Francia: intesa Repubblicani-Le Pen, ma il partito gollista è spaccato

Venti di protesta, marce e manifestazioni nel weekend

di Redazione
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Esteri

Francia: Macron, "non sono matto, penso solo alla Francia"

"No, niente affatto: lo confermo": con queste parole, il presidente della Francia, Emmanuel Macron ha risposto alla domanda se fosse impazzito, che e' quella che molti francesi si sono posti quando ha deciso di sciogliere l'assemblea nazionale e di convocare nuove elezioni. A fargliela e' stata il giornalista del Figaro durante il volo di ritorno da Oradour sur Glane, dove ieri ha celebrato l'anniversario di un eccidio nazista con il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier. "Che cosa risponde a chi si chiede se e' matto?" "No, niente affatto: glielo confermo. Penso solo alla Francia. Era la decisione giusta, nell'interesse del Paese". 

Francia: destra nel caos dopo proposta di Ciotti

La proposta di Eric Ciotti, presidente Les Re'publicains (LR) di stringere un'alleanza elettorale con il Rassemblement National (RN) sta provocando un'onda di choc che rischia di spaccare il partito di destra gollista. Alzata di scudi, insurrezione interna alla formazione politica conservatrice con critiche aperte dei pesi massimi a Ciotti, di cui chiedono le dimissioni, mentre alcuni esponenti LR in Senato lasciano l'incarico in polemica aperta. Nel contempo il partito di Marine Le Pen chiude la porta in faccia al potenziale alleato di estrema destra, il partito Reconquete di Eric Zemmour, segnando un punto di rottura.

A destra, travolta da un vero e proprio terremoto ideologico, secondo la stampa francese "e' giunta l'ora del chiarimento" - come scrive Le Figaro - mentre per Le Monde "la destra e' sull'orlo dell'implosione". Ira del presidente dei deputati LR, Olivier Marleix, secondo cui, la risposta alla mano tesa di Jordan Bardella "impegna soltanto Ciotti che deve lasciare la presidenza", respingendo a priori un'alleanza con il partito di estrema destra francese alla presidenziali del 30 giugno. "Saremo candidati con i nostri colori, senza alcun accordo", ha puntualizzato Marleix, mettendo in primo piano l'eredita' del generale de Gaulle. Parole choc quelle pronunciate da Ciotti che sta scuotendo anche il Senato, tradizionalmente piu' a destra rispetto all'Assemblea nazionale.

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"In seguito alle dichiarazioni di E'ric Ciotti, ritengo che egli non possa piu' presiedere il nostro movimento e debba dimettersi da presidente dei Re'publicains", ha scritto su X il presidente del Senato, Ge'rard Larcher. "Non avallero' mai, con nessun pretesto, un accordo con il RN che sia contrario agli interessi della Francia e della nostra storia", ha sottolineato l'esponente di spicco dei Repubblicani. Nel contempo due influenti senatori, la vicepresidente Sophie Primas e il relatore sul bilancio Jean-Francois Husson, hanno annunciato di voler lasciare il partito gollista. Entrambi i senatori hanno optato per una posizione di indipendenza e preso le distanze dai vertici LR.

"Davanti al campo di rovine in cui si e' trasformato il paesaggio politico francese dopo il voto di domenica, il gruppo di senatori Les Re'publicains riafferma all'unanimita' quella che deve essere la linea chiara e responsabile della destra francese: rimanere se stessa mantenendo la sua indipendenza e la sua autonomia nei confronti del campo di Macron e del campo di Le Pen", si legge in una nota postata da Sophie Primas. Al presidente Macron addossano la responsabilita' della "situazione catastrofica" della Francia, il suo declino sul piano dell'economia e della sicurezza, la destabilizzazione delle istituzioni e della democrazia, l'ascesa dell'estrema destra. Di fronte, "il progetto portato avanti dal Rassemblement National non e' per sua natura atto a risollevare la Francia, anzi e' lontano da questa prospettiva.  La demagogia non ha mai permesso di dirigere un paese", prospettano i senatori della destra conservatrice.

Vale'rie Pe'cresse, candidata sconfitta alle presidenziali 2022 e presidente della regione Ile de France, ha denunciato la "manovra" di Ciotti senza mezzi termini. "Vendere l'anima per un piatto di lenticchie e presentarlo come essere nell'interesse del Paese... questo e' cio' che ho sempre rifiutato. Onore, rettitudine e convinzioni non sono parole vuote. Non tutto si puo' comprare. I repubblicani devono denunciare immediatamente l'accordo proposto da Ciotti con il RN", ha reagito Pe'cresse.

Laurent Wauquiez, presidente LR della regione Auvergne Rhone-Alpes, uno dei volti piu' noti del partito, si e' detto incredulo, accusando Ciotti di "tradimento" e chiedendo "una parola indipendente" per la sua famiglia politica, rifiuta il "salto nel buio del RN". Anche Vincent Jeanbrun, sindaco di L'Ha-les-Roses e portavoce dei Re'publicains, si oppone fermamente a un'alleanza: "La destra non e' in vendita, non deve mai scegliere il peggio, sottomettersi al compromesso", ha scritto su X. Xavier Bertrand, anche lui in lizza alla corsa all'Eliseo nel 2027 e presidente regionale, ha invitato il suo partito a chiarire la sua posizione: "Il DNA della destra repubblicana non e' mai l'estremo, mai il Fronte Nazionale, mai Marine Le Pen. Questa e' sempre stata la mia battaglia e lo sara' sempre".

Una linea di condotta condivisa dall'ex presidente dell'UMP (Unione per un Movimento Popolare), Jean-Francois Cope', che ha denunciato "una questione di estrema gravita' (...) per cui chiedo che venga convocato un ufficio politico entro 24 ore". La spaccatura politica a meno di 20 giorni dal voto cruciale riguarda anche l'estrema destra francese. Non ci sara' nessun accordo tra il Rassemblement National di Le Pen e Reconquete, il partito di Eric Zemmour. Lo ha annunciato Marion Mare'chal, leader della lista zemmourista alle elezioni europee nonche' nipote di Marine Le Pen, con la quale e' in rotta da anni. Mare'chal ha deplorato "un cambio di posizione" di RN che "rifiuta il principio stesso di un accordo", nel quadro delle elezioni legislative del 30 giugno e 7 luglio.

"Nonostante i miei tentativi di negoziazione, la deplorevole argomentazione che mi e' stata avanzata e' che non vogliono alcun legame diretto o indiretto con Eric Zemmour", ha spiegato la leader 34enne. Mare'chal ha incontrato ieri pomeriggio Jordan Bardella e Marine Le Pen presso la sede del Rassemblement National e aveva espresso il suo "ardente desiderio" di "trovare un modo per riunirsi". "Mentre stavamo per concludere un accordo che prevedeva la rappresentanza degli 1,4 milioni di elettori di Reconquete alle elezioni europee in una coalizione legislativa, Bardella mi ha informato di un cambio di posizione", ha scritto in un comunicato stampa. "Questa decisione improvvisa e contraddittoria, rispetto ai nostri numerosi scambi e lavori preparatori, non e' all'altezza della speranza dei francesi", ha sottolineato Mare'chal.

Francia: venti di protesta, marce e manifestazioni nel weekend

Sulla Francia soffia un vento di protesta per il risultato delle elezioni europee di domenica e per la prospettiva di elezioni legislative anticipate che vedono l'estrema destra in netto vantaggio. I cinque principali sindacati d'Oltralpe - CFDT, CGT, Unsa, FSU e Solidaires - hanno indetto per sabato e domenica delle marce di protesta per "manifestare nel modo piu' ampio possibile", dopo lo "shock delle europee". "Abbiamo bisogno di una scossa democratica e sociale" prima delle elezioni generali del 30 giugno e del 7 luglio. In una dichiarazione congiunta, la CFDT, la CGT, l'Unsa, la FSU e i Solidaires hanno chiesto che le "richieste sociali" siano ascoltate attraverso le manifestazioni di sabato e domenica, mentre la campagna per le elezioni generali anticipate e' in corso.

"Chiediamo le piu' ampie manifestazioni possibili questo fine settimana per sottolineare la necessita' di alternative progressiste per il mondo del lavoro", si legge nel testo sindacale congiunto, condiviso su X, dopo le elezioni europee segnate in Francia dallo storico risultato del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e Jordan Bardella. "La nostra Repubblica e la nostra democrazia sono in pericolo. Dobbiamo anche rispondere all'emergenza sociale e ambientale", prosegue l'intersindacale. Rivolgendosi al governo, chiede, inoltre, di abbandonare la riforma dell'assicurazione contro la disoccupazione e di fare marcia indietro sulla riforma delle pensioni. L'appello dei sindacati a manifestare ha gia' ottenuto un sostegno di peso: quello del sindacato dei giudici che ha annunciato che "partecipera'" alla "Resistenza".

Il 'Syndicat de la Magistrature' "invita tutti i magistrati, cosi' come tutti coloro che sono coinvolti nell'attivita' giudiziaria, a mobilitarsi contro l'ascesa al potere dell'"estrema destra"", si legge in un comunicato stampa. Il Syndicat de la magistrature "prendera' parte ai movimenti collettivi di unita' e resistenza e partecipera' alle manifestazioni organizzate nei prossimi giorni in tutta la Francia", prosegue la nota. 

Francia: data voto inquieta giuristi, depositato ricorso

Diversi esperti di diritto costituzionale hanno depositato un ricorso al Consiglio costituzionale per ottenere l'annullamento del decreto sull'organizzazione delle elezioni legislative anticipate del 30 giugno e 7 luglio, invocando il mancato rispetto del Codice elettorale. Lo riferisce il quotidiano Le Figaro, citando un prefetto ed ex capo gabinetto dell'ufficio elezioni del ministero dell'Interno, secondo cui "l'equita' dello scrutinio e' messa in discussione dall'impossibilita' di rispettare alcune disposizioni legislative in un arco di tempo cosi' breve". In caso di parere favorevole del Consiglio costituzionale, questa 'offensiva' giuridica potrebbe portare al rinvio del voto o al suo annullamento, anche se in situazioni analoghe - in occasione dello scioglimento del parlamento nel 1981 e nel 1988 - aveva respinto ogni ricorso.

Formalmente, il decreto di convocazione delle elezioni legislative anticipate - annunciate dal presidente Emmanuel Macron domenica dopo i risultati delle europee - e' stato pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale. Il calendario di votazione proposto dall'inquilino dell'Eliseo non rispetta il Codice elettorale vigente, in particolare l'articolo L157. Sulla carta il termine di deposito delle candidature avrebbe dovuto essere stabilito il 7 giugno, mentre il presidente ha annunciato lo scioglimento dell'Assemblea nazionale e indetto il voto anticipato il 9 sera. Il decreto presidenziale pubblicato sul 'Journal officiel' del 10 giugno fissa la scadenza di presentazione delle candidature al 16 giugno, solo due settimane prima delle elezioni. Per Jean-Jacques Urvoas, ex ministro socialista della Giustizia, il primo turno dovrebbe tenersi "il 7 luglio" invece del 30 giugno. Tuttavia molti giuristi hanno controbattuto che, in caso di elezioni anticipate, e' l'articolo 12 della Costituzione a prevalere sul Codice elettorale, che si applica per le elezioni organizzate nei termini previsti dalla legge. L'articolo 12 stabilisce che la presentazione delle candidature deve avvenire "non meno di venti e non piu' di quaranta giorni dallo scioglimento" del parlamento. Poiche' il primo turno e' fissato per il 30 giugno, 21 giorni dopo l'annuncio di Emmanuel Macron, questa scadenza e' rispettata.

"Dal momento in cui il termine di 20 giorni viene rispettato, la Costituzione prevale sulla legge", valutano alcuni giuristi citati dalla stampa francese. Tuttavia, rimane la possibilita' per gli elettori o per i gruppi politici di appellarsi al Consiglio costituzionale per rinviare le elezioni, ma tali ricorsi hanno pochissime possibilita' di successo, secondo diversi esperti interpellati da 'France Info'. In occasione delle dissoluzioni dell'Assemblea nazionale nel 1981 e nel 1988, il Consiglio costituzionale ha respinto tutti i ricorsi di questo tipo. L'ultima volta che l'Assemblea Nazionale e' stata sciolta risale al 1997, quando al potere c'era il presidente di destra Jacques Chirac, che annuncio' la sua decisione il 21 aprile 1997 e il primo turno si tenne il 25 maggio, 34 giorni dopo.

"La scadenza scelta da Emmanuel Macron e' piu' breve, ma e' comunque conforme alla Costituzione", afferma Julien Jeanneney, studioso di diritto costituzionale. A suo avviso, il tempo che intercorre tra l'annuncio dello scioglimento e lo svolgimento delle elezioni e' necessariamente limitato. "Nel 1981, il periodo era gia' molto breve. Lo scioglimento e' avvenuto il 22 maggio e le elezioni il 14 giugno e il 21 giugno. Nel 1968, lo scioglimento avvenne il 30 maggio e le elezioni si tennero il 23 giugno, quindi tre settimane dopo", ha ricordato la costituzionalista Marie-Anne Cohendet. Il presidente Macron si trovera' di fronte a un calendario "molto ristretto", ha evidenziato la docente di diritto costituzionale, soprattutto a causa dei Giochi Olimpici. "L'Assemblea nazionale deve riunirsi di diritto il secondo giovedi' successivo alla sua elezione. Questo ci porterebbe al 18 luglio", ha concluso la giurista, a soli otto giorni dalla cerimonia di apertura di Parigi 2024. 

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