Esplosione davanti a una sinagoga in Francia, arrestato l'attentatore
Incendio davanti a una sinagoga in Francia: l'attentatore è stato localizzato a Nimes ed è stato catturato dopo uno scontro a fuoco
Esplosione davanti a una sinagoga in Francia, per Attal si è sfiorato un "dramma assoluto"
Paura in Francia dopo che in pieno Shabbat un uomo con bandiera palestinese e "kefiah" ha incendiato almeno due veicoli davanti alla sinagoga "Beth Yaacov" de La Grande-Motte, nel sud della Francia, a poca distanza da Montpellier. Le fiamme hanno provocato una forte esplosione, che ha ferito un agente della polizia municipale.
All'interno della sinagoga c'erano cinque persone, fra le quali il rabbino, che non sono state ferite dall'esplosione, provocata da una bombola di gas che era stata sistemata dentro una delle auto date alle fiamme. L'attentatore è stato localizzato nella tarda serata nella vicina città di Nimes, all'ultimo piano di un palazzo, e catturato. Gli abitanti della storica cittadina, anche centro balneare piuttosto affollato in questa stagione, sono impauriti. L'uomo, che ha agito a volto scoperto, si è dato alla fuga, ma in serata è stato localizzato in un palazzo di Nimes, all'ultimo piano. Gli uomini dei reparti speciali e delle unità di elite del RAID sono intervenuti, aprendo il fuoco a più riprese.
Ferito, è stato trasportato in ospedale, in condizioni non gravi. Emmanuel Macron aveva promesso - in un messaggio su X - che "l'autore di questo atto terroristico" sarebbe stato arrestato. "La lotta contro l'antisemitismo - aveva aggiunto il presidente - è una battaglia che si combatte in ogni istante". Le cifre sono già terrorizzanti, gli atti antisemiti sono triplicati in un anno nel paese, passando da circa 300 a quasi 900. E questo, che poteva avere conseguenze ben più gravi, è avvenuto a 4 giorni dall'inizio dei Giochi Paralimpici, che fanno seguito alle Olimpiadi di Parigi 2024. Il sindaco de La Grande-Motte, Stéphan Rossignol, ha visto le immagini delle telecamere di sorveglianza. Ha riferito che l'attentatore ha agito senza coprirsi il volto. Lo si vede, con il tipico copricapo arabo, di colore rosso come le kefiah indossate dai palestinesi, una bandiera palestinese alla vita e una pistola da 9 mm che gli spunta da sotto una polo blu, mentre incendia i veicoli davanti alla sinagoga.
Sia Macron, sia il premier Gabriel Attal e il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, accorsi nel pomeriggio sul posto, hanno parlato subito di atto terroristico e di antisemitismo. L'inchiesta è stata immediatamente aperta dalla Procura antiterrorista. Per Attal, "si è sfiorato un dramma assoluto", l'attentatore aveva "un atteggiamento estremamente determinato", secondo le immagini della videosorveglianza. E avrebbe "incendiato diverse porte di ingresso alla Sinagoga" e almeno due auto. Secondo le immagini, che gli inquirenti stanno studiando nei minimi particolari, l'uomo aveva anche in mano bottiglie di plastica. "Abbiamo mobilitato ogni mezzo per ritrovare l'autore" dell'atto terroristico, ha precisato Darmanin.
Attal ha quantificato in "200 gendarmi e poliziotti" gli agenti impegnati nella caccia all'uomo nella regione dell'Hérault. Ed ha poi denunciato chi "attizza l'odio contro gli ebrei" con idee "confuse" che alimentano un "clima" ostile "ormai dal 7 ottobre". Ha poi espresso "indignazione, disgusto" per un atto che "ci scandalizza": "i francesi ebrei sono stati presi di mira, attaccati a causa della loro fede, questo colpisce tutti i repubblicani nel nostro paese". Attal, primo ministro dimissionario ma ancora in carica per gli affari correnti, come tutti i ministri del suo governo, ha poi ringraziato la polizia e i soccorritori per il loro intervento. L'agente rimasto ferito dall'esplosione non è in pericolo di vita.
Perla Danan, la presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche (Crif) della regione, ha denunciato la "volontà di uccidere" di chi ha commesso l'attentato, sottolineando "l'enorme presenza di villeggianti" a La Grande-Motte. Un concetto ribadito dal presidente nazionale del Crif, Yonathan Arfi, secondo il quale, "l'utilizzo di una bombola di gas in un'auto, all'ora in cui si è calcolato che i fedeli arrivano in una sinagoga, non è soltanto un incendio doloso, non un semplice atto contro un luogo di culto, ma un'azione con la volontà di uccidere".