Gas, Putin ha iniziato a chiudere i rubinetti. Italia, nei primi tre mesi -25%
A gennaio e febbraio si è registrato il calo più consistente. Leggero incremento con l'inizio della guerra. Un chiaro segnale da Mosca: "Dipendete da noi"
Guerra Russia Ucraina, il segnale di Putin all'Italia: "Dipendi da me"
La guerra in Ucraina non accenna a fermarsi. Nessuna tregua neanche per la Pasqua ortodossa. Putin continua a bombardare tutto il Sud-Est del Paese e l'Unione Europea è pronta ad infliggere alla Russia un nuovo pacchetto di sanzioni. Scatterà l'embargo sul petrolio di Mosca, ma ancora non è stata presa una decisione sul gas. Intanto, si è scoperto che a chiudere parzialmente i rubinetti del metano con l'Italia è stato proprio Putin, almeno - si legge su Repubblica - stando ai dati relativi al primo trimestre. C’è una sorpresa dalle forniture in arrivo dai giacimenti siberiani e vendute nel nostro paese da Gazprom, il colosso energetico controllato dal Cremlino. Al punto di ingresso al passo del Tarvisio, dove approdano i gasdotti dopo aver attraversato Russia, Ucraina, Slovacchia e Austria, nei primi tre mesi dell’anno sono arrivati 5 miliardi di metri cubi di gas. Un anno fa, nello stesso periodo dell’anno – tra gennaio e marzo, la quantità è stata decisamente superiore, pari a 6,8 miliardi di metri cubi. Una differenza del 25 per cento in meno, che cambia anche i rapporti di forza.
Ma c’è dell’altro. Spacchettando i dati relativi ai primi tre mesi dell’anno in corso, - prosegue Repubblica - si scopre che da inizio gennaio a fine febbraio la quota di gas russa sul totale di quello consumato è ancora più basso di quel 21% relativo all’intero trimestre: i flussi al Tarvisio sono aumentati in modo consistente solo dal 24 febbraio, a cavallo dell’invasione dell’Ucraina da parte delle forze di Mosca. L’ipotesi degli esperti è che dapprima i russi abbiano “contenuto” le forniture per tenere alto il livello dei prezzi, considerando anche che in pieno inverno gli stoccaggi in Europa sono pieni e la domanda è inferiore. Una volta scoppiato il conflitto, aumentare i flussi ha consentito a Mosca di “ricordare” all’Europa che dipende pur sempre per oltre il 40% del suo fabbisogno dal metano siberiano.