Groenlandia, Parigi pronta a schierare l'esercito. Così l'Ue alza la testa e sfida il duo Trump-Musk 

Diversi leader e ministri continentali si sono stretti attorno alla Danimarca contro la pretesa di Trump di impossessarsi della Groenlandia

di Francesco Crippa

Ursula Von der Leyen

Esteri

Dazi, l'Europa tenta di alzare la testa contro il duo Trump-Elon Musk

L’Europa alza la testa contro il duo Donald Trump – Elon Musk, o almeno ci prova. Diversi leader e ministri continentali si sono stretti attorno alla Danimarca contro la pretesa di Trump di impossessarsi della Groenlandia. Da ultimo, il ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot, che in un’intervista concessa il 28 gennaio a Sud Radio ha dichiarato di aver avanzato la proposta, per ora non approfondita da Copenaghen, di inviare truppe europee nell’isola più grande del mondo. In ogni caso, ha detto Barrot, “Se la Danimarca chiede aiuto, la Francia ci sarà”.

Il ministro francese non è l’unico ad aver assicurato supporto alla Danimarca. Il premier danese Mette Frederiksen, infatti, dopo le sparate di Trump sulla Groenlandia è volato a Parigi e Berlino, dove ha incassato “un grande sostegno” da parte degli omologhi Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Colloqui andati “incredibilmente bene”, ha detto Frederiksen. Il cancelliere tedesco, in particolare, ha dichiarato che l’“inviolabilità dei confini è un principio fondamentale del diritto internazionale” da “applicarsi a tutti” e non solo alla Russia che lo ha infranto attaccando l’Ucraina.

Sostegno analogo il premier danese lo ha ricevuto la settimana scorsa in una telefonata con il primo ministro inglese Keir Starmer e in un colloquio avuto a Bruxelles con il segretario della Nato Mark Rutte. Al momento, il dossier Groenlandia verrà discusso il 3 febbraio in un summit informale dei leader europei il cui focus generale saranno proprio i rapporti con Trump. Un’indicazione su come l’Ue dovrebbe relazionarsi al nuovo presidente degli Stati Uniti è arrivata da un funzionario, che in forma anonima ha detto a Politico che “Non possiamo passare quattro anni a reagire a ogni tweet”. Insomma, ogni tanto bisogna lasciar perdere quello che dice Trump. Diversa la posizione di un altro: “La situazione è davvero seria e tutti pensano che la reazione europea finora non sia stata molto credibile”. È forse anche per questo che la Francia ha alzato i toni della discussione ventilando l’idea di mandare un contingente europeo in Groenlandia.

In ogni caso, la mobilitazione del Vecchio continente non è solo contro Trump. Nella tarda serata del 28 gennaio, parlando a margine di un comizio elettorale in vista delle elezioni del 23 febbraio il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha attaccato quello che, al momento, è il braccio destro del presidente, ovvero Elon Musk. Nel mirino del leader della Spd sono finiti il supporto dell’uomo più ricco del mondo al partito di estrema destra Afd e le parole ambigue sul nazismo e la Shoah. “Sono molto arrabbiato”, ha detto Scholz. Intervenendo con un video a un evento di Afd la scorsa settimana, Musk aveva detto che i tedeschi dovrebbero “andare avanti” e lasciarsi alle spalle “il senso di colpa passato” per quanto commesso dai nazisti. Un invito che è in linea con la narrativa del partito – che al momento è dato secondo nei sondaggi – per il quale ricordare i crimini e le responsabilità del Terzo Reich è dannoso per il paese. Proprio per questo è scoppiata la polemica. La risposta di Scholz è stata netta: le cose non cambieranno e la responsabilità della Germania rimarrà tale, ha detto. “Se guardate la stampa”, ha aggiunto, “vedrete che ci sono molti miliardari che intervengono anche in politica. Non è una novità. La novità è che [Musk] sta intervenendo a favore dei politici di destra in tutta Europa e questo è davvero disgustoso. E non fa bene allo sviluppo democratico in tutta l'Unione Europea”.

 

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