Senegal, il nazionalista Faye presidente? A rischio gas, petrolio e 236 mln
Elezioni presidenziali in un paese africano sempre più importante per i suoi giacimenti energetici. Il probabile vincitore vuole ridiscutere tutti i contratti
Elezioni Senegal, il nazionalista Faye verso la vittoria: si teme impatto sui rapporti commerciali
Bassirou Diomaye Faye. Questo il nome di una nuova variabile, l'ennesima, che potrebbe portare presto nuove incognite sulla scena internazionale. Stiamo parlando dell'uomo che pare avviato a vincere le elezioni presidenziali in Senegal, col dubbio se ce la possa fare direttamente al primo turno o debba invece aspettare il ballottaggio a cui si presenterebbe comunque con tutti i favori del pronostico, visto l'esito in arrivo dalle urne del paese africano che è andato al voto domenica 24 marzo.
Faye era considerato un totale oustider alla viglia ma è riuscito ad attrarre su di sé i voti di tutti gli oppositori della storica maggioranza in qualche modo collegata all'ex presidente Macky Sall. L'esito del voto interessa da vicino anche l'Unione Europea e l'Italia perché in cima all'agenda do Faye c'è la ridiscussione di tutti i contratti sottoscritti dal Senegal coi colossi energetici internazionali, nonché l'uscita dal franco coloniale africano. Non un aspetto trascurabile, visto che stiamo parlando di un paese che tra le altre cose è ricco di giacimenti di gas e di petrolio.
Gli interessi (in crescita) dell'Italia in Senegal
L'Italia ha peraltro un rapporto privilegiato col Senegal. Nei primi undici mesi del 2023 le esportazioni italiane nel paese africano hanno fruttato ben 236,43 milioni di euro, cifra che ha fatto segnare un aumento dell'11,4% rispetto allo stesso periodo del 2022. L'export italiano in Senegal è contraddistinto soprattutto da macchinari, apparecchiature e prodotti chimici. Ma le aziende italiane sono presenti a Dakar e dintorni anche per contribuire proprio alla transizione energetica.
A un summit del 2022 organizzato a Dakar dal ministero del Petrolio e delle energie del Senegal avevano non a caso partecipato anche Enel, Schneider e Proparco. I rapporti tra Italia e Senegal sono rilevati anche sul piano diplomatico e culturale, visto che nel nostro paese vive una folta comunità senegalese.
Ma quali potrebbero essere le ripercussioni dell'esito del voto di domenica? L'impatto potrebbe farsi sentire, anche perché Faye è proprio il candidato che propone un cambiamento radicale, sulla scia di una serie di paesi africani che hanno ridotto o addirittura reciso i legami con l'Europa. Faye, 43 annni, è un funzionario dell'agenzia delle imposte e delle dogane che non ha alle spalle una carriera in politica. Fino a poche settimane fa si trovava peraltro in carcere insieme al leader dell'opposizione Ousmane Sonko.
Ridiscussione dei contratti energetici internazionali e addio al franco coloniale africano
Tanti senegalesi, soprattutto i più giovani, hanno votato per Faye perché vogliono il cambiamento dopo mesi di instabilità a causa del ritiro di Sall. Nel suo programma elettorale, Faye si dichiara favorevole a una riforma monetaria che consenta al Senegal di integrare una moneta unica per tutti i Paesi della Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale o di coniare una propria moneta. Ma di certo si propone una rottura con il sistema attuale e l'abbandono del franco coloniale africano, che lega diversi paesi del continente alla Francia.
"Non può esistere una vera sovranità senza sovranità monetaria", ha dichiarato Faye prima del voto. "Il franco CFA, così com'è, sta ostacolando lo sviluppo economico della regione e dobbiamo considerare altre opzioni. Cercheremo innanzitutto di attuare una riforma monetaria a livello sub-regionale. Se non riusciremo a portare avanti le riforme a livello comunitario, ci assumeremo la responsabilità di dare al Senegal una propria valuta", ha dichiarato.
Ma fra le sue proposte c'è anche la revisione dei contratti energetici siglati con i colossi internazionali per lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi. Un punto che preoccupa gli investitori internazionali, che tra l'altro stanno puntando in modo convinto sul Senegal come nuova frontiera dell'approvvigionamento di gas e petrolio, anche per limitare la dipendenza occidentale nei confronti della Russia, imperativo onnipresente dopo l'invasione dell'Ucraina.
L'Europa e l'Italia osservano quanto accade in Senegal, sperando che la probabile vittoria di Faye non comporti ripercussioni sui rapporti con un altro paese in un continente chiave e dove l'occidente sta perdendo diverse posizioni.