoul, Lee Jin-woo, di usare la forza se necessario.
“Non sei ancora entrato? Cosa stai facendo? Sfonda la porta e trascinali fuori, anche se significa sparare”, le parole che Yoon avrebbe rivolto a Lee. Al generale Kwak Jong-keun, Capo del comando di contro-intelligence della Difesa, avrebbe invece detto di entrare nell’Aula e trascinare via i parlamentari con la forza per evitare che venisse raggiunto il quorum necessario a bloccare il suo tentativo. “Entrate rapidamente nell'Assemblea nazionale e fate uscire le persone all'interno della camera, e sfondate le porte con un'ascia se necessario e trascinate tutti fuori”.
Una ricostruzione che, se confermata, tratteggerebbe un Yoon determinato nel suo intento e pronto a (quasi) tutto pur di realizzarlo. Preso atto del voto del Parlamento, che nelle prime ore del 4 dicembre ha votato contro l’introduzione della legge marziale, Yoon avrebbe detto di poterla dichiarare “una seconda o terza volta”. Oltre a questi dettagli “operativi”, il report dei pm contiene informazioni che potrebbero aiutare a far luce anche sulla genesi del piano di Yoon. Ci sarebbero prove, infatti, che testimonierebbero che il presidente ne avrebbe parlato fin da marzo con alcuni alti funzionari militari. La dichiarazione è poi arrivata solo a dicembre, usando come pretesto lo stallo sull’approvazione della legge di bilancio.
Attualmente esautorato delle sue funzioni, Yoon è in attesa del verdetto della Corte costituzionale, chiamata a decidere se confermare l’impeachment e condannarlo oppure se respingerlo e restaurare i suoi poteri. Nel frattempo, il 27 dicembre il Parlamento ha votato la messa in stato di accusa del primo ministro Han Duk-soo, che era subentrato ad interim a Yoon.
Un caos politico che sta comportando difficoltà finanziare per la Corea (moneta precipitata e Borsa crollata) e che ha portato a manifestazioni di piazza a Seoul da parte dei sostenitori delle due parti. Agli slogan pro-Yoon quali “Legge marziale legale, impeachment non valido!”, oppure “Il Partito democratico metterà sotto accusa anche Choi Sang-mok [ministro delle Finanze e nuove presidente ad interim, ndr] come Han e il paese impazzirà”, hanno risposto i manifestanti di opposizione, che hanno intonato Imagine di John Lennon brandendo cartelli con scritto “Un nuovo leader per il nuovo anno” o “Arrestate Yoon”. “Mi sono sentita così sollevata quando Han è stato messo sotto accusa, anche lui faceva parte dell'insurrezione”, ha detto all’Afp una partecipante. Simbolo della sua protesta un bastoncino luminoso: “Lo teniamo in mano per dimostrare il nostro impegno e, a differenza di una candela, non si spegnerà mai”.