Elezioni Turchia, rivoluzione più lontana. Erdogan si prende il Parlamento

Nonostante i sondaggi, Kılıcdaroglu si ferma al secondo posto. C'è il ballottaggio, ma con la riconquista del parlamento il Sultano ha un'arma in più

di Redazione Esteri
Turchia, una giovane supporter di Erdogan
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Elezioni Turchia risultati: Erdogan e Kılıcdaroglu al ballottaggio, ma il Sultano si prende il parlamento

Rivoluzione rinviata, se mai avverrà. Kemal Kılıcdaroglu, nonostante i sondaggi lo dessero in vantaggio, non riesce a conquistare le elezioni in Turchia. E si ferma al secondo posto dietro il presidente in carica Recep Tayyip Erdogan. Nulla è perduto per l'opposizione sulle presidenziali, visto che se non ci saranno ribaltamenti dell'ultima ora si andrà al ballottaggio domenica 28 maggio. Ma la conquista del Parlamento consegna al Sultano un'arma in più per evitare di mollare il potere, in uno scenario di grande tensione.

Subito dopo l'inizio dello spoglio, è stato subito chiaro che Erdogan non avrebbe forse vinto, ma di certo non avrebbe perso. Vicino al 56% iniziale, grazie al fatto che i primi dati in arrivo dallo spoglio erano quelli delle province rurali e dai piccoli villaggi dell'Anatolia (un suo feudo), Erdogan è poi però sceso sotto la soglia del 50% man mano che lo spoglio andava avanti con l'arrivo delle schede delle grandi città e in particolare di Istanbul. Alla fine ha ottenuto il 49% dei voti, contro il 44% dello sfidante principale.

Erdogan ha infatti stravinto in tutta la parte centrale del Paese e lungo la costa del Mar Nero, mentre Kilicdaroglu ha conseguito la maggioranza dei voti sulla costa egea, sulla costa mediterranea e nel sud est a maggioranza curda grazie ai voti dei filo curdi di Hdp. Intorno al 5% la percentuale dei consensi raccolti dall’outsider nella corsa alla presidenza Sinan Ogan, che potrebbe risultare decisivo nel ballottaggio. La sua decisione su chi chiedere ai suoi sostenitori di appoggiare potrebbe fare una grande differenza. Ogan afferma che deciderà in merito tra qualche giorno: "Parlerò con i leader della mia alleanza, andrò a chiedere ai miei elettori nei prossimi giorni. Poi prenderemo una decisione e faremo il nostro dovere nei prossimi 14 giorni".

Non molto diversa la situazione relativa i risultati delle elezioni parlamentarie, sempre in programma ieri.  Con lo spoglio al 97% la coalizione guidata dall'Akp di Erdogan ha conquistato 324 dei 600 seggi del Parlamento di Ankara. Di questi 268 saranno occupati da parlamentari del partito Akp, 51 dal partito nazionalista Mhp e 5 dal partito Refah. La coalizione di opposizione guidata dai repubblicani del Chp, il cui segretario e' proprio Kilicdaroglu, ha conquistato il 35% dei voti e un totale di 211 parlamentari, 167 saranno del Chp e 44 dei nazionalisti alleati di Iyi parti.     

Conquista 65 parlamentari e supera la soglia del 10% la coalizione di sinistra formata dai filo curdi di Hdp, che si sono presentati con il simbolo di Sinistra Verde e hanno conquistato l'8,75% dei consensi che gli consentono di piazzare 62 parlamentari, mentre altri 3 seggi andranno al partito dei lavoratori, nato da una scissione dal partito comunista turco e alleati dei filo curdi all'interno della medesima coalizione. Altissima, come da tradizione, l'affluenza, superiore all'80%. 

Ora si aprono due settimane di grande tensione. All'inizio del conteggio, Kilicdaroglu aveva subito esultato su Twitter dicendosi in vantaggio. Affermazione smentita poi dai dati ufficiali, e presa di mira anche da Erdogan: "Siamo in netto vantaggio. Altri stanno cercando di ingannare le persone dicendo che sono avanti", ha detto il presidente uscente nella notte di fronte alla folla dei suoi sostenitori.

Elezioni Turchia, prima del ballottaggio due settimane di tensione tra accuse incrociate e la denuncia di Erdogan sul ruolo Usa

Ancora più tardi, Erdogan si è affacciato dalla sede del suo partito ad Ankara, accompagnato dalla moglie, ed ha tenuto un discorso di alcuni minuti ai suoi supporters radunati nella piazza sotto l'edificio. "Siamo in testa alle elezioni presidenziali", ha detto Erdogan, che però ha ammesso come il conteggio dei voti sia ancora in corso e che "rispetterà" un eventuale ballottaggio.

Il leader dell'opposizione Kilicdaroglu ha invece tenuto un discorso insieme ai leader dei partiti dell'Alleanza Nazionale, nota anche come Tavolo dei Sei - la principale alleanza di opposizione. Ha dichiarato di non opporsi ai risultati preliminari. Ha anche detto che non avrebbero lasciato che fossero un "fatto compiuto", aggiungendo "un'elezione non può essere vinta su un balcone", come riferimento al precedente discorso di Erdogan dal balcone, in cui il presidente ha detto di credere di aver vinto.

In quello che è stato un discorso molto breve, Kilicdaroglu ha anche detto che Erdogan e il suo partito AK non sono riusciti a ottenere il risultato che si aspettavano: "Erdogan non ha ottenuto il voto di fiducia del popolo. Il desiderio di cambiamento nella società è superiore al 50%".

Attenzione ora a quello che può accadere prima e soprattutto dopo il ballottaggio. Nei giorni scorsi, durante un comizio nel quartiere di Umraniye a Istanbul, il presidente in carica ha accusato Kılıçdaroglu di “prendere ordini dai terroristi”. Il leader del Chp, invece, ha denunciato che Mosca starebbe interferendo nel processo elettorale. Sarebbe stata, infatti, la Federazione russa, secondo Kilicdaroglu, a diffondere un falso video a luci rosse su un sito pornografico isreaeliano, dove era stato montato il volto di Muharrem Ince, ritiratosi dalla corsa alla presidenza anche a causa di suddetto video".

Complicato immaginare che non tornino d'attualità le rispettive accuse, così come l'altra sparata di Erdogan secondo cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, avrebbe "dato l'ordine" di rovesciarlo. Non è certo detto che sarà semplice, anche in caso di vittoria dell'opposizione, il passaggio di potere. Erdogan ha detto che rispetterà il voto, ma ha anche paventato manovre di altro tipo. Parlare di "terrorismo" e "interferenze esterne" non è certo un viatico a una cessione di potere pacifica. 

Come visto da Capitol Hill al Brasile, giocare sul ruolo delle folle sembra essere diventata una prassi per alcuni leader politici sconfitti alle urne. Resta tutto da vedere che Erdogan appartenga a questa schiera, visto che è riuscito anche a prendersi il parlamento. Un'altra arma per rendere più complicata la vita agli oppositori, a prescindere dal risultato del ballottaggio.

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