Corea, Kim sempre più allineato a Putin. La minaccia nucleare diventa globale

Il lancio del missile balistico sul Giappone (il primo dopo 5 anni) avviene proprio mentre Pyongyang riconosce i referendum russi. Ed è solo l'antipasto

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Kim Jong-un? Il missile balistico sul Giappone è solo un antipasto

La minaccia nucleare raddoppia. Dall'Europa orientale all'Estremo Oriente. E lo fa proprio nello stesso giorno. Mentre si rincorrono voci di un possibile imminente test nucleare della Russia al confine con l'Ucraina, che alimenta i timori dell'uso tattico di un'atomica da parte di Vladimir Putin, ecco il lancio di un missile balistico da parte della Corea del Nord.

E questa volta si tratta di una cosa davvero seria, visto che il missile ha sorvolato per la prima volta dopo 5 anni un paese limitrofo, vale a dire il Giappone. Si tratta peraltro solo di un antipasto. Anche in questo caso, crescono le possibilità di un test nucleare vero e proprio da parte del regime di Pyongyang che potrebbe essere effettuato nell'intervallo di tempo tra il Congresso del Partito comunista cinese (16-22 ottobre) e le elezioni del Midterm negli Stati Uniti (8 novembre).

Il missile di martedì ha percorso una distanza di circa 4.600 chilometri (2.858 miglia), con un'altitudine di circa 1.000 chilometri (621 miglia) e una velocità massima che ha raggiunto Mach 17 - cioè 17 volte la velocità del suono, secondo i funzionari giapponesi. A titolo di confronto, il territorio insulare statunitense di Guam dista solo 3.380 chilometri dalla Corea del Nord. Il messaggio è dunque chiarissimo da parte di Kim: non solo il Giappone, per molti il vero obiettivo dei test balistici più ancora della Corea del Sud, ma anche gli Stati Uniti sono a gittata delle armi nordcoreane.

Perfché Kim ha lanciato ora il missile e che cosa può succedere ora

Di solito la Corea del Nord lancia i suoi missili nelle acque al largo della penisola coreana. Chiaro che fargli sorvolare il Giappone sia una mossa molto più provocatoria, sia per ragioni pratiche che simboliche. Questo tipo di lancio non annunciato potrebbe comportare rischi per gli aerei e le navi mentre il missile scende verso il suo obiettivo, poiché non avrebbero avuto alcun preavviso per evitare l'area. E se il test fosse fallito, causando la caduta del missile, avrebbe potuto mettere in pericolo le principali aree abitate. Secondo il segretario di gabinetto Hirokazu Matsuno, il missile ha sorvolato la regione giapponese di Tohoku, dove vivono più di 8 milioni di persone.

Non c'è stato nessun rischio concreto visto che il missile ha sorvolato l'atmosfera senza entrare nello spazio aereo nipponico ma certo il segnale è inquietante, anche perché lascia intendere che Kim intende proseguire sulla strada dell'escalation. A Pyongyang non sono piaciuti i recenti movimenti tra Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud tra esercitazioni congiunte con la presenza di portaerei americane, la visita alla zona demilitarizzata prima di Nancy Pelosi e poi di Kamala Harris, il disgelo e i test tra Tokyo e Seul. Senza contare il crescente allineamento che ha portato la Corea del Nord a riconoscere, guarda caso proprio nelle scorse ore, i referendum di annessione dei territori occupati dai russi in Ucraina.

All'inizio di quest'anno Kim aveva giurato di sviluppare le armi nucleari della Corea del Nord alla "massima velocità possibile" e gli esperti dicono che il lancio fa parte di questa spinta all'avanzamento delle armi.  Se la Corea del Nord conducesse un test, sarebbe il settimo test nucleare sotterraneo del paese e il primo in quasi cinque anni.

Secondo gli analisti quella di Kim è una strategia a lungo termine per superare la Corea del Sud nella corsa agli armamenti ma c'è anche chi intravede un'opera di destabilizzazione portata avanti col placet di Pechino, attore sempre fondamentale se si vuole avere un dialogo con Pyongyang. Alzare il livello delle tensioni sulla penisola coreana potrebbe dunque rendere la Cina ancora più indispensabile all'occidente, agli Usa ma agli stessi Giappone e Corea del Sud, che potrebbero essere così portati ad adottare una linea più conciliante con la Repubblica Popolare.

 

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