Paura "nucleare" e asse Cina e Russia rinsaldato: la guerra tra Israele e Iran fa male all'Occidente
Europa e Usa impantanati nella crociata di Tel Aviv
Due fronti, unico caos. Attesi missili iraniani su Israele. Cina e Russia uniti contro l’occidente
Sepolto il capo del Politburo di Hamas Ismail Haniyeh, ucciso, pare, da una bomba nascosta mesi fa da Israele, c’è attesa per la vendetta dell’Asse iraniano. E’ questione di tempo, di poche ore, ma è certo che sulle città israeliane si abbatterà una marea di missili e droni iraniani. Altrettanto certa la contro risposta di Israele che ha già avvertito: “Risponderemo!”.
Così prosegue il tragico infinito ping-pong in Medio Oriente dove può innescarsi una guerra ancora più devastante tenendo conto che Israele dispone di bombe atomiche che potrebbero essere usate per chiudere la “questione” con l’Iran e i suoi alleati. Usa da una parte e Russia e Cina dall’altra non vogliono, ovviamente, questo sbocco che metterebbe a rischio la pace mondiale. Tuttavia, Cina e Russia sono tutt’altro che super partes, tutt’altro che dalla “parte giusta”.
Il giorno successivo all’esplosione della bomba che ha ucciso Haniyeh nel palazzo di Teheran in cui era ospitato dai Pasdaran, la Cina ha detto chiaramente da che parte sta con l’intervento all’Onu del 31 luglio allineandosi alla Russia, all’Iran, all’Algeria. “La Cina – si legge in un comunicato ufficiale - si oppone fermamente e condanna fermamente l’assassinio di Haniyeh. Si tratta di una palese interruzione degli sforzi per la pace e di una violazione ‘wanton’ del principio fondamentale della Carta delle Nazioni Unite di rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale delle nazioni”.
La parola “wanton” non è usata a caso: evidenzia che l’azione israeliana è stata cruente, deliberata e non provocata. “La Cina – inoltre – esprime la sua forte opposizione e condanna della recente serie di atti irresponsabili, incluso l’attacco israeliano al sud di Beirut”, quello che ha ucciso Shukr – che è stato colpito anche per essere ritenuto tra i responsabili ultimi dell’attacco terroristico in cui sono stati uccisi dodici bambini drusi a Majdl Shams.
Infine, e in termini definitivi, Pechino coglie l’occasione dell’intervento all’Onu per esortare Israele “ad attuare pienamente le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza, a cessare immediatamente tutte le operazioni militari a Gaza e a cessare la sua punizione collettiva del popolo di Gaza”. Insomma Pechino vede, come altre volte, la realtà pro domo sua sfruttando il dossier Israele in funzione anti Occidente. La posizione di Pechino resta “forte e chiara”: un segnale che fa capire, se c’erano ancora dubbi, da che parte sta e con chi sta Xi Jinping.
E la Russia? In Europa, a dire il vero non solo in Europa, c’è ancora chi non crede al progetto espansionistico di Putin. Se l’Ucraina sarà sconfitta, la Russia non si fermerà lì puntando quanto meno a dominare l’Europa dell’Est come fece Stalin dopo il 1945. Lo scambio di prigionieri fra Russia e Occidente, fatto ieri, è comunque positivo. Ma è una carta a favore di Putin che ha ottenuto la liberazione di persone giudicate dal rais: “Eroi della patria”. Per Biden è stato uno spot elettorale pro Kamala Harris. Ci vuole ben altro per riportare Putin a uscire dall’Ucraina e a cancellare il suo progetto di espansione imperialista internazionale. Putin può solo “sospendere” la guerra in Ucraina cristallizzando le conquiste territoriali russe.
Comunque, anche Putin è interessato alle prossime elezioni presidenziali Usa, con interferenze di vario tipo e livello. Oggi i rapporti fra Russia e Usa e fra Russia e Occidente sono i peggiori di sempre. Putin sa che nei due anni e mezzo di conflitto Biden ha dato a Kyiv circa 80 miliardi di dollari di aiuti. Putin fa il tifo per Trump affermando che con lui presidente si troverà subito una via d’uscita dalla guerra in Ucraina e che i rapporti fortemente incrinati tornerebbero almeno come prima della crisi in Ucraina, senza guai e senza danni per l’Occidente. E c’è chi ci crede. Anche in Occidente. Anche in Europa. Anche in Italia.