Guerra in Ucraina, Putin non si ferma: bombarda i cervelli dei popoli liberi

Dopo questi primi quattro mesi di guerra in Ucraina c’è uno zoccolo duro di cittadini che non è ancora certo che l’aggressore sia la Russia

L'opinione di Massimo Falcioni
Esteri
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Guerra Russia Ucraina, Mosca avanza e mezzo Occidente fa il doppio gioco

Dopo i primi quattro mesi di guerra in Ucraina i civili uccisi sono più di 26.000. Sommando i militari morti di entrambe le parti, si è oramai vicino a 100.000 vittime. Intere città e vaste zone sono distrutte. I numeri parlano da soli. E sono destinati irrimediabilmente a salire. L’aggressore ha un solo nome, la Russia di Putin. E il ministro degli Esteri Lavrov accusa l’Occidente: “La Ue e la Nato sono come Hitler”. Siamo tornati al ministro della propaganda nazista Goebbels: “Ripetete una bugia cento, mille volte, un milione di volte e diventerà una verità”.

Dopo questi primi quattro mesi di guerra in Ucraina c’è uno zoccolo duro di cittadini in Europa, particolarmente in Italia, con media compiacenti e forze politiche del “doppio gioco” per interessi elettorali, che sta ancora con “un piede di qua e uno di là” non ancora certi che l’aggressore sia la Russia e ancor meno convinti che il regime oligarchico di Putin sia una dittatura di fatto, con elezioni-farsa, con gli oppositori impossibiliti a esprimersi, incarcerati e assassinati. Sono gli stessi che non sanno o fingono di non sapere quel che ripete l’agenzia statale Ria Novosti: “Dopo la guerra la Russia dovrà istituire una specie di Tribunale di Norimberga per i crimini compiuti dai nazisti ucraini rieducando l’intero popolo ucraino con programmi scolastici appositi e che lo stesso nome della nazione andrà cancellato e sostituito da quello di “Piccola Russia”.

Ancora. Sono gli stessi che  prendono per buono il risultato del referendum con l’83% dei russi pro Putin quando il 90% non ha risposto perché teme di venire individuato e schedato come contrario al regime pagandone le conseguenze con la perdita del posto di lavoro, con interrogatori brutali nei posti di polizia speciale, con il carcere, con la rieducazione forzata, con il campo di concentramento. In Russia, così come in Cina, Corea del Nord, Turchia ecc., non c’è spazio per nessun tipo di dissidenza. L’Italia, in particolare con i due precedenti governi Conte, sbagliando, è stata fra i Paesi più solerti ad “aprire” incondizionatamente ai magnati russi del “giro” di Putin e a far proliferare una rete di influencer e opinionisti che fanno propaganda strumentale per Mosca potendo contare su politici, parlamentari, manager, imprenditori, giornalisti del Belpaese, condizionando così l’opinione pubblica italiana, in modo traversale.

Ciò, comunque, non porta fuori dallo stato di crisi in cui la Russia è sprofondata, sia sul piano interno (è un Paese in mano agli oligarchi e al cerchio degli ex Kgb amici di Putin), sia sul campo di guerra in Ucraina (il fallimento della presa di Kiev è emblematico), che su quello politico internazionale, sempre più isolata. In questo senso ha un grande significato politico il fatto che Ucraina, Moldavia e Georgia hanno appena ottenuto la “prospettiva europea” (i primi due hanno ottenuto lo status di “candidatura europea”) e che altri Paesi confinanti con la Russia e non solo (Paesi nei Balcani) vogliono entrare nella Unione europea e anche nella Nato.

Perché? Perché hanno paura. Perchè temono di essere aggrediti e di finire sotto dittatura, nelle fauci della Russia di Putin così come fu all’epoca dell’Urss, quando quei Paesi erano satelliti di Mosca. Quella in Ucraina non è una guerra “locale”, non durerà poco, e, di certo, avrà conseguenze in tutta Europa e nel mondo: potrebbe essere la prima tappa di una invasione della Russia (con la Cina compiacente pronta ad aggredire Taiwan) contro l’Occidente. Queste non sono illazioni, ma l’analisi delle parole ripetute da Putin avallate dalla stessa Chiesa ortodossa sulla “missione” che la sua Russia ha nel mondo: cioè la realizzazione di un nuovo “ordine mondiale” che passa anche attraverso la guerra. L’aggressione dell’Ucraina è il primo tassello di questo disegno strategico: se la Russia riesce oggi ad occuparne una parte, poi ci riproverà con Kiev fino all’annessione completa.

In caso contrario, non passando in Ucraina, ci proverà con altri Paesi perché l’obiettivo era e resta sempre lo stesso tornando all’impero sovietico, addirittura inglobando i paesi scandinavi. Ciò comporta già, oltre alla distruzione di una parte dell’Ucraina con decine di migliaia di morti e feriti da entrambe le parti, conseguenze pesantissime, ovunque, quali la crisi energetica, la crisi alimentare, l’esplosione dell’emigrazione, la crisi esistenziale. Il rischio è l’allargamento della guerra in corso fino a giungere a uno scontro ben più ampio e con armi ancor più letali.

Anche perché gli Usa (la Gran Bretagna ma anche gli altri paesi europei pur divisi) non consentiranno, con le buone o con le cattive, di far fare a Putin quel che vuole. Per l’apertura di una trattativa vera bisogna essere in due. Putin , stante gli attuali risultati dell’aggressione in Ucraina, non ha per adesso nessuna intenzione di far tacere il cannone. Siamo nel bel mezzo della fase calda della “guerra non lineare” dove si vuol bombardare tutto, specie i cervelli dei popoli liberi.