Germania, semaforo pronto ad accendersi. Debito, stabilità, migranti: i punti
Verso l'accordo tra Spd, Fdp e Verdi. Compromessi su clima, debito e investimenti. Si tratta sulla poltrona al ministero delle Finanze tra Lindner e Haebeck
In Germania, questo Natale potrebbe essere acceso non dal classico albero, ma da un semaforo. Sì, perché a tempo di record per le classiche lunghissime trattative nei negoziati politici post elezioni tedesche, sembra che la coalizione tra socialdemocratici, verdi e liberali (la coalizione "semaforo", appunto), sia pronta a nascere. Spd, Verdi e Fdp stanno per comporre il primo governo senza la partecipazione di Cdu e Csu dopo gli oltre tre lustri del regno di Angela Merkel. Per la prima volta dal 2005, però, già prima delle feste natalizie la Germania sembra destinata ad avere un governo di colore diverso.
Spd e Verdi erano ormai già pronti ad annunciare l'accordo, con un feeling nato già da lontano. E anche l'ultimo ostacolo sembra venire meno, vale a dire la resistenza dell'Fdp. I liberali non è certo un mistero che avrebbero preferito governare con la Cdu, ma alla fine sono stati convinti a formare il governo con due forze che sembrano parecchio lontane dalle loro posizioni. Christian Lindner, leader Fdp, ha ammesso: "Ora ci avviamo sulla strada dell'assunzione di responsabilità per la Germania", ha detto dopo che il suo partito ha accettato l'avvio ufficiale delle negoziazioni. Un passo che Lindner ha scelto di dare dopo che nel 2017 proprio il suo "no" aveva bloccato la formazione della coalizione Giamaica con Cdu e Verdi, portando alla grande coalizione Cdu/Spd. "Vediamo le opportunità ma anche le sfide", aggiunge il leader dei liberali, spiegando che se da una parte "è chiaro che ci sono grandi differenze nei contenuti", è altrettanto vero che "la Germania ha bisogno di un governo stabile". Alla luce dei diversi approcci, sui quali "non ci devono essere illusioni", è però necessario che da tutte le parti si sia "pronti a pensare in modo nuovo", insiste Lindner, che interpreta il prossimo governo come un esecutivo "di centro" e non di sinistra.
Le trattative si focalizzeranno su un documento comune che è stato sottoscritto nei giorni scorsi. Dodici pagine nelle quali si fa il punto su obiettivi condivisi dalle tre forze politiche. Per esempio si prevede l'impegno a non aumentare le tasse ai redditi più alti e alle imprese e a continuare a investire anche a costo di aumentare il debito, due argomenti sui quali punta da sempre l'Fdp. Tra i dossier invece sui quali hanno avuto la meglio i socialdemocratici c'è l'aumento del salario minimo a 12 euro, 400mila nuovi appartamenti l'anno da costruire, nessun aumento dell'età pensionabile o taglio alle pensioni pubbliche e l’ambizioso progetto di una modernizzazione industriale che, nelle parole di Scholz sarà “il più grande progetto realizzato dalla Germania negli ultimi cento anni”. Mentre i Verdi hanno ottenuto una maggiore rapidità nello sviluppo delle energie rinnovabili, un pacchetto di investimenti immediati per la lotta ai cambiamenti climatici ed una più rapida uscita dal carbone (nel caso "ideale", così si afferma nel testo, al 2030).
Restano però alcuni elementi da chiarire prima che il semaforo si accenda. Il primo, ma anche il più delicato, riguarda la posizione al ministero delle Finanze. Una posizione alla quale ha detto più volte di ambire proprio Lindner, temuto dalle cancellerie di tutta Europa per le sue posizioni intransigenti sul debito comune e sul patto di stabilità dell'Unione europea. Ma anche i Verdi puntano alle Finanze, e non sembrano disposti a cedere tanto facilmente: sia perché gli ambientalisti vogliono vedere alle Finanze il loro co-leader Robert Habeck, sia perché come seconda forza per numero di voti ottenuti alle urne la prima scelta spetterebbe ai Verdi, che hanno posizioni opposte a quelle dei liberali sull'argomento, essendo favorevoli alla condivisione del debito e a una maggiore solidarietà nei confronti degli altri stati membri Ue. Alla fine un accordo si potrebbe trovare con Lindner alle Finanze e la creazione di un ministero ad hoc per il clima, dato ovviamente ai Verdi con spacchettamento incluso di alcune competenze del ministero delle Finanze funzionali ai piani green del partito.
Ma gli argomenti sui quali manca ancora un accordo tra le forze che potrebbero accendere il semaforo sono proprio quelli sui quali i paesi europei, Italia compresa, sono maggiormente coinvolti. A partire dal rimborso del debito pubblico che sta finanziando il NextGenerationEu, passando per la politica fiscale comunitaria e la riforma del Patto di Stabilità che dovrebbe rientrare in vigore nel 2023 al termine del periodo strardinario legato alla pandemia da Covid-19. Per ora il documento negoziale offre ancora elementi troppo vaghi per capire la bilancia da quale parte penderà, se più verso i liberali o più verso i Verdi, e dunque se da un lato più favorevole all'Italia o più sfavorevole. Altro tema sul quale anche il governo Draghi segue con attenzione i negoziati tedeschi quello sulle politiche dei migranti, visto che anche qui le posizioni su regolamento di Dublino e politiche migratorie differiscono. I socialdemocratici saranno chiamati a mediare tra Fdp e Verdi con Olaf Scholz chiamato a diventare, come ha promesso in campagna elettorale, la nuova Angela Merkel.