Evergrande, il Governo cinese vuole dare un esempio al paese

Il Partito Comunista tende a dire basta agli eccessi, diseguaglianze e speculazione

di Daniele Rosa
Esteri
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La Lehman Brothers cinese potrebbe chiamarsi Evergrande, il “grande rinoceronte bianco” come viene chiamata la prima compagnia immobiliare del paese, ora sull’orlo del tracollo finanziario. Ma il gigantesco crack è nato non solo da una politica deficitaria della compagnia ma anche dalle nuove leggi imposte dal governo a metà 2020. Le cosiddette “linee rosse” hanno imposto alcuni parametri che, nel breve, hanno creato instabilità sul mercato immobiliare. Uno di questi parametri è l’obbligo per i costruttori di avere un rapporto debito/attività inferiore al 70%.

Con un debito “mostre” di oltre 300 miliardi e con i dettami della nuova legge Evergrande  non ha potuto così continuare a richiedere finanziamenti.

La mossa del Governo è diretta a calmare il mercato immobiliare, impazzito in città come Pechino e Shanghai dove i prezzi degli immobili sono raddoppiati nel giro di dieci anni.

Il mercato delle case rappresenta il 25% del PIL nazionale. E l’investimento nel mattone è al primo posto nelle preferenze delle famiglie.

52 trilioni di dollari è il valore, secondo Goldman Sachs, di questa preferenza che ha risvolti economici ma anche sociali enormi.

Come in tutte le parti del mondo anche in Cina la speculazione è da sempre protagonista nel comparto.Ed infatti almeno il 20% degli immobili è praticamente sfitto ma la gente continua ad investire anche se, soprattutto nelle grandi città,  il prezzo medio di un immobile è di oltre 50 volte lo stipendio medio annuo.

In questo mare di danaro, prestiti e rate il debito è enorme. In Cina il debito delle imprese è il 220% del PIL e i prestiti nell’immobiliare rappresentano il 30% del totale.

Dopo anni di permissività il governo cinese ha così deciso un cambio di rotta e il Partito Comunista vuole fermare questo sistema troppo capitalistico.

La "prosperità comune", voluta dal Governo, tende a  diminuire le disuguaglianze, eliminare le pratiche monopolistiche e tenere sotto controllo debiti.

Già nel 2020 Evergrande aveva difficoltà. 200000 occupati diretti e 3,5 milioni di indiretti, 1300 progetti in quasi 300 città. Una realtà enorme che adesso non è più in grado di pagare i fornitori con titoli azionari crollati.

Ma un fallimento di queste proporzioni potrebbe davvero causare problemi economici interni ed esterni e un maremoto a livello sociale. Per questo il Governo sta cercando di evitare una nuova Lehman ma, in ogni caso, si pensa voglia dare un messaggio chiaro ai tanti imprenditori troppo audaci, quello cioè che l’era degli eccessi è finita.

In ogni caso il tema Evergrande è assolutamente impattante in negativo su un’economia che stenta a rialzarsi dopo la pandemia da Coronavirus. Gli analisti sono convinti che il mercato immobiliare in crisi darà un ulteriore colpo alla crescita e peserà su investimenti, spesa e fiducia.

Forse Evergrande verrà salvata ma molti settori, collaterali alla sua attività, subiranno colpi mortali.