Covid, ombra sulle Olimpiadi Invernali. La Cina si è condannata a non fallire

Con la strategia zero contagi e la retorica sulla superiorità del suo modello rispetto a quello occidentale, Pechino guarda con timore al focolaio di Xi'an

Pechino a poche settimane dal via alle Olimpiadi
Esteri
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Covid-19, il nuovo focolaio in Cina minaccia la retorica zero contagi di Xi

Il Covid-19 torna a fare paura anche in Cina. E lo fa in un momento non banale, a poche settimane dall'inizio dei Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022. I numeri, se raffrontati a quelli dell'Italia o in generale dei paesi occidentali, possono sembrare risibili. E lo sono. Ma per la prima volta sembra essere parzialmente saltato il sistema di contact-tracing. E c'è poi un altro problema per Pechino: il governo cinese ha incentrato la propria strategia sui "zero contagi". Ciò significa, oltre alle misure severe di contenimento, che ogni focolaio finisce per testare la validità della narrativa secondo la quale il modello cinese è superiore a quello occidentale.

Intanto, martedì 28 dicembre è stato registrato il record di casi Covid-19 in Cina, il numero più alto da 21 mesi. Tutto è nato da Xi'an, metropoli da 13 milioni di abitanti, antica capitale imperiale e punto di partenza (o di arrivo, a seconda dei punti di vista) dell'antica Via della Seta. Gli abitanti di Xi'an si trovano in lockdown dalla scorsa settimana per contenere i contagi. Ma da oggi è finita in lockdown anche Yan'an, a 300 chilometri di distanza da Xi'an. 

Focolaio record (per la Cina) a Xi'an: milioni di persone in lockdown

A Yan'an è stata disposta la chiusura delle attività commerciali mentre è stato ordinato a centinaia di migliaia di persone in un quartiere di rimanere in casa. L'ultimo bollettino della Commissione sanitaria nazionale, riportato dall'agenzia Xinhua, segnala 182 nuovi casi di trasmissione locale del Covid-19 - 180 dei quali nella provincia settentrionale dello Shaanxi in cui si trovano Xi'an e Yan'an - 27 casi 'importati' e 21 relativi a pazienti asintomatici. Ieri, scrive il Global Times, a Xi'an si sono contati 175 casi confermati, compreso un neonato di appena 38 giorni.

La cifra dei contagi avvenuti per trasmissione locale è molto bassa rispetto a quella registrata nella gran parte dei paesi del mondo (209 casi) ma è il più alto bilancio giornaliero dal marzo del 2020, quando il virus stava appena cominciando a diffondersi in tutto il mondo dalla città di Wuhan. E la Cina, come detto, ha optato per una strategia zero-Covid, di eradicazione completa del virus con rigide restrizioni. Si segnalano però disagi sul tracciamento e sulla pressione ospedaliera. Da ieri a Xi'an sono state ulteriormente rafforzate le restrizioni e a tutti gli abitanti viene chiesto di rimanere in casa, con la sola eccezione dei test di massa, mentre in precedenza poteva uscire ogni due giorni per la spesa un componente per nucleo familiare.

Il valore delle Olimpiadi Invernali per il governo cinese

In ballo c'è un duplice discorso. Il primo è molto pratico, ed è legato ai Giochi Olimpici Invernali che prenderanno il via il prossimo 4 febbraio. Poco più di un mese. Il governo vuole evitare a tutti i costi variazioni al programma olimpico da una parte, ma anche che l'evento possa diventare un'occasione di contagio di massa dall'altro. Ecco perché si prevedono misure di sicurezza draconiane per impedire l'avanzata dei contagi verso la capitale.

Le Olimpiadi estive del 2008 a Pechino erano state l'occasione per mostrare al mondo che la Cina era tornata sul palcoscenico globale. Mentre il mondo occidentale soffriva preda della crisi finanziaria, Pechino era rimasta quasi immune e anzi aveva colto quel segnale come conferma e slancio delle proprie ambizioni. Questa volta dovrebbero servire per affermare al mondo la sua posizione privilegiata. Non solo sul palcoscenico globale, ma anche al centro. 

Per riuscirci, però, il Covid va fermato. Al netto dei boicottaggi diplomatici, i Giochi Olimpici serviranno a presentare la Cina sul palcoscenico internazionale non più in veste di paese emergente in cerca di validazione, ma come grande potenza ormai affermata. Status che, nella retorica cinese, si realizza anche tramite l’affermazione della superiorità del proprio modello di gestione della pandemia rispetto a quello statunitense e occidentale in generale. Affermando questa superiorità e ribadendo la validità della strategia zero contagi, Pechino si è condannata a non poter fallire.