G20, il bilancio dei leader: Draghi si salva, male Macron, Erdogan vincitore

Super Mario ottiene un'intesa (al ribasso) sul clima ma partiva con l'handicap senza Putin e Xi. Biden porta a casa la benedizione del Papa. E gli altri...

di Lorenzo Lamperti
Esteri
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Clima (seppure a metà), vaccini, minimum tax e acciaio. Dal G20 di Roma si esce con questi risultati. Anche se sul dossier più delicato, quello dell'azione di contrasto al cambiamento climatico, va sottolineato che l'intesa è stata fortemente al ribasso. In particolare per le perplessità di Cina, Russia, India e Arabia Saudita. Per riuscire comunque ad approvare un testo sono state inserite formule molto vaghe senza roadmap vincolanti. Tanto che il ministro degli Esteri di Mosca, Sergej Lavrov, ribadiva come la Russia manterrà come obiettivo finale del percorso di transizione ecologica il 2060, e non la metà secolo individuata dall'Unione europea e dagli Stati Uniti. 

G20, IL BILANCIO DEI LEADER: SUCCESSO PER ERDOGAN, MALE MACRON. NON PERVENUTI PUTIN E XI JINPING

Comunque, piuttosto che niente è meglio piuttosto e Mario Draghi è riuscito in qualche modo a salvare l'appuntamento internazionale made in Italy. Resta comunque un G20 monco, a causa delle pesantissime assenze di Vladimir Putin e Xi Jinping, che hanno sostanzialmente reso il fine settimana romano una sorta di coro a una voce (o una e mezza). I due leader di Russia e Cina, per motivi diversi, hanno scelto di non presentarsi lanciando un segnale che per loro queste piattaforme multilaterali a guida occidentale sono ormai obsolete e volte soprattutto a contrastarli. Joe Biden porta a casa la benedizione di Papa Francesco, flirta con Draghi e sostanzialmente ricuce con un'Europa che si era sentita abbandonata dopo le vicende di Afghanistan e Aukus. Ma il G20 è un successo soprattutto per Recep Tayyip Erdogan, coinvolto in tutti i dossier più importanti. Meno positiva la due giorni di Emmanuel Macron, impantanato in un duro confronto con il Regno Unito di Boris Johnson e incapace nel trovare sponde per la sua tanto desiderata autonomia strategica. 

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Per usare il gergo calcistico, Super Mario ha giocato un'ottima partita, ma non è riuscito a conquistare una vittoria che avrebbe meritato considerando il volume di gioco prodotto. Porta a casa la global minimum tax, i nuovi diritti speciali di prelievo del Fondo monetario internazionale a favore dei paesi più poveri e gli aiuti per la conversione ecologica. Ma sul clima arriva solo un'intesa monca, che quantomeno cita l'obiettivo di limitare a 1,5 gradi il surriscaldamento. Manca però una roadmap precisa sulla riduzione delle emissioni. Il problema è che la partita si giocava in un campo dove mancavano due giocatori fondamentali, Russia e Cina, che privi dei loro leader potevano solo giocare seguendo un copione rigido. Draghi non è riuscito a convincere Putin e Xi a presentarsi a Roma, e quantomeno nel secondo caso non è certo colpa sua visto che il presidente cinese ha scelto di non lasciare il suo paese per tutto il 2021. In ogni caso, la presidenza italiana del G20 non riesce a trasformarsi in ponte tra occidente e oriente come invece Roma era riuscita a fare in passato e si era posta l'obiettivo di riuscire a fare di nuovo. Comunque un volto e una figura più che presentabili in un appuntamento così importante a livello mondiale.

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Il presidente degli Stati Uniti a sinistra con affianco la moglie Jill e il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi a destra con affianco la moglie Maria Serenella Cappello

Rassicurazione e dialogo. Sono le due parole chiave che Biden utilizza da quando è arrivato alla Casa Bianca, nel tentativo di riavviare le relazioni con partner e alleati in giro per il mondo. Nei suoi primi mesi da presidente degli Stati Uniti, però, non sempre ci è riuscito. Anzi, è incappato in due passi falsi molto pesanti, almeno agli occhi dei partner europei: Afghanistan e Aukus. Il suo G20 è stato dunque teso a rinsaldare l'asse euroatlantico e sembra in parte esserci riuscito, soprattutto per la debolezza della presunta e mai tale autonomia strategica Ue. Incassa il risultato della benedizione di Bergoglio, che ha fatto infuriare i cattolici conservatori americani che vorrebbero evitargli la comunione. Sul finale, però, torna a sparare sulla Cina attaccandone lo "scarso impegno" sul clima, neutralizzando il dialogo tra il suo segretario di Stato Antony Blinken e il ministro degli Esteri cinese Wang Yi.

G20, ERDOGAN CERCATO SU TUTTI I DOSSIER E PIENAMENTE REINTEGRATO DALL'OCCIDENTE: VOTO 8

Il vero vincitore del vertice è lui, il sultano turco. Qualche mese fa Draghi lo chiamava "dittatore" e lui teneva in piedi Ursula von der Leyen durante un vertice con i rappresentanti dell'Ue. In rotta di collisione con la Francia e con Biden per le manovre autonome e spesso in contrasto con la Nato tra Medio Oriente e Africa. Eppure, alla resa dei conti è lui a essere il più ricercato del consesso. Ha tenuto bilaterali sostanzialmente con tutti. Si è riappacificato con Dragi e con von der Leyen, ha incontrato Biden, Macron e Johnson. D'altronde Ankara è presente in tutti i dossier geopolitici più vicini all'Europa, dall'Afghanistan alla Libia, passando ovviamente per il fondamentale tema dei migranti sui quali il Vecchio Continente non può fare a meno di un sultano che a  Roma ha mostrato il volto buono.

G20, MACRON SI PIEGA A BIDEN, LITIGA CON JOHNSON E NON RAGGIUNGE AUTONOMIA STRATEGICA: VOTO 5

Biden e Macron si stringono la mano, per sancire l'accordo finalmente raggiunto

Insufficiente invece la prestazione del presidente francese. Dopo i propositi bellicosi delle ultime settimane, Macron si è sostanzialmente piegato a Biden sulla vicenda Aukus, che aveva portato alla rottura unilaterale del contratto di fornitura di sottomarini francesi all'Australia a favore di quelli a propulsione nucleare made in Usa. Senza contare lo smacco di non essere stato coinvolto sul campo da gioco del Pacifico, dove Macron si vede indispensabile. Litiga con Boris Johnson sulla pesca (ma anche qui sotto c'è la vicenda Aukus) e mette a rischio persino il risultato della Cop26 dui Glasgow. E l'autonomia strategica di cui ha sempre parlato non si intravede, anche lui incapace di portare al tavolo Putin e Xi.

G20, MERKEL PASSA CON ELEGANZA IL TESTIMONE A SCHOLZ E INCASSA I COMPLIMENTI DI TUTTI: VOTO 7

Angela Merkel Lapresse

La presenza di Angela Merkel è stata più che altro di supervisione, da allenatrice per proseguire sui termini calcistici. Con grande eleganza si è portata dietro il suo più che probabile erede, anche se in Germania gioca per la squadra avversaria dei Socialdemocratici. Soprattutto Draghi l'ha ricoperta di complimenti, dicendo che l'Europa seguirà "la sua eredità". Lei esce di scena in maniera brillante.

G20, BOLSONARO EVITATO DA TUTTI MA NON DA SALVINI: VOTO 4

Dopo le conclusioni della commissione d'indagine del parlamento brasiliano, che ha optato per la messa d'accusa per "crimini contro l'umanità" in riferimento al suo negazionismo sul Covid-19, non poteva forse andare altrimenti. Jair Bolsonaro è stato sostanzialmente evitato come la peste dagli altri leader, che si sono ben guardati dal farsi ritrarre in sua compagnia, soprattutto se bilaterale. Non ha questi problemi però Matteo Salvini, che domani lo incontrerà a Pistoia nonostante i mugugni dei partner del centrodestra, a partire da quelli di Silvio Berlusconi.

G20, PUTIN E XI DISERTANO ROMA. SI ACUISCONO LE DISTANZE GEOPOLITICHE

Ingiudicabili le prestazioni di Putin e Xi, anche perché nessuno dei due si è presentato a Roma. Lavrov e Wang hanno portato avanti i dossier al loro posto, ma ovviamente per raggiungere svolte significative servono i leader in persona. Il messaggio inviato al mondo e all'occidente è chiaro: le piattaforme multilaterali funzionano solo se pienamente cooperative e rispettose delle differenze e degli "affari interni", mantra ripetuto da Wang in merito a Taiwan. Mosca e Pechino sono sempre meno vicine.