Le urne di martedì, i Grandi elettori, il voto per posta: perchè le elezioni Usa sono uniche al mondo
Cinque curiosità che rendono le elezioni presidenziali statunitensi del tutto peculiari. Con tradizioni che risalgono al Settecento...
Le urne di martedì, i Grandi elettori, il voto per posta: perchè le elezioni Usa sono uniche
Arrivano le elezioni negli Stati Uniti e con esse le ritualità politiche che vengono sempre ad emergere in occasione della scelta del “Comandante in Capo” della superpotenza a stelle e strisce. Da quasi due secoli e mezzo la ritualità si ripete attivamente, con una continuità storica non eguagliata in alcuna altra democrazia avanzata. E con ciò si possono notare anche alcune importanti curiosità che hanno contribuito a consolidare il rito elettorale del Paese guida dell’Occidente. Di seguito ne elenchiamo cinque.
In Usa si vota di martedì. E' così dal 1845
Perché gli Usa votano di martedì? Si uniformò questo giorno nel 1845 dopo che dal 1788 in avanti ogni Stato sceglieva, ogni 4 anni, quando votare tra novembre e dicembre. Il martedì permetteva di raggiungere il seggio evitando la sovrapposizione con i giorni di mercato (che erano il mercoledì negli Usa tradizionalmente) e di mettersi in viaggio, in caso di spostamenti onerosi, la domenica, giorno dedicato alle funzioni religiose. La data fu stabilità al primo martedì dopo il primo lunedì di novembre per evitare sovrapposizioni con il Giorno del Ringraziamento.
Il presidente Usa è eletto dai Grandi elettori
Perché a eleggere il presidente sono i Grandi elettori? Negli Stati Uniti, i "grandi elettori" compongono il collegio elettorale, un'assemblea di delegati che elegge formalmente presidente e vicepresidente. Ogni Stato nomina un numero di elettori pari alla somma dei suoi rappresentanti in Senato (due per Stato) e dei suoi deputati alla Camera (determinati in base alla popolazione). A questo numero si aggiungono tre elettori per il Distretto di Columbia, portando il totale complessivo a 538. Per vincere le elezioni, un candidato deve ottenere almeno 270 voti elettorali, raggiungendo così la maggioranza assoluta.
Questo sistema rende le elezioni presidenziali un processo indiretto: i cittadini votano per i candidati, ma i grandi elettori scelgono il Presidente in rappresentanza degli Stati. L'intento del sistema è bilanciare la rappresentanza popolare con l'esigenza di assicurare a ogni candidato una base di sostegno diffusa in tutto il Paese, riflettendo la struttura federale degli Stati Uniti. Questo meccanismo elettorale rispecchia la volontà dei fondatori di garantire che il capo dell’esecutivo fosse scelto non solo dalla maggioranza della popolazione ma anche con una rappresentanza geografica ampia e diversificata, promuovendo così l’unità nazionale.
Ci vogliono giorni per conoscere il verdetto definitivo
Perché potremmo attendere giorni per i risultati? Le persone che hanno votato in presenza oggi sono una parte solo parziale del totale dell’elettorato americano. La componente del voto postale è fondamentale e l’afflusso delle schede dovrà, nei prossimi giorni, scontrarsi col fatto che lo scrutinio proseguirà a rilento per il ritorno degli operatori alle loro vite di tutti i giorni. In Stati in bilico, dalla Pennsylvania al Nevada, potrebbero volerci giorni, forse fino al weekend, per capire chi avrà vinto tra Trump e Harris.
Ognuno degli Stati può scegliere come far votare
Perché ci sono molti modi di voto differenti? Voti per posta, macchine elettorali, schede fisiche, voti per procura. Ogni Stato consente diverse metodologie di voto e in 50 sistemi elettorali diversi le elezioni Usa non sono omogenee. Lo stesso vale per la richiesta o meno dei documenti d’identità per gli elettori. Il principio chiave di questa libertà di scelta sta nell’idea di autonomia data agli Stati, che non si è voluto centralizzare. Al costo, però di una grande incertezza. La US Voting Foundation, in quest’ottica, prova a porre ordine nel caos: “ogni stato e territorio degli USA ha il diritto di definire metodi e opzioni di voto per i propri residenti. Ad esempio, alcuni stati potrebbero offrire il voto in assenza o anticipato, altri no. Orientarsi tra questi metodi e opzioni di voto specifici per ogni stato può essere una sfida scoraggiante”, scrive la fondazione che funge da collettore delle informazioni per stimolare la partecipazione.
Perchè passano tre mesi tra elezioni ed insediamento
Perché il presidente non si insedia subito? Tra l’elezione e l’insediamento passano quasi tre mesi: nel 1937 la data è stata fissata al 20 gennaio dell’anno successivo alle elezioni. Il motivo è chiaro: permettere la transizione di poteri tra funzionari e un’uscita “morbida” del presidente che finisce il mandato, oltre alla presa di possesso dei maggiori dossier da parte del neo-eletto. Anche qui la storia insegna: le origini dell’inaugurazione remota si saldano con l’antica necessità di permettere a candidati e corrieri che portavano con loro le notizie dei risultati, prima dell’avvento della ferrovia, di arrivare sulla East Coast e comunicare in tutta l’Unione il nome del vincitore. Una tradizione nata per motivi pratici che si è poi consolidata per motivazioni istituzionali.