Doha, conclusi negoziati per fermare la guerra: spunta la proposta Usa. I mediatori: "Colloqui costruttivi"

L'organizzazione terroristica ha chiesto un accordo che "preveda il ritiro completo da Gaza", ma per ora non vede "alcun segnale positivo". Previsti altri colloqui nel breve periodo e domenica Anthony Blinken volerà in Israele

di Redazione Esteri
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I negoziati di Doha: due giorni per cercare di far cessare la guerra in Medio Oriente. Come sono andati e come si sono conclusi

I negoziati di per cercare di fermare la guerra nella striscia di Gaza si sono appena conclusi con una proposta americana di cessate il fuoco. L'obiettivo era proprio quello di arrivare a una decisione comune sulla tregua, evitando una rappresaglia iraniana e consentendo il passaggio di aiuti alla popolazione. I membri di Hamas non sono stati presenti in nessuno dei due giorni di colloqui. Le trattative sono state sin da subito definite "costruttive" da i mediatori, ovvero Qatar, Egitto e Stati Uniti. Dopo l'intensa mattinata di oggi, venerdì 16 agosto, il cui principale tema di discussione è stato il sanguinoso attacco da parte dei coloni in Cisgiordania che ha provocato un morto e un ferito grave, nel pomeriggio il protagonista è diventato Hamas. Il suo portavoce, Osama Hamdan, ha commentato il vertice di Doha com privo di segnali positivi. Nel frattempo, continuano i bombardamenti: un attacco militare israeliano ha colpito il campo profughi di al-Mawasi, nel sud di Gaza, causando 4 morti, 3 dei quali sono minorenni. Lo riferisce Al Jazeera, sottolineando che Israele aveva precedentemente designato al-Mawasi come “zona di sicurezza umanitaria”. Mentre 5 razzi palestinesi hanno cercato di raggiungere l'insediamento israeliano di Nirim, nel Sud di Isarele (non sembrano esserci feriti).

Come si è concluso il vertice di Doha

Il vertice di Doha si è concluso. La delegazione israeliana impegnata nei negoziati rientrerà questa sera stessa in Israele. Secondo i mediatori, quindi Qatar, Egitto e Stati Uniti, i colloqui sono stati "sono stati seri e costruttivi e si sono tenuti in un'atmosfera positiva". Lo fanno sapere con una nota congiunta, annunciano che questo è il momento giusto per negoziare, mediare e cercare di trovare una soluzione. "Come hanno dichiarato i leader dei tre Paesi la scorsa settimana, 'non c'è più tempo da perdere né scuse da parte di nessuno per ulteriori ritardi. È ora di rilasciare gli ostaggi e i prigionieri, di iniziare il cessate il fuoco e di attuare questo accordo". Aggiungono: "La strada è ora tracciata per ottenere questo risultato, salvare vite umane, portare sollievo alla popolazione di Gaza e allentare le tensioni regionali".

Nei prossimi giorni ci saranno altri colloqui, stando a quanto riferiscono i media israeliani. I punti di divergenza maggiori che sono stati affrontati dai mediatori nei due giorni appena trascrosi a Doha sono: il controllo del corridoio Filadelfia, tra Gaza e Egitto, e il corridoio Netzarim attraverso il quale si prevede che gli abitanti tornino nel nord della Striscia. Nonostante Hamas non fosse presente a Doha è stato comunque informato di cosa è stato detto. Ynet, citando Reuters, fa sapere che un alto funzionario dell’organizzazione terroristica ha dichiarato che i risultati del vertice “non corrispondono a ciò che è stato concordato il 2 luglio” (ovvero il giorno in cui è stata presentata al governo israeliano la loro proposta per la fine della guerra). Oggi, invece, gli Usa propongono una nuova soluzione di cessate il fuoco che potrebbe essere adatta a entrambe le parti, perché coerente con i principi stabiliti dal presidente Biden il 31 maggio 2024 e con la Risoluzione n. 2735 del Consiglio di sicurezza, notificano dalla Casa Bianca. Infine, fonti israeliane fanno sapere che Il segretario di Stato americano Tony Blinken arriverà in Israele domenica nell'ambito di una visita nella regione che includerà anche Egitto e Qatar. Doveva arrivare la scorsa settimana ma ha deciso di aspettare la fine dei negoziati.

Le parole del portavoce di Hamas: "Nessun segnale positivo"

Il portavoce di Hamas, Osama Hamdan, che non partecipa direttamente ai colloqui di Doha, sostiene non ci siano segnali positivi dalle trattative sulla tregua e il rilascio degli ostaggi a Gaza. Lo ha detto ad Al Jazeera, aggiungendo di non avere ancora un quadro chiaro dello stato in cui si trovino i negoziati, ma di non aver motivo di credere che Israele stia inviando segnali positivi. "I mediatori stanno ancora parlando di colmare le lacune, ma è chiaro che la parte israeliana sta aggiungendo altre condizioni, parlando di nuove questioni", ha dichiarato Hamdan. "Credo che stiano cercando di indebolire il processo" negoziale. Hamdan ha respinto la prospettiva che Israele mantenga il controllo della sicurezza sul corridoio di Filadelfia di Gaza, affermando che Hamas continua a chiedere un "ritiro completo" dalla Striscia, su cui aveva precedentemente ricevuto rassicurazioni dai mediatori. Se Israele trasmettesse "segnali positivi", Hamas sarebbe disposta a partecipare ai colloqui, ma ciò non è ancora accaduto, ha affermato Hamdan.

Hamas, 'Qualsiasi accordo deve prevedere il ritiro completo da Gaza'

"Qualsiasi accordo deve prevedere un cessate il fuoco globale, il ritiro completo da Gaza, il ritorno degli sfollati e la ricostruzione, oltre a un accordo sullo scambio di prigionieri". Ad affermarlo in una dichiarazione diffusa sui social è il membro dell'Ufficio politico di Hamas, Hossam Badran mentre sono in corso a Doha per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco e sulla liberazione degli ostaggi. "Hamas vede i negoziati in corso a Doha riguardo al cessate il fuoco e allo scambio di prigionieri da una prospettiva strategica volta a porre fine all'aggressione contro Gaza", spiega ancora Badran.

"Hamas ritiene che qualsiasi negoziato debba basarsi su un piano chiaro per attuare quanto concordato in precedenza. L'ostacolo al raggiungimento di un cessate il fuoco a Gaza è la continua evasione israeliana", sottolinea ancora.

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La condanna di Usa e Israele per attacco Cisgiordania

Nella prima parte della giornata di oggi, i negoziati a Doha sono ripartiti dalle condanne espresse anche dagli Usa contro il sanguinoso attacco da parte dei coloni in Cisgiordania che ha provocato un morto e un ferito grave. Attacco che ha suscitato sdegno da parte della Casa Bianca e anche dai leader israeliani. L’episodio è avvenuto nel villaggio di Jit. A perdere la vita è stato un palestinese di 23 anni. Gli Usa hanno definito l'accaduto come una "violenza inaccettabile" e il presidente Isaac Herzog è arrivato al punto di denunciare il pogrom". Infatti, il presidente israeliano ha scritto su X: "Condanno fermamente il pogrom in Samaria", usando il nome della provincia biblica corrispondente alla Cisgiordania settentrionale.

"Gli attacchi dei coloni violenti contro i civili palestinesi in Cisgiordania sono inaccettabili e devono cessare", si legge in una dichiarazione rilasciata al The Times of Israel dal portavoce Usa del Consiglio di Sicurezza Nazionale. "Le autorita' israeliane", aggiunge, "devono adottare misure per proteggere tutte le comunità. Questo comprende anche intervenire in tempo per fermare la violenza e chiamare a risponderne tutti gli autori". Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in una nota diffusa dal suo ufficio, ha assicurato che “i responsabili di eventuali atti criminali saranno arrestati e perseguiti”. I media ebraici hanno, poi, riportato che l'unico arrestato per l'attacco è già stato rilasciato. Secondo quanto riporta il Times of Israel, la persona era stata fermata perché ostacolava il lavoro della polizia di frontiera che operava nel vicino avamposto illegale israeliano di Havat Gilad, ma non per un sospetto coinvolgimento nelle violenze.