Elezioni Olanda, vince l'estrema destra di Wilders: frontiere chiuse e Nexit
Vittoria clamorosa per il Partito per la Libertà, che chiede un referendum per l'uscita dal blocco dei 27. Leader vicino a Israele, molto lontano dall'Ucraina
Geert Wilders vince le elezioni in Olanda: che cosa cambia adesso
Capelli (tinti) biondo platino, forte retorica anti Islam, vicinanza a Israele e (parzialmente disconosciuta) alla Russia di Vladimir Putin. Tracce d'infanzia nell'Indonesia colonizzata dai Paesi Bassi. Brevi highlights sulla figura di Geert Wilders, con cui l'Europa dovrà abituarsi di avere a che fare anche più che in passato. Dopo 13 anni guidati dal premier centrista Mark Rutte, le elezioni di mercoledì in Olanda hanno consegnato una vittoria clamorosa (anche per le proporzioni) all'estrema destra del Partito per la Libertìà guidato da Wilders.
Il suo PVV ha conquistato 35 seggi in parlamento, un successo dalle proporzioni inaspettate secondo i primi risultati. Il blocco di centrosinistra è rimasto indietro con 25 seggi, mentre il partito di centro-destra ne ha ottenuti 24. Se confermata, la vittoria di Wilders segna una brusca sterzata a destra per la quinta economia dell'Ue. Nonostante il suo trionfo elettorale, non è chiaro come Wilders possa raccogliere il sostegno necessario per una coalizione abbastanza ampia da formare un governo stabile.
"Invito i partiti... Ora dovremo cercare accordi tra di noi", ha detto Wilders ai sostenitori acclamanti. "Il PVV non può più essere ignorato", ha detto. I leader degli altri tre partiti principali avevano precedentemente escluso di far parte di una coalizione guidata dal PVV. Ma Pieter Omtzigt, il cui partito Nuovo Contratto Sociale ha ottenuto 20 seggi secondo gli exit poll, è sembrato ammorbidire la sua posizione, dicendo di essere "disponibile", anche se i colloqui di coalizione "non saranno facili".
In ogni caso bisognerà tenere conto del risultato di Wilders e anche un'ipotetica coalizione di centrodestra potrebbe essere costretta a spostarsi un po' più a destra. A Bruxelles seguono con trepidazione. D'altronde, tra le proposte di Wilders c'è anche quella di un referendum sulla Nexit, l'uscita dei Paesi Bassi dall'Unione Europea. Sarebbe un altro momento divisivo e potenzialmente devastante per il blocco dei 27, per giunta in arrivo non da un "corpo a sé" come il Regno Unito ma da un paese che rappresenta anche geograficamente il cuore dell'Ue.
Dopo Milei, un'altra vittoria trumpiana: chi è Geert Wilders
Ma chi è Wilders? Il leader 60enne è un personaggio di spicco della politica olandese da decenni. Ha iniziato la sua carriera come membro del gruppo liberale dell'ex primo ministro Mark Rutte, ma si è staccato per diventare un deputato indipendente prima di fondare il Partito della Libertà anti-migranti. I Paesi Bassi sono noti per la loro multiculturalità e tollerenza, ma lui propone di reintrodurre i controlli alle frontiere, una mossa che cambierebbe davvero drasticamente il volto del paese.
Ha subito minacce di morte a causa delle sue opinioni anti-islamiche e dal 2004 è sotto stretta protezione della polizia. Nel 2020, un tribunale lo ha giudicato colpevole di ingiuria per i suoi commenti sugli immigrati marocchini, ma i giudici non gli hanno inflitto alcuna pena. Dopo aver descritto l'Islam come "un'ideologia di una cultura ritardata" e aver definito i marocchini "feccia", Wilders, spesso paragonato all'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump per la sua retorica incendiaria e l'uso dei social media, è stato a lungo un punto di riferimento nel panorama dell'estrema destra europea.
In passato ha promesso di vietare il Corano e le moschee, anche se in campagna elettorale ha parzialmente moderato i toni, sostenendo che l'Islam non è una priorità ma assicurando che vuole comunque chiudere le frontiere ai richiedenti asilo. Si è concentrato molto sull'economia, promettendo di risolvere la crisi degli alloggi e di affrontare l'inflazione e dipingendo l'azione per il clima come una nuova forma di tirannia da parte dell'Aia.
In politica estera, come altri leader dell'estrema destra del continente, Wilders ha elogiato il governo di Vladimir Putin, schierandosi contro quella che ha definito "russofobia isterica" in Europa. Quattro anni dopo l'annessione della penisola di Crimea da parte della Russia, Wilders si è recato a Mosca e ha incontrato alti funzionari russi alla Duma, un viaggio che è stato duramente condannato dai parenti delle vittime olandesi dell'abbattimento del volo MH17, che lo hanno accusato di ignorare il ruolo di Mosca nel disastro.
Dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, Wilders ha preso le distanze dal Cremlino, definendo l'invasione un errore. Ma allo stesso modo non condivide certo il sostegno incondizionato all'Ucraina messo in atto dall'Olanda e in generale dall'Ue. In uno degli ultimi dibattiti prima delle elezioni, Wilders ha dichiarato che non sarebbe favorevole all'invio di ulteriori armi all'Ucraina. Un suo governo farebbe dunque vacillare le già flebili volontà europee.
Diverso invece il discorso sul Medio Oriente. Sin da giovane, studiò in Israele e fece volontariato per un anno in un moshav, Tomer, in Cisgiordania. Con i soldi risparmiati, viaggiò nei Paesi arabi vicini e rimase colpito dalla mancanza di democrazia nella regione. Quando è tornato nei Paesi Bassi, ha conservato le idee israeliane sull'antiterrorismo e uno "speciale sentimento di solidarietà" per il Paese.
Wilders ha già ricevuto il plauso del primo ministro nazionalista ungherese Viktor Orban, che ha salutato "venti di cambiamento" dopo gli exit poll. Anche la politica francese di estrema destra Marine Le Pen si è congratulata per la "spettacolare performance" di Wilders alle elezioni. Dopo la vittoria di Javier Milei in Argentina, il risultato del voto in Olanda sembra un altro preambolo del ritorno di Trump alla Casa Bianca. D'altronde, lo slogan della campagna di Wilders era "Netherlands First". Ricorda qualcosa?