Draghi punta su Giappone e India, Di Maio in missione a Nuova Dehli
Non solo Giappone: la guerra in Ucraina accelera la diversificazione asiatica del governo italiano
La guerra in Ucraina spinge l'Italia via dalla Cina verso Giappone e India
Tokyo e Nuova Delhi. Sono queste le due nuove direttrici della politica e della diplomazia asiatica dell'Italia. Non più Pechino e Shanghai. Come reso evidente e plastico dall'agenda diplomatica di questi giorni. Immediatamente dopo il ricevimento del premier giapponese Fumio Kishida a Palazzo Chigi da parte di Mario Draghi (qui Affaritaliani ha approfondito il tema riguardante i rapporti con il Giappone), il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è partito proprio per l'India.
Si tratta di una visita articolata e che vede come prima tappa Bangalore, dove Di Maio ha incontrato il capo del governo dello Stato del Karnataka, Basavaraj Bommai. "Sono state discusse varie questioni di comune interesse", riferisce l'account Twitter del governo statale del Karnataka. Il titolare della Farnesina ha inaugurato il nuovo consolato italiano nella città sudoccidentale dell'immenso paese indiano e importante centro tecnologico e scientifico. Nell'area sono attive infatti oltre 150 aziende italiane, e il governo ha scelto dunque di aprire una rappresentanza che possa sostenere la loro azione.
Di Maio ha sottolineato con enfasi l'importanza del suo viaggio sotto il profilo commerciale. In particolare per rilanciare l'export italiano verso una regione che si prevede in grande crescita in futuro come l'Asia-Pacifico. Ma con la Cina sempre più chiusa in se stessa anche a causa delle restrizioni anti Covi-19 e il durissimo lockdown di Shanghai, ora Roma guarda con attenzione all'India. "La missione in India che parte qui da Bangalore di questi giorni è una missione del governo italiano per aumentare l'opportunità per le nostre imprese nell'export del made in Italy ma più in generale per nuove partnership con una delle aree più innovative al mondo", ha detto Di Maio.
L'agenda della visita in India del ministro Di Maio
Un compito importante anche perché la guerra sta azzerando i passi avanti fatti nell'interscambio commerciale nel 2021, con i primi segnali di ripresa post coronavirus. "Essere qui a Bangalore dove già operano circa 150 aziende italiane ed essere qui per aprire un nuovo consolato generale che supporterà le nostre aziende, i nostri 'start upper' che sono venuti qui a fare investimenti nelle nuove tecnologie ci permetterà di stringere nuovi legami con l'India e di creare un percorso comune per i nostri giovani riguardo a settori innovativi che creeranno nuovi posti di lavoro e nuove opportunità per il nostro paese", ha detto il ministro, che ha incontrato alcuni startupper italiani attivi nel subcontinente indiano e si è poi recato alla facoltà di Scienze interdisciplinari del locale Istituto indiano di scienza (Iis), il quale ha da tempo un importante programma di collaborazione scientifica col centro di ricerca Elettra Sincrotrone Trieste, co-finanziato dal ministero degli Esteri italiano.
Ma quella di Di Maio non è un'azione sporadica né tantomeno isolata. L'India è al centro delle attenzioni di Stati Uniti, Europa e Italia per costruire una catena di rapporti in Asia che riduca la dipendenza molto alta dal gigante cinese in termini commerciali. Una tendenza in atto già da tempo, con l'inserimento di Nuova Delhi all'interno del Quad, la piattaforma quadrilaterale che riunisce Stati Uniti, Giappone, Australia e appunto India e che nei programmi di Washington dovrebbe essere destinata a diventare una sorta di Nato asiatica in funzione anti cinese.
Italia-India, anche Emma Marcegaglia spinge per i rapporti
Anche l'Italia è rimasta coinvolta in questa spinta verso il subcontinente indiano. Nel 2019, per esempio, è stata fondata l'Associazione Italia-India, che conta su presenze di alto livello. Si legge sul sito dell'Associazione che "si è costituita nel 2019 a Milano su impulso di un gruppo rappresentativo di realtà industriali diversificate e importanti e di esponenti del mondo accademico, culturale e della comunicazione dei due paesi, con l’obiettivo di promuovere un deciso rafforzamento nelle relazioni sempre più strategiche fra Italia e India. Emma Marcegaglia, Amministratore delegato del gruppo omonimo, ne è Presidente, Sajjan Jindal, Presidente del gruppo JSW Steel, ne è Co-Presidente e l’Ambasciatore Antonio Armellini Vicepresidente esecutivo".
Ma la proiezione verso l'India è, appunto, anche diplomatica e strategica. Con gli Usa sempre più intenzionati a lanciare una campagna di arruolamento nell'Indo-Pacifico, Nuova Delhi rappresenta un perno importante della strategia di contenimento di Pechino, che infatti reagisce in maniera piccata. Lo dimostrano gli scontri violenti lungo l'enorme confine contesto tra Cina e India della primavera del 2020, dopo i quali non si è mai arrivati a una vera e propria distensione.
L'importanza geopolitica dell'India per Usa ed Europa
Anche se nelle ultime settimane, dopo l'invasione russa in Ucraina, qualcosa sembrava essersi mosso. La visita del ministro degli Esteri cinese Wang Yi in India aveva portato al riavvio del dialogo, basato sulla reciproca volontà di tutelare la neutralità e alcune ambiguità mantenute sulla guerra. L'India, infatti, importa tante armi dalla Russia, con la quale ha rapporti storicamente molto profondi. Cosa che non fa piacere agli Usa, ma l'India è sempre sfuggita alle omologazioni e anche stavolta non sembra fare eccezione.
Ecco allora che Washington e alleati europei stanno alzando il pressing sull'India. Mentre Di Maio è in tour indiano, il premier Narendra Modi si trova in Europa dove ha incontrato sia il cancelliere tedesco Olaf Scholz sia il presidente francese Emmanuel Macron. Che l'arruolamento dell'India non sia ancora avvenuto è reso chiaro dal diverso modo di porsi tra Modi e Kishida sulla guerra. Nelle conferenze stampa e negli incontri si lascia trapelare molto di più su argomenti commerciali che non geopolitici. A differenza che in quelli con Kishida.
Convincere l'India a lasciarsi integrare completamente sarà tutt'altro che semplice.