El Salvador costretto ad abbandonare i Bitcoin sotto la morsa del debito e di una crisi senza precedenti
Era stato il primo paese al mondo ad adottarla come moneta legale, ora il passo indietro dettato dalla crisi finanziaria. Fine di un’utopia
Bitcoin
Bitcoin, El Salvador costretto a salutare la criptovaluta
Voleva essere l’inizio di una rivoluzione, ma si è concluso con un passo indietro obbligato. Con il rischio di una crisi del debito e una stabilità finanziaria precaria, El Salvador, il primo paese al mondo ad adottare il bitcoin come moneta legale, è stato costretto a salutare la criptovaluta. Da gennaio, infatti, il bitcoin non è più utilizzabile per pagare le tasse, mentre per i privati è cessato l’obbligo di accettarlo come pagamento.
A voler l’adozione del bitcoin come moneta legale equivalente al dollaro era stato, nel 2021, il presidente Nayib Bukele, che guida il paese dal 2019. Con El Salvador sull’orlo del default, con un debito elevato, scarse riserve monetarie e investimenti limitati, puntare tutto sul bitcoin era stata anche una sorta di mossa disperata per rilanciare l’economia e la finanza statali.
Bukele aveva annunciato l’adozione del bitcoin in maniera pomposa, invitando i cittadini a non comprare azioni e obbligazioni sui mercati di capitali tradizionali per preferire la criptovaluta e annunciando che avrebbe costruito in mezzo alla giungla una “bitcoin city” che avrebbe dovuto essere un paradiso fiscale dove usare l’energia geotermica per “minare” i bitcoin (cioè per creare nuove valute e agganciarle alla blockchain).
A oggi, El Salvador possiede 6.102 bitcoin per un valore intorno ai 550 milioni di dollari. L’obiettivo di Bukele era anche quello di fornire servizi finanziari agli adulti privi di un conto in banca (circa i due terzi del totale) e per abbassare il costo delle rimesse, strumento ancora molto utilizzato dai salvadoregni. Tuttavia, la scarsa alfabetizzazione digitale della popolazione è stata un freno all’innovazione.
A questo bisogna sommare una situazione economico-sociale che non ha stimolato investimenti. Al momento di massimo entusiasmo verso il bitcoin, nel 2022, secondo un sondaggio di Cid-Gallup solo il 5% dei pagamenti delle tasse avveniva con la criptovaluta e solo un'azienda su cinque accettava pagamenti in bitcoin. Il buon esito dell’esperimento di Bukele, dunque, era già in bilico da tempo, ma il colpo di grazia è arrivato su pressione della crisi finanziaria e del Fondo monetario internazionale.
L’utopia di Bukele si è sbriciolata di fronte a un più attento contatto con la realtà. Per evitare una crisi del debito, lo Stato centroamericano è stato infatti costretto a rivolgersi allumi, che però ha chiesto in cambio garanzie di solidità finanziaria. Tra queste, la decisione, presa a gennaio, di interrompere la possibilità di pagare le tasse in bitcoin e la sospensione dell’obbligo per i privati di accettare la criptovaluta come strumento di pagamento. Inoltre, il paese limiterà la compravendita del bitcoin. L’impegno di Bukele ha portato il 26 febbraio alla firma dell’accordo con l’Fmi: 1,4 miliardi di dollari in 40 mesi. Liquidità fondamentale per El Salvador, cui potrebbe presto aggiungersi un tesoretto da 2,1 miliardi complessivi provenienti da altri creditori al momento bloccati ma che potrebbero venire scongelati qualora la credibilità del paese dovesse essere ristabilita.
Nonostante tutto questo, Bukele rimane saldo alla guida di El Salvador. Autodefinitosi “il dittatore più popolare del mondo”, gode di un indice di approvazione con percentuali bulgare, intorno al 90%. A inizio 2025 Bukele ha voluto una riforma della Costituzione interpretata come autoritaria, dai critici. In particolare, è stato eliminato l’obbligo di approvare le modifiche al testo costituzionale in due legislature successive. Ora ne basterà una, con una maggioranza qualificata dei tre quarti.
Non si potranno modificare gli articoli che riguardano la forma di governo, l’integrità del territorio nazionale e il principio dell’alternanza alla presidenza, anche se la portata di quest’ultimo punto è abbastanza limitata. Nel 2021, infatti, Bukele è stato rieletto grazie a una sentenza della Corte costituzionale che ha interpretato il concetto di “alternanza” in maniera elastica.