Erdogan padrone di Europa e occidente. Dà le carte alla Nato e "seduce" Draghi
E' passato poco più di un anno da quell'"Erdogan dittatore", ma sembra trascorso un secolo. Il futuro dell'Alleanza Atlantica in mano ad Ankara
Erdogan da "dittatore" ad "alleato" su Ucraina e migranti
E menomale che all'alba del suo mandato da premier lo aveva definito "dittatore". Ora, invece, pare aver cambiato idea. Drasticamente. Mario Draghi ha incontrato il leader turco Erdogan sottoscrivendo numerosi accordi. Leader turco che sembra ormai essere diventato il vero kingmaker dell'occidente, sfruttando al massimo il suo ruolo da possibile mediatore della guerra in Ucraina e alzando le richieste in sede negoziale con Europa e Nato. Ottenendo praticamente tutto quanto richiesto.
La Turchia si riserva peraltro ancora l'ultima parola sull'ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia. La rimozione definitiva del veto all'ingresso dei due Paesi scandinavi nell'Alleanza è legata al nodo delle estradizioni che Ankara pretende da Stoccolma ed Helsinki. Si tratta di una lista di nomi accusati di attività terroristiche di vario tipo, principalmente legate al separatismo curdo e al Pkk, organizzazione con cui Ankara è in guerra dal 1984, considerata terroristica da Usa e Ue.
In base a quanto dichiarato dal ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag, Ankara dalla Svezia attende 11 nomi accusati di avere legami con i curdi del Pkk, più altri 10 accusati di aver partecipato al tentativo di golpe del 2016. Dodici sono invece le persone la cui richiesta di estradizione è stata inoltrata ad Helsinki, 5 terroristi separatisti e 5 golpisti, più altri due accusati di altri reati. "I dossier relativi a queste persone sono stati inviati, ma se sarà il caso scriveremo nuovamente per ricordare che siamo in attesa di una risposta. Non è necessario inviare una nuova richiesta, è necessario mantengano la parola data", ha detto Bozdag, che ha poi specificato che si tratta in tutto di 2 presunti terroristi e altre 7 persone accusate di reati di altra natura.
Delle richieste di Erdogan per togliere il veto all'ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato proprio l'estradizione pretesa dalla Turchia ha rappresentato sin dall'inizio il nodo più spinoso. A complicare il quadro il fatto che la Svezia ha concesso la cittadinanza a diversi elementi i cui nomi allo stesso tempo figurano nella lista rossa della Turchia. Si tratta di Halef Tak, Ismet Kayhan, Aysen Ayhan (che ha cambiato nome in Marja Furhoff), Ragip Zarakolu e Mehmet Sirac, accusati di aver organizzato e aver avuto un ruolo attivo in attentati del Pkk.
Il futuro della Nato? Lo decide Erdogan
Ragip Zarakolu ha al momento 73 anni, un ulteriore fattore che complica l'estradizione. Sono divenuti cittadini svedesi anche Neriman e Mustafa Candan e Hamza Yalcin, nomi associati al terrorismo di matrice brigatista che in Turchia ha fatto proseliti negli anni 80 e 90, realizzando poi attacchi di lieve entità fino al 2015. Musa Dogan, il cui nome è inserito nella lista e cui sono rivolte le medesime accuse, non ha ricevuto la cittadinanza svedese. Derdiye Kul, Nuray Sen, Cahide Adsay, Mehmet Filiz e Aziz Turan completano la lista dei nomi dei terroristi curdi, stavolta senza passaporto svedese, inclusi nella lista di Ankara.
Tra i nomi di cui Erdogan pretende dalla Svezia l'estradizione per legami invece con la rete golpista di Fetullah Gulen spicca il nome di Bulent Kenes, per anni redattore capo e poi direttore del quotidiano Zaman, organo di stampa finanziato dallo stesso Gulen, tycoon residente in Pennsylvania di cui la Turchia chiede invano, dal 2016, l'estradizione agli Stati Uniti. Altro giornalista il cui nome compare nella lista è Levent Kenez, ex caporedattore del quotidiano Meydan. Completano la lista dei presunti golpisti ora in Svezia Alperen Melikhan Dogan, Orhan Er, Ramazan Faruk Guzel, Murat Cetiner, Harun Tokak, Yilmaz Aytan, Sami Yavuz e Sinan Sarac.
Tutti sono accusati di aver fatto propaganda a favore del golpe, aver conosciuto in anticipo il piano per il colpo di stato e aver mantenuto contatti continui con Gulen. Unico precedente positivo risale al 2015, quando la Svezia concesse l'estradizione del terrorista Pkk Mehmet Emin Cicen, consegnato da Stoccolma alle autorità di Ankara. La Turchia chiede inoltre la consegna di Ibrahim, Idris e Abdurrahman Akus, tutti e tre fratelli accusati di omicidio, Dede Tas e Arslan Senol, accusati di traffico di stupefacenti, Okan Kale per truffa e Mehmet Turgay per traffico di armi. Non molto diversa la situazione della Finlandia, da cui Erdogan attende l'estradizione di 10 terroristi e altre 2 persone accusate di reati di diversa natura. I terroristi accusati di aver contribuito ad organizzare attentati per colpire la Turchia in nome del Pkk sono Sultan Aktepe, Sezgin Cirik, Burcu Ser, Osman Yagmur, Tekin Istekli e Acar Delil.
Gli accusati di far parte della rete golpista fi Gulen sono Mehmet Demir, Adil Erol, Abdulkadir Yilmaz e Zeynel Abidin Karadis. Tutti fuggiti in Finlandia dopo il fallimento del colpo di stato del 15 luglio 2016. Completano la lista inoltrata alla Finlandia Cevdet Vurunbigi, accusato di vilipendio nei confronti del presidente della Repubblica e Sefer Kebabci, per rapina a mano armata.
Nel frattempo, però, Erdogan ha ottenuto appunto importanti garanzie dall'Italia di Draghi. Ankara e Roma puntano a superare i 30 miliardi di dollari di interscambio commerciale quest'anno, un obiettivo che, secondo il presidente turco "sarà raggiunto senza problemi" e che finisce nel documento comune prodotto alla fine dell'incontro tra i due Paesi. Nel 2021 si sono raggiunti i 20 miliardi di dollari, un più 23,6% rispetto all'anno precedente, base per un prossimo "impegno a proseguire un dialogo più stretto sull'economia e sul commercio e a definire e attuare approcci comuni per uno sviluppo rafforzato in questo campo", sull'onda della fine dell'emergenza legata alla pandemia. Per raggiungere l'obiettivo di un volume di interscambio di 30 miliardi di dollari, Italia e Turchia puntano a facilitare ulteriormente gli scambi commerciali, incoraggiare gli investimenti e l'accesso ai rispettivi mercati e sono d'accordo a mantenere la riunione della Joint Economic and Trade Commission (JETCO) e il Business Forum nell'ultimo trimestre del 2022.
Draghi, da parte sua ha parlato addirittura di "asse" con Ankara su Ucraina e migranti, dichiarandosi a favore dell'ingresso della Turchia nell'Unione europea. E' passato poco più di un anno da quell'"Erdogan dittatore", ma sembra trascorso un secolo.