Germania,tante ombre sul post Merkel. Macron insidiato da polemisti e virologi

Quante incognite per il futuro prossimo delle due locomotive d'Europa. Gli eredi di Angela non piacciono, spunta Scholz. Nuovi sfidanti per l'Eliseo in Francia

di Lorenzo Lamperti
Esteri
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Del doman non v'è certezza. Lo sapeva già Dante secoli fa, lo stanno scoprendo anche Germania, Francia e con loro l'Europa. Nel giro di pochi mesi le due tradizionali locomotive del Vecchio Continente saranno costrette a viaggiare su nuovi binari. E non è detto che siano meglio di quelli vecchi, anzi. Nonostante quattro anni di tempo, a Berlino non si sono ancora davvero preparati a quello che avverrà dopo il prossimo 26 settembre, giorno delle elezioni. Soprattutto, la Germania non è ancora pronta a fare a meno di Angela Merkel.

Si potrebbe pensare che lo scettro di guida dell'Unione europea, detenuto da ormai tempo immemore dalla cancelliera, potrebbe passare a Emmanuel Macron. Ma il presidente francese si avvia alla conclusione del suo primo mandato, che non è escluso possa restare anche l'unico. Non c'è solo Marine Le Pen come sfidante: dopo il successo inaspettato alle elezioni regionali si sono rilanciati anche i ben più insidiosi Repubblicani di Christiane Jacob e all'orizzonte si stagliano anche le figure del noto polemista di destra Eric Zemmour e il virologo super star Philippe Juvin. Insomma, il futuro dell'asse franco tedesco, tradizionale pilastro dell'Ue, è avvolto da una serie di incognite.

ELEZIONI GERMANIA, CDU POST MERKEL IN CROLLO NEI SONDAGGI

Partiamo dalla Germania. A sei settimane dalle elezioni, i sondaggi restituiscono una fotografia impietosa per la principale forza politica del paese, la Cdu. Stando all'ultimo rilevamento di Forsa, l'unione Cdu-Csu ha perso ben tre punti percentuali nel giro di una settimana ed è precipitata al 23%. Un dato bassissimo e vicino al minimo storico di un partito che negli ultimi 16 anni è sempre stato al governo grazie ai quattro mandati alla cancelleria di Angela Merkel.

Le cause del crollo somno da attribuire alla debolezza degli eredi della Merkel. Negli ultimi anni, Frau Angela ha messo molta energia alla ricerca del suo erede. Prima era stata scelta Annegret Kramp-Karrenbauer, ma le sue continue gaffe l'hanno di fatto esclusa dalla corsa. La stessa Ursula von der Leyen, un'altra papabile, è stata scelta per la presidenza della Commissione europea ed è dunque impossibilitata a raccogliere il testimone di Merkel.

CDU POST MERKEL, L'EREDE ARMIN LASCHET NON CONVINCE I TEDESCHI

Dopo lunghi tentennamenti, è stato individuato Armin Laschet. Un nome che non entusiasmava tutti, anzi. La sua nomina a presidente della Cdu, avvenuta il 16 gennaio scorso, è arrivata con solo il 52% dei voti, davanti allo sfidante Friedrich Merz. E anche in questi mesi non è riuscito a raccogliere un consenso unanime, né all'esterno né all'interno del partito di maggioranza. Proprio lui potrebbe essere quello che paga maggiormente gli effetti della recente alluvione in Nord Reno-Vestfalia. Innanzitutto perché è il governatore del Land travolto dall'acqua. In secondo luogo a causa di un video in cui viene ripreso mentre ride sui luoghi del disastro. Inutile dirlo, il paragone con la Merkel è a dir poco impietoso.

ELEZIONI GERMANIA, L'INATTESO RILANCIO DELL'SPD DI OLAF SCHOLZ

Contestualmente, sembra essersi rilanciata l'Spd. I socialdemocratici erano stati dati per morti dopo i fallimenti degli ultimi anni ma ora sembrano in grande rimonta. Secondo gli ultimi sondaggi si sono issati al 19%, il dato più alto da aprile 2018. Gran parte del merito va a Olaf Scholz, che sembra raccogliere i frutti del suo lavoro da vicecancelliere e ministro delle Finanze. Un ruolo nel quale ha approntato un piano economico per contenere gli effetti della pandemia che è stato molto apprezzato dai tedeschi.

ELEZIONI GERMANIA, VERDI E SPD INSIDIANO LA CDU

Secondo tutti i rilevamenti, Scholz piace di più del suo partito. Non a caso al secondo posto dei sondaggi restano i Verdi di Annalena Baerbock, accreditati del 20%. Ma le incognite sul futuro politico della Germania restano, anche perché l'onda verde che sembrava pronta a travolgere il paese ha avuto un riflusso per qualche uscita a vuoto di troppo di Baerbock, che ha spaventato la fondamentale industria dell'automotive nazionale con qualche uscita poco bilanciata. 

ELEZIONI GERMANIA, LE POSSIBILI COMBINAZIONI DI GOVERNO. MA IL POST MERKEL FA COMUNQUE PAURA

Come potrà andare dopo il voto del 26 settembre? Le ipotesi sono sostanzialmente tre. La prima, e più tradizionale, è quella di una coalizione "Giamaica" che comprenda Cdu/Csu, i Verdi e i liberaldemocratici della Fdp, che possono tornare a giocare un ruolo fondamentale per la composizione del nuovo governo dopo esserne rimasti fuori negli ultimi otto anni. La seconda possibilità è invece una coalizione "nero verde", con la sola alleanza tra Cdu/Csu e Verdi qualora questi due partiti ottengano abbastanza voti per stare da soli. La terza possibilità, che fino a poco tempo fa sembrava impossibile, è quella di una coalizione "semaforo" che veda esclusa proprio la Cdu/Csu. In questo caso la grande coalizione sarebbe formata da Verdi, Spd e Fdp. 

Comunque vada, le ombre restano tante. Dopo la guida sicura e ferma di Angela Merkel, il futuro appare improvvisamente indecifrabile, anche per le grandi differenze di vedute che intercorrono tra i diversi partiti che possono comporre le diverse coalizioni, sia sulle politiche industriali che sulla linea da mantenere in politica estera.

E in Francia? Anche a Parigi le incognite sul futuro non mancano di certo. La popolarità di Macron non sembra in grande ripresa, anzi, dopo le grandissime polemiche scaturite dall'introduzione del green pass. I manifestanti sono tornati in piazza e sono riapparsi anche i gilet gialli che nel 2019 avevano messo in grande imbarazzo la tenuta istituzionale del presidente francese. A dire la verità, Macron non sembra aver recuperato grande terreno tra i cittadini, visti i diversi episodi nei quali è stato contestato durante le sue visite in giro per il paese durante gli ultimi mesi. In un caso è stato anche colpito da un uomo che è poi stato arrestato. 

FRANCIA, PRESIDENZIALI 2022 SEMPRE PIU' INCERTE. RISORGONO I GOLLISTI

Soprattutto, la sensazione è che le elezioni presidenziali del 2022 siano più aperte di quanto non si potesse pensare fino a qualche mese fa. Se prima si riteneva che potesse essere replicata la tradizionale sfida a due con la destra radicale di Marine Le Pen, stavolta la situazione può cambiare. Macron potrebbe essere costretto a uscire dalla sua comfort zone: sopravvivere al primo turno e battere poi i Le Pen al ballottaggio è una vecchia tradizione dei candidati presidente in Francia. Ma ora l'arena si è fatta improvvisamente più affollata. Per esempio sono clamorosamente tornati i Repubblicani. I gollisti sono stati gli unici vincitori delle recenti elezioni regionali francesi e il loro leader Christian Jacob potrebbe cullare sogni di gloria. Un conto è sfidare la destra radicale, seppure in via di trasferimento verso il centro di Le Pen, un conto è sfidare la destra tradizionale e rassicurante gollista. 

FRANCIA, IL POLEMISTA DI ESTREMA DESTRA ERIC ZEMMOUR PENSA ALL'ELISEO

Ci sono poi anche due outsider verso la corsa all'Eliseo, i quali potrebbero cambiare a sorpresa le regole del gioco. Il primo è Eric Zemmour, noto polemista di estrema destra.  Al momento, Zemmour lascia germogliare l'ipotesi di una possibile candidatura, dicendo di suggerire "un numero sempre maggiore di proposte" ed eventualmente "passare all'azione". Dallo studio Ifop emerge che il 5% dei francesi voterebbe "certamente" per lui, il 13% "probabilmente", per un potenziale bacino elettorale stimato al 18% degli elettori, in aumento di cinque punti rispetto a febbraio.

Tanto per intenderci, persino Le Pen ha giudicato "troppo radicali" i punti di vista proposti da Zemmour. E d'altronde sarebbe proprio Marine a perderci potenzialmente di più in caso di sua candidatura, che improvvisamente spaccherebbe il campo della destra radicale e presumibilmente le sottrarrebbe voti utili al primo turno. Autore del best seller "Il suicidio francese", Zemmour è spesso e volentieri protagonista di polemiche roventi. Durante un talk show  definiì i migranti minorenni "ladri", "assassini" e stupratori", inducendo la procura di Parigi ad aprire un'inchiesta per "incitamento all'odio razziale". Il 15 aprile 2020, invece, Zemmour disse che "l'Italia non esiste, non e' mai esistita, non è una nazione e voi italiani dovreste essere francesi. Se Napoleone avesse vinto sareste francesi".

TRA I GOLLISTI SPUNTA ANCHE IL VIROLOGO SUPER STAR PHILIPPE JUVINE

La seconda figura da tenere d'occhio è quella di Philippe Juvine, uno dei virologi super star che hanno bucato lo schermo delle televisioni francesi grazie alla pandemia. Juvin non è solo un virologo ma è anche il sindaco in quota Républicains del comune di La Garenne-Colombes. Nei giorni scorsi Juvin ha annunciato la sua candidatura, che a suo dire si differenzia dalle altre di centrodestra proprio per la sua professione, mai così utile come di questi tempi: “Rivendico il fatto di essere allo stesso tempo un uomo politico che è stato eletto e un medico, dunque connesso alla realtà”. Non sarà semplice mettere ko gli altri numerosi candidati gollisti ma c'è chi è pronto a scommettere che può essere lui l'uomo giusto per tornare all'Eliseo. 

Anche in Francia le incognite sul futuro sono numerose. E l'Europa si scopre improvvisamente ancora più priva di certezze. A meno che, Mario Draghi...